Graphic
Novel, fotoromanzo, comic book, e perché no…il fumetto sono tutt’oggi le nuove
forme d’arte in grado di coinvolgere il grande pubblico?
Queste
appartengono all’immaginario collettivo unicamente come fenomeno di cultura
popolare, spesso relegate al di fuori dello statuto dell’arte. Nonostante ciò,
l’arte del racconto per immagini non è una monade del panorama mainstream.
Esistono di certo due categorie editoriali distinte: da una parte quella del
fumetto seriale, dall’altra quella della graphic novel.
La
prima categoria è strutturata per generi distinti, pone l’accento sul personaggio,
la si può trovare in edicola con tirature alte per la larga diffusione,
garantendo la riconoscibilità del marchio.
Il
termine graphic novel nasce negli Stati Uniti degli anni 60’-70’ per
distinguersi dal fumetto seriale, o comic book. La graphic novel non è
strettamente un prodotto seriale, i contenuti sono rivolti ad un target di
persone adulte e l’enfasi è posta sullo stile dell’autore, in più esse sono
distribuite in libreria e non in edicola.
Gianmaria
Caschetto sostiene che questa distinzione in categorie è relativa, perché non
tutti i fumetti popolari appartengono al territorio mainstream. In più bisogna
considerare che molti autori della graphic novel hanno lavorato inizialmente al
fumetto seriale. In questo contesto si inserisce a pieno titolo il fumetto
italiano, con illustri autori, tra i quali Gianmarco Berardi, Tiziano Sclavi,
Giorgio Cavazzano, Milo Manara e Roberto Zaghi.
Il
contributo italiano è notevole, basti pensare ad opere come Hugo Pratt, Tex o
Dylan Dog. La parola fumetto è italiana, e indica la nuvoletta di fumo presente
nei dialoghi dei personaggi. La grammatica visiva, le regole della visualità,
derivano da un lavoro duro in cui lo sceneggiatore e il disegnatore lavorano
costantemente per rendere gradevole l’esperienza della lettura. Un’arte, come
afferma lo stesso Caschetto, tanto facile da fruire quanto difficile da fare
bene.
Ed è
stato proprio Alessandro Q. Ferrari, il secondo ospite di quest’incontro, a
chiarire al pubblico presente il lavoro dello sceneggiatore, il cui vero
talento non è tanto quello di scrivere bei dialoghi, ma di “vedere la tavola
quando ancora non c’è”, di “chiudere gli occhi e vedere la propria storia
disegnata, finita, quando ancora non esiste”.
Studioso
di letteratura e cinema, collezionista sfegatato di fumetti, Alessandro si è
formato all’Accademia Disney di Milano, per poi iniziare numerose
collaborazioni con la stessa Walt Disney. La sua testimonianza ha messo in luce
esempi concreti di creazione di sceneggiature, dalla ricerca dell’idea alla
scansione della storia in vignette. Oltre al fumetto, la passione per la
scrittura l’ha accompagnato fino alla stesura del suo primo romanzo “Le ragazze
non hanno paura”, uscito da poche settimane ed edito da Rizzoli.
Sara
Lovisa e Erminio Tota
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