Il romanzo di esordio di Luca Gatti è un interessante racconto di vicissitudini storiche, di vite reali e fittizie. Lo scrittore, infatti, descrive la società italiana tra gli inizi del Novecento e il 1936, offrendo un’ampia panoramica di come si doveva vivere in un’Italia frantumata in varie fazioni politiche (socialisti, anarchici, repubblicani ecc.) e dilaniata da alcune piaghe sociali come il gioco, il bere e la povertà.
A fare da sfondo alle intere vicende è la città di Perugia che, in quegli anni, subisce una profonda trasformazione. Dapprima cuore socialista, anche il capoluogo umbro successivamente soccombe alla ferocia fascista che non risparmia nessuno: la città presto è invasa da ragazzi violenti e feroci, riconoscibili dalla camicia nera che indossano e dal manganello che portano con sé, strumento di tortura e soprusi.
All’interno del romanzo vengono nominati vari avvenimenti storici come i fatti di Panicale, la marcia su Roma, l’omicidio di Matteotti, il tutto raccontato con una prosa semplice e scorrevole (anche se alcuni personaggi, pur essendo contadini, parlano un italiano fin troppo corretto, scelta dettata sicuramente dalla necessità di farsi comprendere da tutti i tipi di lettore).
Perugia 5/2022, targa presso la casa natale di Mario Angeloni
I vari protagonisti del romanzo sembrano incarnare i
sentimenti dell’epoca: se Bixio (voce narrante) rappresenta l’italiano che
segue poco la politica e non vuole lasciarsi immischiare, Mario simboleggia,
invece, la tenacia, la forza di non cedere sotto i ricatti e le violenze. Mario
è forse il vero protagonista di questo racconto: un ragazzo prima e un uomo poi,
che non crolla mai sotto il peso delle avversità. Non vuole arretrare di fronte
alle ingiustizie che osserva con i propri occhi, non vuole sostenere un
movimento violento che lo ha privato di un figlio, della propria città e infine
del proprio paese. Mario non abbandona la speranza e per tutta una vita
continua a combattere contro il fascismo, contro ogni dittatura in nome della
giustizia e libertà. Italia rappresenta, invece, l’emancipazione femminile che
veste seguendo la moda americana: è lei che introduce le paillettes, i
pantaloni, la musica jazz a Perugia. La figura di Leonida incarna, invece,
l’italiano deluso dagli esiti della guerra. Interessante, infatti, è la sua
trasformazione: da leader del gruppo emergente di fascisti perugini
successivamente viene condannato anche lui al confino poiché non condivide
appieno le idee del movimento.
Trentasei rappresenta, dunque, un bel punto di partenza per capire la reale situazione politica e sociale italiana prima e durante l’ascesa fascista, un romanzo che cerca di spiegare gli stati d’animo e gli avvenimenti di un secolo confuso e nebuloso come è stato il Novecento italiano. Consigliato.