giovedì 26 ottobre 2017

Luigi Ballerini, scrittore per la gioventù, al Boekenbeurs 2017 di Anversa

Il 1 novembre ci prepariamo a dare il benvenuto a Luigi Ballerini, scrittore, giornalista e psicanalista che parteciperà alla fiera del libro di Anversa, Boekenbeurs, dove presenterà la traduzione nederlandese di due suoi romanzi dedicati al mondo degli adolescenti, ovvero Io sono Zero (Mijn naam is nul), vincitore del Premio Bancarellino nel 2016 e Imperfetti (Onvolmaakt). Con una scrittura avvincente che trattiene il lettore al libro fino all’ultima pagina, Ballerini rappresenta, in entrambi i racconti, due mondi distopici dove l’umanità, vista dagli occhi di alcuni protagonisti-ragazzi, viene messa a dura prova da agghiaccianti meccanismi tecnologici, come nella vicenda di Zero, un tredicenne che scopre una realtà altra oltre a quella digitale: Ballerini denuncia apertamente una società omologante che ci vuole tutti (im)perfetti e che soffoca ogni tipo di autenticità.

Questa sarà un’occasione unica per avvicinarci alla letteratura per ragazzi, attraverso la voce di un autore coinvolto e impegnato concretamente nei problemi relativi all’infanzia e ai giovani e, per questa ragione, la sua scrittura risulta ancora più rilevante.

L'incontro è possibile grazie alla collaborazione tra la casa editrice Clavis e l'Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles.






De Vulgari Eloquentia - Il suono del cambiamento

Domenica 22 e lunedì 23 ottobre presso il teatro ‘t Klokhuis ha preso vita uno degli spettacoli più attesi di quest’anno dai soci della Dante di Anversa, ovvero l’omaggio all’autore di cui la nostra associazione porta il nome e, in particolare, al suo lavoro linguistico di definire un idioma magmatico e in continua evoluzione come il volgare. De Vulgari Eloquentia, Il suono del cambiamento è il risultato di un’idea di Emiliano Manzillo e del maestro Graziano Moretto, socio della Dante e docente dell’Accademia musicale di Namur, i quali, prendendo ispirazione dal trattato dantesco, hanno voluto dar voce, e canto, a componimenti poetici che meglio testimoniano la varietà e la mutazione della lingua italiana, dall’epoca medievale fino al primo Rinascimento.



L’alternanza tra canto e lettura ha creato un’atmosfera suggestiva, trascinando il pubblico tra i versi poetici di autori come Stefano Protonotaro, Giacomo da Lentini, Federico II, Cielo d’Alcamo, Cino da Pistoia, Guido Guinizelli, Pier delle Vigne, Cecco Angiolieri, Petrarca e, ovviamente, Dante Alighieri. I canti sono stati eseguiti dal coro da camera De Bekooring, diretto dalla maestra Els Germonpré, mentre la declamazione delle odi è stata affidata alle voci dei soci della Dante, tra cui alcuni insegnanti, studenti Erasmus, attori, amanti del canto e della poesia, ma anche docenti universitari e membri ed ex membri della direzione del nostro comitato.



Uno spettacolo della Dante per la Dante: i soci sono stati i veri protagonisti di quest’evento, prendendo parte attiva all’organizzazione del progetto e alla sua realizzazione, in nome del padre fondatore della lingua italiana. Il pubblico numeroso è stata una risposta positiva all’idea celebrativa del nostro idioma e, visto il calore manifestato al termine della performance, possiamo affermare che ne ha anche apprezzato il risultato finale: si è infatti rivelata un’occasione unica per l’uditorio fiammingo di avvicinarsi a testi scritti in volgare, facilitato dalla traduzione in italiano e in nederlandese presente nel libretto distribuito a inizio spettacolo. Il medium musicale ha permesso di rievocare la parola poetica secondo il gusto dell’epoca, nella quale testo scritto e accompagnamento melodico erano inscindibili, mentre le voci dei lettori hanno riprodotto l’emotività che anima ciascun componimento.

Sara Lovisa

martedì 24 ottobre 2017

Estratto De Vulgari Eloquentia 23/10/2017



Per chi si fosse perso questo meraviglioso momento celebrativo del nostro patrimonio culturale...eccovi un estratto dello spettacolo di ieri.

Poesie: S'i fosse fuoco, Solo et pensoso
Canti: Ecco la primavera, Contrapunto bestiale.

martedì 17 ottobre 2017

Sara Lovisa: una nuova stagista alla Dante

Sono Sara, vengo da un piccolo comune friulano in provincia di Pordenone, al confine con il Veneto. Ho studiato alla Ca’ Foscari di Venezia dove ho conseguito la laurea magistrale in Filologia e Letteratura Italiana lo scorso marzo. Ho recentemente concluso un’esperienza di insegnamento dell’italiano a stranieri a Dublino presso una scuola privata di lingue e non vedo l’ora di far parte di questa nuova realtà, un comitato come quello della Dante che, assieme agli altri sparsi per il mondo, rappresenta un punto di riferimento per l’italiano e per la sua cultura all’estero.

Anversa ha molti significati per me, è la città in cui due anni fa ho trascorso un semestre con il progetto Erasmus e che al tempo stesso mi ha fatto scoprire il potenziale della lingua e della letteratura italiana al di fuori dei propri confini geografici; per questa ragione sono tornata qui, dove tutto è iniziato e dove spero di poter crescere professionalmente grazie all’interesse e all’entusiasmo di voi soci membri che animate questa società culturale.


Sara Lovisa

La vita in tempo di pace - incontro con Francesco Pecoraro

Grazie al sostegno dell’Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles, giovedì 12 ottobre la Dante Alighieri di Anversa ha avuto il piacere di ospitare, presso la libreria De Groene Waterman, lo scrittore romano Francesco Pecoraro che ha presentato la traduzione nederlandese del suo recente lavoro La vita in tempo di pace, tradotto con il titolo Het leven in tijden van vrede.



Partendo dalle domande di Emiliano Manzillo, l’autore ha delineato i contorni dell’ingegner Ivo Brandani, protagonista del romanzo e voce collettiva, nonostante venga definito «un vecchio maschio silente», di un’intera generazione, costretta a vivere in un periodo di pace. Di pace nella vita di Brandani ce n’è ben poca, a partire dal tormento per la responsabilità dell’incarico che gli è stato affidato: ricostruire una barriera corallina sintetica nel Mar Rosso per rimpiazzare quella vera. Il mare, che per Ivo ha sempre rappresentato la spensieratezza, la felicità, «l’estate in opposizione all’anno scolastico», ora viene assoggettato all’artificio umano, così come il protagonista si trova oppresso dall’intera società del secondo dopoguerra. L’inquietudine che lui vive è evidente sin dalle prime righe del libro, dove prevale un senso di catastrofe, di apocalisse ed è successivamente confermato dalla propria morte, provocata da un parassita. Come il batterio s’insinua silenziosamente tra le membra dell’uomo, uccidendolo pian piano, così il fardello della storia ha logorato e plasmato coloro che sono venuti dopo la bomba atomica.



Con un continuo oscillare tra passato e presente, il romanzo, finalista al Premio Strega nel 2014, analizza la seconda metà del Novecento con un occhio lucido, addirittura biologico, arrabbiato e sarcastico, finendo per elegge il Signor Brandani a paradigma del declino politico e culturale che la nostra epoca, di pace apparente dopo la guerra, ha vissuto e sta ancora vivendo.
Non è mancato, nel corso dell’intervento, il dibattito su tematiche importanti che costellano l’intero libro, dalla speculazione edilizia all’uniformazione piccolo borghese, ben tradotta dall’immagine, che Pecoraro ha richiamato, della sedia Allibert, un inno al socialismo delle forme: un esempio di come questo romanzo ci consenta di vederci da fuori, risvegliando le nostre coscienze.

Sara Lovisa


giovedì 12 ottobre 2017

Francesco Pecoraro – La vita in tempo di pace (Ponte alle Grazie)



L’ingegner Ivo Brandani è sempre vissuto in tempo di pace. Quando il libro comincia, il 29 maggio 2015, Ivo ha sessantanove anni, è disilluso, arrabbiato, morbosamente attaccato alla vita. Lavora per conto di una multinazionale a un progetto segreto e sconcertante, la ricostruzione in materiali sintetici della barriera corallina del Mar Rosso: quella vera sta morendo per l’inquinamento atmosferico. Nel limbo sognante di un viaggio di ritorno dall’Egitto, si ricompongono a ritroso le varie fasi della sua esistenza di piccolo borghese: la decadenza profonda degli anni Duemila, i soprusi e le ipocrisie di un Paese travolto dal servilismo e dalla burocrazia, il sogno illusorio di un luogo incontaminato e incorruttibile, l’Egeo. E poi, ancora indietro nel tempo, le lotte studentesche degli anni Sessanta, la scoperta dell’amore e del sesso, fino ad arrivare al mondo barbarico del dopoguerra, in cui Brandani ha vissuto gli incubi e le sfide della prima infanzia. Chirurgico e torrenziale, divagante e avvincente, La vita in tempo di pace racconta, dal punto di vista di un antieroe lucidissimo, la storia del nostro Paese e le contraddizioni della nostra borghesia: le debolezze, le aspirazioni, gli slanci e le sporcizie, quel che ci illudevamo di essere e quel che alla fine, nostro malgrado, siamo diventati.

lunedì 2 ottobre 2017

De vulgari eloquentia Il suono del cambiamento – De klank der verandering

De vulgari eloquentia
Il suono del cambiamento – De klank der verandering

In occasione della Settimana della lingua italiana nel mondo 2017, e a maggior ragione in occasione del periodo dedicato alle celebrazioni del Sommo Poeta, tra il 2015 e il 2021, La Dante di Anversa ha deciso di produrre uno spettacolo per tributare colui che ha dato sembiante alla nostra lingua. Sarebbe stato facile invitare artisti dall’Italia per farlo, ma la Dante di Anversa ha fatto una scelta totalmente diversa: uno spettacolo interamente prodotto con il contributo dei soci e con la partecipazione di italiani e fiamminghi italofili.

La Dante di Anversa si regge grazie all’amore incondizionato dei soci anversesi, perché dunque non dare spazio alle loro voci? Perché non coinvolgere tutti nelle celebrazioni? E perché non dare spazio anche all’energia degli studenti Erasmus che frequentano la Dante di Anversa, giovani che formeranno in futuro la nostra classe docente?

Sembrava difficile, ma grazie all’entusiasmo e alla perizia dei consulenti, si è riusciti a metter in piedi uno spettacolo musicale e poetico fatto dai soci per i soci, dalla Dante di Anversa per la Dante di Anversa e ovviamente, in onore del Padre della lingua italiana.

Dante Alighieri non è solo La divina commedia, è molto di più, e il De vulgari eloquentia si profila ancora come uno dei trattati linguistici più interessanti della storia. Scritto in latino tra il 1302 e il 1305, in esso si discute del valore del volgare. Il maestoso seppur incompleto lavoro, funge da fonte d’ispirazione per uno spettacolo musicale e poetico ideato dal presidente della Dante di Anversa, Emiliano Biagio Manzillo, e dal maestro Graziano Moretto, formidabile fagottista residente ad Anversa, socio della Dante e docente dell’Accademia musicale di Namur.

Il progetto è molto semplice: canti italiani del Medioevo e del primo Rinascimento, si alternano a frammenti poetici che vanno dai secoli XII al XVI.

Il coro da camera De Bekooring, ufficialmente supportato dalla Provincia di Anversa, composto da ventiquattro elementi e diretto dalla maestra Els Germonpré, ha curato una selezione di canti scritti da compositori italiani e fiamminghi residenti in Italia del periodo in questione, con la supervisione del maestro Moretto. Fondamentale è stato l’apporto del socio della Dante di Anversa e membro del coro, Gino Van Dam, il quale ha funto da tramite e ha permesso l’effettiva realizzazione dello spettacolo.

Emiliano Biagio Manzillo, assistito dagli studenti Erasmus Michele Balistreri (Cagliari) e Manuela Ferraro (Canicattì), ha selezionato componimenti poetici di Stefano Protonotaro, Giacomo da Lentini, Federico II, Cielo d’Alcamo, Cino da Pistoia, Guido Guinizelli, Pier delle Vigne, Cecco Angiolieri, Petrarca e Dante Alighieri, ovviamente.

I soci della Dante, italiani e fiamminghi, tra cui insegnanti, attori, amanti del canto e della poesia, ma anche docenti universitari e membri ed ex membri del direttivo della Dante di Anversa, hanno prestato le loro voci per registrare le poesie che si alternano ai canti eseguiti dal coro. La responsabile economica della Dante di Anversa, Maria Van den Bossche, ha selezionato la musica di sottofondo alle poesie declamate, mentre il pittore e illustratore italiano Giulio Napoletano, residente ad Anversa, ha svolto il ruolo di consulente grafico, realizzando ad hoc la splendida illustrazione a colori Dante in Andoverpia.

Il risultato è appunto De vulgari eloquentia, il suono del cambiamento, de klank der verandering, uno spettacolo unico e partecipativo in cui si celebra con gioia Dante, ma soprattutto la nostra bellissima lingua, uno spettacolo che viene realizzato anche grazie al sostegno dell’associazione culturale Vlaams Fruit vzw di Anversa, rappresentata dall’esperta di teatro Katrien Hermans, proprietaria delle sale del teatro ‘t Klokhuis, dove andrà in scena lo spettacolo, nei giorni 22 e 23 ottobre 2017, rispettivamente alle ore 15 e alle ore 19:30.

De vulgari eloquentia, il suono del cambiamento, de klank der verandering è un’occasione unica per riscoprire i grandi poeti alla base dell’italiano e i grandi compositori di canti immortali, che ancora oggi commuovono lo spirito di chi è pronto ad ascoltare.

De vulgari eloquentia, il suono del cambiamento, de klank der verandering

Domenica 22 ottobre alle ore 15 e lunedì 23 ottobre alle ore 19:30, presso ‘t Klokhuis, Parochiaanstraat 4, 2000 Anversa. Ingresso: €12 per i soci della Dante, €18 per i non soci.

In sala sarà disponibile un libretto contenente i testi delle poesie e dei canti.

Info e prenotazioni: www.vlaamsfruit.be










De vulgari eloquentia - scheda informativa


Scheda informativa De vulgari eloquentia

De Vulgari Eloquentia - il suono del cambiamento

Dante Alighieri, de Sommo Poeta, staat bekend als vader der Italiaanse taal en is de auteur van een van de meest invloedrijke werken aller tijden: La divina commedia, een buitenaardse reis tussen hel, louteringsberg en hemel. Hij werd in 1265 geboren en stierf in 1321 en heeft in zijn leven talloze boeken geschreven, in het Latijn en in de Italiaanse volkstaal.
De vulgari eloquentia is een van zijn meest interessante werken en werd tussen 1302 en 1305 geschreven, waarin het belang van de Italiaanse volkstaal wordt besproken. Het werk is in het Latijn opgesteld want dit was de taal van de intellectuele elite en zij was dan ook de doelgroep.
De vulgari eloquentia is de inspiratiebron van een gelijknamig spektakel van zang en woord, bedacht door Graziano Moretto en Emiliano Biagio Manzillo en in samenwerking met het kamerkoor De Bekooring, geleid door Els Germonpré, gerealiseerd: het gaat om een selectie van de mooiste liederen en de mooiste gedichten van de periode tussen de XII en de XVI eeuw, gezongen door De Bekooring en voorgedragen door de leden van Dante Alighieri Antwerpen, met de visuele steun van Giulio Napoletano en de muzikale expertise van Maria Van den Bossche. Een speciale dank gaat ook aan Michele Balistreri en Manuela Ferraro, twee Erasmusstudenten die zoveel voor deze spektakel hebben gedaan.

De vulgari eloquentia is een unieke kans om de meest fascinerende gedichten en de meest ontroerende liederen van toen te beluisteren.


Il 9 settembre At the gallery ha inaugurato la mostra “arte! – Uno spettacolo italiano”

Il 9 settembre At the gallery ha inaugurato la mostra “arte! – Uno spettacolo italiano”. A essere esposte le opere dei più rinomati artisti italiani: Maurizio Cattelan, Massimo Vitali, Giuseppe Penone, Mimmo Rotella.
Primeggiava black star di Cattelan, l’artista più quotato sul mercato, instancabile perturbatore, maestro della provocazione. Anche se lui dichiara “Non ho mai fatto niente di più provocatorio e spietato di ciò che vedo tutti i giorni intorno a me. Io sono solo una spugna. O un altoparlante”. L’ironia è l’ingrediente vitale della filosofia di Cattelan ma non solo, le sue opere, infatti, destano scalpore e (a volte) indignazione per il loro carattere dissacrante.




Colpiva anche la grande fotografia di Massimo Vitali, noto “fotografo delle spiagge”. I diversi panorami balneari da lui immortalati rappresentano lo specchio della società. La spiaggia -dice Vitali- è un ottimo punto di osservazione perché la gente si mostra per quello che è con naturalezza e disinvoltura, non si atteggia, non ha difese.
Questo microcosmo diventa così luogo privilegiato per osservare, con una lente macroscopica, cambiamenti lampanti, evoluzioni identitarie, involuzioni imprevedibili, abitudini cangianti e molteplici interazioni umane.
Tuttavia nella foto in questione a impressionare l’osservatore è l’industria che si staglia alle spalle del litorale. Potrebbe sembrare frutto di un fotomontaggio ma purtroppo così non è. Il fotografo ha solo il merito di aver scelto l’angolatura da cui ritrarre il suo soggetto prediletto, il resto è cruda e triste realtà.
E quell’effetto caraibico non è dono della natura ma il risultato degli scarichi di carbonato di calcio dell’industria Solvay. I numerosi bagnanti -seppur consapevoli- sono così interessati a visitare e godere di quelle spiagge bianche, da ignorare anche il divieto di balneazione presente. Ecco qui, prepotentemente mostrata la contraddizione umana.
Mimmo Rotella, invece, esprime tutta la propria originalità nell’uso dei manifesti cinematografici.
Un forte impatto visivo sull'immaginario collettivo viene fuori dalla tecnica da lui inventata: il décollage. Strappi, tagli e correzioni sono gli ingredienti della sua forma d’arte. Manifesti incollati l'uno sopra l'altro e strappati in modo da rivelare gli strati sottostanti e i particolari nascosti.
I manifesti da lui selezionati sono in gran parte locandine dei classici del cinema, dove lo spettatore riesce a riconoscere i nomi e i volti delle star di Hollywood.
Ultimi ma non in ordine di importanza i disegni di Giuseppe Pennone, espressione della maggiore libertà dell’immaginazione. Idee, sensazioni, concetti sono sviluppati su un sostegno cartaceo attraverso una semplice matita. È così che l’artista decide di dar sfogo alla sua creatività.


Manuela Ferraro

La nostra Marcinelle



Sabato 23 settembre al De Greoene Waterman si è tenuto il club di lettura su La nostra Marcinelle, libro di Martina Buccione scritto per perpetuare la memoria della catastrofe dell’8 agosto 1956 avvenuta nella miniera carbonifera di Marcinelle.

In quella sciagura persero la vita 262 minatori, di cui 136 italiani (quasi la metà di loro, 60, era abruzzese, ben 23 provenienti da Manoppello, paesino di Cesare Di Berardino, nonno dell’autrice). Il racconto ci consegna da una prospettiva originale il micro-cosmo sociale della comunità delle famiglie di minatori italiani in Belgio, in particolare a Marcinelle, nel decennio tra il 1946 e il 1956, negli anni degli accordi “uomo-carbone”: braccia (duemila minatori italiani a settimana) in cambio di carbone.

La parola va direttamente alle fonti dirette della memoria, donne che hanno vissuto sulla propria pelle la perdita di mariti e padri nella miniera. Un testo corale che, attraverso i ricordi della mamma e delle due zie dell’autrice, ci catapulta nelle viscere della terra imbattendoci nel coraggio e nella determinazione di quei “musi neri”, nel loro mondo fatto di sacrifici, forza di volontà e valori semplici quali la solidarietà, l'autenticità, l'accoglienza.

La testimonianza di questi angeli del focolare ci fa rivivere -evocando paure, sogni, attività, giochi, canzoni, sapori, colori- la quotidianità di quella dura realtà in cui tuttavia si stava bene perché ci si accontentava delle piccole cose e si condividevano in allegria i pochi momenti liberi.

La discussione con i soci, i quali 61 anni fa avevano seguito in diretta dai media internazionali quest’immane tragedia, è stata ricca di spunti interessanti e di riflessioni profonde.


Con questo appuntamento è finita (purtroppo) la mia entusiasmante avventura alla Dante Alighieri di Anversa. Colgo l’occasione per salutare con gioiosa tristezza tutti i soci e ringraziarli per avermi accolta con generoso affetto e per avermi fatto riscoprire l’amore per la mia terra.

Manuela Ferraro