domenica 28 gennaio 2018

Alone, la vita attraverso il vetro

Alone, la vita attraverso il vetro
di Rossella Pensiero e Erminio Tota


Che cosa significa essere soli? A questa domanda ha cercato di rispondere Domenico Catano regista del documentario proiettato sabato 20 gennaio alla Klappei. Mite e laconico protagonista del corto un uomo indiano di mezza età che in una lavanderia a gettoni di Roma offre il suo aiuto per un piccolo sovrapprezzo. Il sipario sulla sua giornata si alza in concomitanza con la saracinesca e cala solo a sera inoltrata, per poi rialzarsi al mattino seguente, rinviando a una routine estraniante fatta di gesti ripetitivi e lunghe ore d’attesa in cui voci e volti transitori finiscono per annebbiare l’identità stessa delle persone: “you or another is the same”, recita la frase iniziale, “waiting I can’t”.


Nella giornata rappresentata le persone ci sono e sono anche numerose, ma la loro presenza è solo passeggera, la loro interazione è sbrigativa o inesistente, attraversano lo schermo da una parte all’altra con lo sguardo dritto verso la loro meta, senza guardarsi intorno, ognuno va per la sua strada come si vede in una delle scene iniziali. Ma anche quando a fine giornata il negozio chiude e accanto all’entrata notiamo la presenza di un uomo immobile, i suoi occhi sono fissi sul cellulare, le orecchie tappate dalle cuffiette, potrebbe interagire con il protagonista, ma non si accorge nemmeno della sua presenza, tanto da intralciarlo quasi nel suo intento di serrare l’attività.


Le inquadrature restituiscono delle immagini parziali: tagliate sono le insegne dei negozi riflesse sulle vetrine, le indicazioni sulla fiancata del tram, le persone che raramente appaiono a figura intera e solo per un breve istante, così come parziale è l’inquadratura sul volantino pubblicitario del “più grande parco di divertimenti di Roma” in stridente contrasto con l’ambiente ordinario e modesto nel quale il volantino è esposto. Richiamo forse alla parzialità dello sguardo del protagonista, che non partecipa alla vita ma si limita a osservarla, circoscritto com’è il suo mondo tra il vetro della vetrina e quello degli oblò.




Ma il vetro in quanto strumento privilegiato per l’osservazione esterna e al contempo barriera che si frappone tra noi e gli altri, è anche quello delle auto, dei tram e soprattutto della finestra della donna, Ambra, sulla quale si sposta l’attenzione nell’ultima parte del racconto. Nel sollevare le tapparelle e aprire la finestra la mattina ella compie in fondo gli stessi gesti ripetitivi e silenziosi dell’uomo e come lui, rivolge uno sguardo sul mondo esterno dalla prospettiva della sua solitudine.

Rossella Pensiero


Shahadat Hassain Kazi non è né il gestore del wash point, né il proprietario. Egli si offre volontario nel piegare e lavare i panni di tutti quanti in cambio di un sovrapprezzo sul servizio. Nella prima scena vediamo degli uomini che non accettano di pagare quest’uomo solitario, che si aggrappa alla vita in cerca di un contatto umano, seppur veloce.

Alone mette in scena delle micro storie legate al quotidiano, intersecandole con le tematiche dell’immigrazione e lavoro. L’uso simbolico degli oggetti, dei riflessi e dei colori, mette in moto le diverse scene generando un ritmo lineare, che riflette il senso di ripetitività degli eventi vissuti dal protagonista nell’arco della giornata di Kazi.


La comparsa dei personaggi avviene spesso dopo la sequenza del passaggio del tram, elemento simbolico per eccellenza che offre allo spettatore l’idea del movimento e dell’attraversamento, così come da una scena all’altra. Altro elemento simbolico è l’oblò della lavatrice in azione, che indica la circolarità del tempo, come l’arco della giornata, ovvero il tempo rappresentato nel documentario. Dalla musica di sottofondo del piano emerge il senso di solitudine e di sospensione da parte del protagonista. Le immagini sono spesso presentate come contrasto di luci ed ombre, come anche nella scena del risveglio di Ambra. 

Alone rievoca e suggerisce sensazioni momentanee, sguardi incrociati e persi, sogni spezzati e la speranza che qualcosa arrivi, a patto di avere la forza di attendere. Ed è proprio l’attesa il tema centrale che si collega alle difficoltà di integrazione del protagonista, che resta lì immobile, pronto ad afferrare lo sguardo di una speranza passeggera.

Erminio Tota



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