Il documentario Lascia stare i santi, diretto e prodotto da Gianfranco Pannone, propone un viaggio nell’Italia meno conosciuta, quella della devozione religiosa popolare.
Gianfranco Pannone è un regista cinematografico, televisivo e teatrale, ha prodotto film, documentari, corti e mediometraggi; uno tra i più acclamati è stato “Latina/Littoria” 2001, con il quale ha avuto il riconoscimento di miglior opera di non-fiction al Torino Film Festival e al Festival del Cinema del Mediterraneo. Lascia stare i santi è un documentario composto da spezzoni d’archivio dell’Istituto Luce riguardanti manifestazioni, processioni, feste dedicate ai santi, alla Passione di Cristo e alla Madonna. Il viaggio percorre tutta la penisola italiana, da nord a sud, e seleziona e fornisce uno scorcio delle devozioni folcloristiche più particolari e rappresentative delle regioni. Gli eventi mostrati variano dai più sobri ai più particolari se non, talvolta, disturbanti e macabri, accompagnati da canti, suoni e musiche selezionate da Ambrogio Sparagna.
I Perdoni è uno dei riti svolti durante la settimana e vi prendono parte coppie di Confratelli, che nel pomeriggio del Giovedì Santo escono ad intervalli dalla Chiesa di Maria Santissima del Monte Carmelo, per andare verso le chiese del Borgo Antico e Nuovo. I Perdoni compiono un pellegrinaggio che sta a simboleggiare i pellegrini che si recavano a Roma per chiedere il perdono dei loro peccati. I Perdoni sono scalzi e vestiti con l’abito tradizionale, un camice bianco, decorato con un rosario nero in vita, con appesi sopra crocifissi, medaglie sacre e cinghie di cuoio. La particolarità delle vesti è data da un cappuccio a punta, sempre bianco, con due fori all’altezza degli occhi. Il pellegrinaggio è accompagnato da un dondolio che rende il procedere dei Confratelli penitenti, lento.
Un altro esempio di festa
dedicata ai santi all'interno del documentario è “la Festa dei serpari” di Cocullo,
in Abruzzo. Viene festeggiata il 1° maggio di ogni anno ed è dedicata a San
Domenico Abate, Santo protettore dal mal di denti, dai morsi di rettili e dalla
rabbia. La prima fase della festa avviene mesi prima e consiste nella ricerca e
cattura dei serpenti (tutti non velenosi) da parte di persone esperte chiamate “serpari”.
Il 1° maggio, a mezzogiorno, inizia la processione, la statua del Santo viene avvolta dai serpenti. A seconda di come le serpi avvolgeranno la statua, si trarranno buoni o cattivi auspici per il futuro. Alla fine della festa i serpenti vengono sempre liberati nel loro habitat.
Questi esempi, sono solo un estratto del documentario, sono espressioni di un bisogno di sacro, che sembra molto lontano da noi, ma che così lontano non è. Essi offrono uno sguardo sugli usi e costumi dell’Italia che meno conosciamo, che però appartiene così tanto alla nostra storia nazionale.
Matilde Cavallini