Lorenzo Sbolci, artista italiano, espone ad Anversa, a partire dal 18
maggio 2018, presso la galleria Dalek. Vi segnaliamo questa attività in quanto
estremamente interessante. La Dalek Art Gallery si trova in Klein Markt 2000,
Anversa; tel +32 495 320 293. È aperta solo il sabato e domenica dalle 13 alle 18,
mente gli altri giorni solo su appuntamento. L’inaugurazione della mostra di Sbolci ci sarà venerdì 18/05 (ancora da definire) e sarà lì in persona dal giovedì fino a domenica 20.
Dicono di lui: “Se
Ingres ha posto ordine alla quiete, io vorrei, al di là del pathos, porre
ordine al movimento”. Ernst Paul Klee, grande interprete dell’astrattismo,
intendeva l’arte come un preciso discorso sulla realtà, e non solo come
“riproduzione” della realtà. Questo pensiero nitido e complesso, assolutamente
sincero, è la via che Sbolci percorre da sempre.
Abbandonate le tele e
gli oli, ha trasportato il suo mondo, o meglio, la sua visione del mondo e della realtà coniugata attraverso
l’astratto, sulla tavola lignea, sagomata e lavorata come fosse materiale
plastico. Forandola come fece Fontana con le tele, muovendone bordi e superfici
interne alla ricerca della plasticità, non stando nella volumetria di un
Mastroianni ma cercando quel
connubio tra pittura e scultura e rapporti dimensionali che fanno divenire le sue opere e i suoi Totem una “terza
via” espressiva. L’olio ha lasciato il posto al pastello e alla matita
acquerellabile, utilizzati con maestria e leggerezza, con intensità o
delicatezza, e con un risultato astratto e di profondità di segno molto
interessante. La matericità ha lasciato posto a campiture di stratificazioni
cromatiche leggere che senza spessori arrivano a evidenze coloristiche anche
intense quando non urlate, oppure al contrario molto tenui, e in ogni caso
sempre elaborate in modo astratto.
Le definizioni e le
separazioni delle campiture cromatiche nette, effettuate con tratti neri o
molto scuri sia abbozzati che marcati, i volumi ascritti a piani di
composizione e di lettura, l’iterazione di segni e segmenti, la successione di
linee curve e spigolosità, le alternanze di gamme estese di cromie: tutto
contribuisce a restituire profondità e dinamismo alle tavole senza mai perdere
di vista ricerca e riproposizione della personale interpretazione dell’astratto
che Sbolci persegue.
Al fruitore le opere
di Sbolci offrono così uno straordinario risultato di lettura, che vede
sviscerato ed esaltato tutto il senso della ricerca di quel “movimento ordinato
del caos” e il dialogo che
l’artista compie nell’incontro-scontro tra pieni e vuoti, tra assenza e
essenza, tra interno ed intorno. Un dialogo sentito e profondamente vissuto e
sofferto, ma esposto in maniera gioiosa, “danzando” sulla tavola lignea come a
volteggiare sul palcoscenico della realtà.
Un confronto teso e
costante, sincero e colmo di domande sulla realtà che lo circonda o che lo
colpisce e sulla Vita nell’accezione più vasta del termine, con spunti
improvvisi, riflessioni, punti interrogativi, dubbi che Sbolci esprime con
sincerità, sdrammatizzando con la sua ironia toscana le brutture, e
materializzando in Arte il suo personale pensiero di Uomo e Artista.”
Michele Franco
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