Giovedì
22 novembre i soci della Dante di Anversa hanno partecipato numerosi alla
conferenza tenuta dal Dr. Eduardo Lamas-Delgado, storico dell’arte e
ricercatore presso il KIK-IRPA di Bruxelles, dove ha esposto i risultati delle
ricerche da lui condotte su Michele Fiammingo, premiate nel 2017 dall’Accademia
Reale d’Archeologia del Belgio e recentemente pubblicate sulla “Revué Belge
d’Archéologie et d’Histoire de l’Art” (2018).
Il nome con cui si indica
quest’artista, Michele Fiammingo, rivela sia i contatti con l’Italia, dove
lavorò, che quelli con le Fiandre, la sua regione d’origine; in virtù della sua
internazionalità, questa figura è rimasta ai margini della ricerca fino a tempi
recentissimi, quando l’attenzione degli storici dell’arte si è finalmente
rivolta anche verso artisti che hanno fortemente influenzato lo sviluppo
dell’arte europea viaggiando in tutto il continente. La sua storia è legata con
certezza alle due città portuali di Anversa e Genova: alla fine del
Cinquecento, questi due centri costituivano importantissimi nodi commerciali ed
erano ben collegati via mare. A Genova fu attiva una vivace colonia di pittori
fiamminghi, i più famosi dei quali sono sicuramente Rubens (a
Genova nel 1604, 1606 e 1607 e morto ad Anversa nel 1640) e Van Dyck (nato
ad Anversa nel 1599 e nella città ligure nel 1621 e a più riprese tra il 1624 e
il 1627). Sempre a Genova, due fratelli di Anversa, Cornelis e Lucas de Wael,
pittori entrambi, aprirono una bottega e avviarono una florida attività commerciale
connessa alla realizzazione di quadri di piccolo formato, facilmente vendibili.
Inoltre, molti giovani artisti fiamminghi, dopo aver studiato nelle botteghe di
Anversa, approdarono a Genova soggiornando presso i fratelli De Wael, che
offrivano loro una casa, una bottega dove continuare il loro apprendistato e
un’attività commerciale ben avviata per potersi inserire sul mercato
dell’epoca.
Basandosi
su queste informazioni, il dr. Lamas-Delgado identifica con Michele Fiammingo
un Michele di cui si ha notizia presso la bottega di Rubens, e che, dopo
essersi formato ad Anversa, terminò la sua carriera a Malaga, in Spagna. Malaga
era un porto fiorente a livello commerciale e ben collegato sia con Anversa ed
Amsterdam sia con Genova. Qui lavorò il pittore Miguel Manrique, che, secondo
quanto testimoniato da fonti documentarie, sarebbe giunto a Malaga nel 1642 proprio
da Genova: i dati che portano quindi all’identificazione di Michele Fiammingo
con Miguel Manrique sono assai consistenti.
Michele
Fiammingo/Miguel Manrique si è quindi formato ad Anversa e può essere
considerato un epigono di Rubens per il suo stile innovativo, dal forte gusto
barocco. Il rapporto tra le due mani emerge chiaramente dal confronto con
l’opera più famosa sicuramente attribuita a Miguel Manrique, un dipinto di
grandissimo formato raffigurante la cena in casa di Simone il Fariseo
conservato presso la Cattedrale di Malaga, e la Cena in casa di Simone il
Fariseo di Rubens e bottega, oggi all’Ermitage: in entrambe le opere, si
nota, ad esempio, la presenza di elementi architettonici nella scena, solamente
accennata in Rubens e portata all’estremo da Michele/Miguel. Sempre questo
quadro di Manrique dimostra legami con la scuola genovese: per citarne uno, il
trattamento dei tessuti è molto distante da quello adottato da Rubens, ma trova
puntuali riscontri nelle opere di Cornelis De Wael. Michele Fiammingo/Miguel
Manrique ha quindi lavorato a Genova inserendosi non solo nel panorama
artistico locale, ma anche nel circuito commerciale dell’epoca, fino ad
arricchirsi e ad affermarsi a Malaga come novello Rubens spagnolo. Le sue opere
sono state duramente decimante dalla rivolta anticlericale del 1931 a Malaga che
portò alla distruzione e al saccheggio di gran parte del patrimonio artistico
conservato nelle chiese e nell’archivio diocesano.
Ciononostante,
la ricerca di Eduardo Lamas-Delgado non solo ha il merito di aver richiamato all’attenzione
degli studiosi contemporanei la vicenda di questo pittore, ma ha portato anche alla
proposta di attribuzione a Michele Fiammingo/Miguel Manrique di un’opera
anonima, raffigurante l’Assunzione, conservata sempre nella Cattedrale di
Malaga. Nel dipinto, sarebbero riconoscibili sia elementi legati sia alla
formazione del pittore, con richiami alla pala d’altare di Rubens conservata
nella Cattedrale di Anversa, sia al suo soggiorno genovese, per la citazione
dell’apostolo Pietro condivisa con la pala d’altare realizzata da Guido Reni
per i Gesuiti di Genova e per quella di un personaggio che sembra ritrovarsi in
un dipinto di Van Dyck e che potrebbe essere identificato con Cornelis De Wael.
Per questo e per gli altri aspetti ancora da chiarire della vicenda, non resta
che augurarsi che altri preziosi dettagli emergano dalle future ricerche.
Giulia
Mangialardi
Foto Naomi Camardella