lunedì 17 febbraio 2014

Programmazione Made in Italy al Cineclub Klappei (Klappeistraat 2, 2060 Anversa, www.klappei.be). Ingresso per i soci della Dante Alighieri: €3

Sabato 15 marzo, ore 15: Una vita tranquilla (di Claudio Cupellini), Italia 2010, durata 105’, con Toni Servillo e Marco D’Amore.



Antonio De Martino, che ha dei conti in sospeso con la malavita italiana, è fuggito in Germania dove si è rifatto una vita tranquilla vivendo da anni sotto il falso nome di Rosario Russo e gestendo un hotel con ristorante di cui è diventato chef. Stimato dalla comunità locale ha accanto a sé la propria famiglia: la moglie tedesca (che ignora il suo passato) e il figlio di nove anni avuto da lei. Un giorno, al ristorante si presentano due giovani napoletani, Diego ed Edoardo: Diego è in realtà il figlio di primo letto di Rosario, che lo accoglie benevolmente (tenendo tuttavia nascosta alla nuova famiglia la imbarazzante parentela), dandogli vitto e alloggio e dedicandogli parte del proprio tempo. Diego invece prova un evidente rancore nei confronti del padre, che ha lasciato la famiglia italiana quando lui era piccolo, senza farsi più vedere. Un film molto interessante, interpretato da uno dei migliori attori italiani del momento, Toni Servillo, celebre per la sua collaborazione con il regista Paolo Sorrentino (L’uomo in più, La grande bellezza).



Sabato 22 marzo, ore 20:15: La grande bellezza (di Paolo Sorrentino), Italia 2013, durata 142’, con Toni Servillo e Carlo Verdone.



Affascinante rielaborazione dei temi già proposti da Fellini nel suo magistrale La dolce vita. La grande bellezza, diretto e sceneggiato da Paolo Sorrentino, è stato presentato in concorso al Festival di Cannes 2013. Il 25 settembre 2013 viene designato come film rappresentante il cinema italiano alla selezione del Premio Oscar 2014 al miglior film in lingua non inglese. Il 20 dicembre seguente viene confermato nella "shortlist" di nove film selezionati per la candidatura e il 16 gennaio 2014 viene candidato. Il 12 gennaio 2014 vince il Golden Globe come miglior film straniero. L'ultimo film italiano aggiudicatario di questo premio della stampa estera a Hollywood era stato, nel 1990, Nuovo Cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore.


Sabato 05 aprile, ore 15: I bambini ci guardano (di Vittorio De Sica), Italia 1943, durata 85’, con Isa Pola.



Per riprendere il discurso sul cinema italiano tra le due guerre, il primo lungometraggio di De Sica come regista. Un film fondamentale che segna una rottura forte con la tradizione delle commedie dei telefoni bianchi, uno schiaffo in faccia al Regime, che mai sopportò questa pellicola. Poco conosciuta, merita di essere vista e rivista, anche per capire il percorso dell’autore di Ladri di biciclette.
Fabio Federico per la Dante Alighieri di Anversa

Il 2014 della Dante non poteva cominciare meglio. Oggi, 2 gennaio, abbiamo assistito ad un meraviglioso concerto di chitarra classica del Maestro Fabio Federico, giovane virtuoso dello strumento che ci ha regalato un’ora di emozioni fortissime. Noi soci ci siamo incontrati nel cineclub Klappei sapendo già che avremmo assistito a una superba prova, ma la realtà ha superato di certo le attese, perché vedere suonare un tale musicista è sempre una sorpresa per i sensi, anche quando si sa già da prima della sua bravura.
L’attacco del concerto è stato letteralmente micidiale, nel senso buono della parola, con una sezione dedicata a Maurizio Colonna, suonata con precisione, calore e passione, lasciandoci addirittura
confusi per la bellezza dell’esecuzione, da cui tra l’altro, non traspare mai il minimo accenno di fatica. I bassi vibravano e si scontravano sulla tastiera creando me ravigliosi contrasti con gli alti, restituendoci tutta la materialità dello strumento, suonato ed esibito proprio come se si volesse porre l’accento sul suo essere legno e metallo, sul suo essere oggetto che diventa vivo solo nelle mani dell’artista. E,tenendo fede al pensiero di Colonna, Federico ci ha mostrato una volta di più che la musica classica non è una categoria statica, ma una ricerca, una sperimentazione e un’evoluzione, mirata ad abbattere le rigide barriere delle convenzioni che soffocano lo studio di questo strumento molto spesso sottovalutato. Da Colonna poi Federico è passato a Gilardino, di cui ha eseguito Elegia di marzo, per chiudere poi il primo set con lo Studio numero 12 di Villa Lobos. Dopo la breve pausa, mostrandoci un altro lato della sua sensibilità, Federico ci ha suonato con la massima disinvoltura pezzi di Giuliani, Tàrrega e Paganini, facendoci capire che il suo interesse spazia tra epoche e stili diversi, tutti affrontati con grande serietà ed entusiasmo. A fine concerto noi volevamo un bis (chi non lo avrebbe voluto?) e il Maestro ci ha accontentato eseguendo Spanish Capriccio di Maurizio Colonna, un pezzo non facile e che meriterebbe di essere più conosciuto (in realtà, lo stesso Colonna meriterebbe maggiori attenzioni), eseguito in maniera impeccabile, chiudendo il cerchio virtuale della sua esibizione. Un’ora intensa per un grande concerto che ha regalato forti emozioni, il nostro anno comincia benissimo.
Grazie Federico, speriamo di poterti presto riascoltare e che la tua carriera prosegua ricca di soddisfazioni.

Emiliano Manzillo



domenica 16 febbraio 2014

Commento dal club di lettura: Elio Vittorini, Conversazione in Sicilia.

La chiave di Conversazione in Sicilia sta forse nell’avvertenza che l’autore colloca in chiusura del libro. La terra del romanzo, dice Vittorini, solo per caso è la Sicilia, ma avrebbe potuto situarsi altrove e chiamarsi con altri nomi. Forse un espediente per schivare la censura (poteva questa gradire, per esempio, certi accenni alla povertà, a siciliani pagati con le arance e senza altro da mangiare?). Ma anche un modo per indicare il carattere non realista della narrazione. Che invece è metafora, o meglio, allegoria: viaggio, scoperta, iniziazione agli archetipi. “Manoscritto trovato in una bottiglia”, reperto proveniente da un mondo altro, inusitato e lontano, come nel noto racconto di Edgar Allan Poe. Il club di lettura segue la traccia fornita dall’autore e evidenzia i tratti stranianti, simbolistici, forse anche di realismo magico che costellano il romanzo. Dipana una fitta rete di suggestioni intertestuali (Giordano Bruno, Dante, Poe, Pirandello, Shakespeare, Il pifferaio di Hamelin) discute infine dei tratti fiabeschi presenti nel racconto.

Rosario Gennaro
Vi ricordiamo i nostri appuntamenti con il "Club di cucina" a cura di Margherita Mazzocchi (Rucaplein 571 - 2610 Wilrijk - Tel 03/218 69 48).

Giovedì 6 e 27 febbraio, ore 11.30

Giovedì 20 marzo, ore 11.30

Giovedì 3 aprile, ore 11.30

Vi ricordiamo il nostro prossimo appuntamento con il "Club di lettura", Giovedì 20 febbraio, ore 11.30, presso la Taverna De Merode, Grotesteenweg 29, 2600 Berchem.
"I Malavoglia" di Giovanni Verga, a cura di Rosario Gennaro, docente d'italiano presso l'HIVT di Anversa.

Martedì 25 febbraio 2014 - Ore 19.30
Stadscampus Universiteit Antwerpen (Rodestraat 14, Antwerpen 2000)

Dott.ssa Stéphanie Delcroix
Ricercatrice FRS - FNRS, Dottoranda - Université catholique de Louvain, Membro del Centre d'études italiennes (CEit), Membro dell'Association Française de Recherche sur les Livres et Objets Culturels de l'Enfance (A.F.R.E.L.O.C.E)

Letteratura italiana per ragazzi: fenomeni di riscrittura negli anni 1930

Si discuterà dei fenomeni di riscrittura nell'opera di autori per ragazzi pubblicata negli anni 1930. Fra i numerosi esempi di questo fenomeno, si può menzionare Arnaldo Cipolla. Il giornalista scrisse nel 1920 un romanzo coloniale per ragazzi intitolato Il Re fanciullo. Lo ripubblicò poi con il titolo Balilla regale (1935). La seconda versione offre contenuti testuali e illustrazioni di orientamento fascistizzanti che non erano presenti nell'edizione del 1920. Un altro esempio è il caso di Giana Anguissola, che esordì sul "Corriere dei Piccoli". Rielaborò alcuni suoi racconti usciti a puntate fra il 1933 e il 1935, e li riunì in un giallo, La polizia indaga (1936), prima di trarne una commedia per ragazzi intitolata L'armadio misterioso (1937). Per quest'autrice, la riscrittura si accompagna a un cambiamento di genere e funge da laboratorio creativo. Diverso è il caso di Annie Vivanti, autrice di Sua Altezza!, favola candida, un romanzo pubblicato nel 1923 in una veste molto austera. Il testo, amputato di un capitolo, fu poi inserito in una collana per ragazzi con il titolo Il viaggio incantato (1933). Mentre negli anni 1920 l'autrice non si propone di scrivere per un pubblico giovane, dieci anni più tardi si afferma come scrittrice per ragazzi, scegliendo per la seconda versione del testo un canale editoriale specifico. Nell'edizione del 1933, il paratesto indica chiaramente chi sia il destinatario.

Gli scioglilingua, le filastrocche e gli indovinelli: verso Binario 2 - sotto la panca la capra crepa

Gli scioglilingua in italiano


Uno scioglilingua è una frase studiata appositamente per essere difficile da pronunciare (per esempio, "sopra la panca la capra campa, sotto la panca la capra crepa"). Molti scioglilingua presentano una ripetizione di uno stesso suono o di un ristretto insieme di suoni, generando una sorta di tiritera. Alcuni scioglilingua hanno l'intento aggiuntivo di rendere probabile uno specifico lapsus con caratteristiche umoristiche, imbarazzanti per chi lo pronuncia, e così via. Un esempio molto noto in italiano è "mazzo di carte, carte di mazzo", che genera una frase volgare quando le iniziali delle parole vengono accidentalmente invertite.

Uno scioglilingua è un universale linguistico, in quanto è un fenomeno testuale potenzialmente ritrovabile in tutte le lingue. Secondo logopedisti e maestri di dizione, gli scioglilingua aiutano a migliorare la dizione esercitando i muscoli e le articolazioni della bocca. Chi fa teatro o televisione si esercita così per “depurare” la propria lingua. Essi non sono solo importanti nelle balbuzie e nella dislessia, sono un valido strumento per tutti per esercitarsi a esprimersi meglio in un discorso pubblico e, per qualcuno, per allenare la voce al mattino.


I giochi linguistici e lo sviluppo cognitivo nei bambini
(tratto da www.nostrofiglio.it)

“Ambarabà cicì cocò, tre civette sul comò che facevano l’amore con la figlia del dottore. Il dottore si ammalò, ambarabà cicì cocò.”
 Chi non ha recitato da piccolo questa celebre filastrocca? Se la ricordiamo ancora oggi a distanza di anni significa che si è rivelata molto utile per stimolare e allenare la memoria. Ma le filastrocche sono davvero utili ancora adesso? Ne abbiamo parlato con una psicologa e un maestro autore di un libro di filastrocche.
Non è necessario che il bambino sappia parlare per recitargli una filastrocca, perché questa è uno strumento fondamentale per il suo sviluppo cognitivo ed è di grande aiuto fin dai suoi primi momenti di vita” ci racconta Francesca Bianchi Bosisio, psicologa e psicoterapeuta infantile di formazione psicodinamica a Milano.
Nei primi sei mesi di vita, infatti, si gettano le basi per le capacità relazionali del bambino che nasce con una sensibilità per i ritmi naturali e i linguaggi gestuali uguale in tutte le lingue del mondo. La filastrocca viene recitata con un determinato ritmo, ma può essere anche cantata, è costituita da testi brevi, parole ripetute più volte, da una sintassi semplice e spesso da suoni onomatopeici. Insomma: il ritmo, il suono familiare, l’intonazione e la memoria sviluppano la capacità cognitiva del bambino, lo abituano all’uso del linguaggio e lo aiutano a formulare prima le sue parole”.
Le filastrocche, infatti, sono destinate ai più piccoli proprio per il loro linguaggio particolarmente semplice, per le rime ricorrenti e per la musicalità. Più che per i contenuti, si contraddistinguono per il ritmo cantilenante: un valido strumento per favorire la formazione del pensiero e la formazione di concetti fantastici e creativi. I vari temi che affrontano le filastrocche, inoltre (animali, fiori, numeri, ecc.), fanno sì che si trasformino in un gioco divertente ed educativo. 
Sono importanti anche il modo con cui si recita una filastrocca perché la comunicazione è fatta anche di gestualità (le carezze e le coccole con cui si può accompagnare la recita) e il tempo del silenzio” continua la dottoressa Bianchi Bosisio. “Nella pausa tra una rima e l’altra il bambino pensa, memorizza, inizia ad avere la percezione di sé e a relazionarsi con la mamma (o il “care giver” come la baby sitter o la nonna, ovvero la persona di riferimento delle cure del bambino) e poi con gli altri. Diventa così il primo passo concreto di un processo di individualizzazione. La filastrocca previene la dislessia proprio perché offre i concetti di ritmo e di intonazione che sono poi alla base della lettura e della scrittura” conclude Bianchi Bosisio.
Chi recita la filastrocca deve riuscire a dare la giusta intonazione per stabilire una relazione ottimale, fatta di scambi di parole e gesti; non solo, può personalizzare o inventare la filastrocca su misura del suo bambino, inserendo per esempio tra le parole il suo nome o quello del papà, del suo pupazzo preferito piuttosto che oggetti di uso comune o di parti del corpo. Insomma, ogni argomento è valido purché sia intonato nel modo che più risulta piacevole al bambino e che riesce a stabilire con lui una sintonia, diventando un modo semplice e alla portata di tutti per divertirsi con i bambini di ogni età e per sviluppare in loro le capacità linguistiche e mnemoniche.


Filastrocche nella tradizione popolare

Non bisogna trascurare, infine, l’importanza che hanno avuto le filastrocche nella trasmissione delle tradizioni popolari. Sin dall’antichità, infatti, si ricorreva alle filastrocche non soltanto per far divertire i bambini attraverso l’uso delle parole, ma anche per trasmettere loro delle conoscenze, per insegnare a contare e ricordare, imparare le buone maniere, fare scongiuri, rivolgere invocazioni, offrire momenti di gioco e per favorire il sonno. Frutto di un patrimonio tramandato oralmente, spesso in dialetto, le filastrocche popolari non sono riconducibili a un singolo autore, ma sono il frutto dell’elaborazione comune della gente e sono state trasmesse di generazione in generazione; giunte ai giorni nostri conservando il loro bagaglio culturale, sono l’espressione di appartenenza a una determinata regione o classe sociale.


Varianti: ninne-nanne, indovinelli, scioglilingua e storie in rima

Una variante delle filastrocche sono le ninne-nanne, nate con lo scopo di aiutare i bambini a prendere sonno. L’uso di parole dolci e di cadenze sonore semplici e costanti è finalizzato a tranquillizzare i più piccoli favorendo il passaggio dalla veglia al sonno.
Di altra natura sono invece gli indovinelli, che costituiscono al tempo stesso un momento di gioco e di stimolo dello sviluppo linguistico: questi, infatti, nascondono in rima semplici enigmi da risolvere e da condividere con gli amici (qualcuno legge l’indovinello e gli altri devono scoprire la soluzione). Infine, gli scioglilingua costituiscono una sfida rivolta a grandi e piccini per mettere alla prova le proprie abilità linguistiche e mnemoniche.
Le filastrocche e le storie in rima attecchiscono molto di più nei bambini rispetto a una semplice lezione, perché il ritmo linguistico stimola la loro sensibilità e curiosità ed essi imparano più facilmente e più velocemente” spiega Marco Pertica, maestro in una scuola primaria nella provincia di Milano e autore di un libro di poesie per i piccoli.
I giochi di parole, gli scioglilingua, le rime e le assonanze che si susseguono nelle filastrocche non sempre hanno un significato logico, a volte si prestano a una lettura allegorica o hanno un doppio senso, altre volte sembrano formule magiche, altre ancora si concludono con una morale, ma tutte hanno un denominatore comune: una funzione di ginnastica mentale, che allena la memoria, e di pronuncia, che aiuta la conoscenza grammaticale”.
Gianni Rodari, celebre autore di poesie e rime per bambini, definì le filastrocche “giocattoli sonori” perché attraverso il gioco esse hanno anche una funzione educativa, di informazione e addestramento alla vita.
Per questo motivo” conclude Pertica, “le filastrocche sono un utile strumento didattico: oltre a esercitare la memoria, sviluppano la conoscenza della sintassi e costituiscono un approccio divertente, immediato e fantasioso per imparare a conoscere il mondo. La recita di una filastrocca, quindi, non ha solo una pura funzione estetica e ludica, perché da essa si possono porre le basi per lo studio della grammatica, della storia, delle scienze, della matematica e di mille altre temi affrontati in rima”.

M. Cristina Renis



Link utili:





Alcuni scioglilingua in italiano:

Trentatré trentini entrarono a Trento, tutti e trentatré trotterellando di tratto in tratto.

Sopra la panca la capra campa, sotto la panca la capra crepa.

Tre tigri contro tre tigri.

Ma fossi tu quel barbaro barbiere che barbassi quella barba cosi barbararamente a piazza Barberini?

Apelle figlio d'Apollo fece una palla di pelle di pollo, tutti i pesci vennero a galla per vedere la palla di pelle di pollo fatta da Apelle figlio d'Apollo.

Vuoi quei kiwi?

A quest'ora il questore in questura non c'è.

Sereno è, sereno sarà, se non sarà sereno si rasserenerà.

Se l'arcivescovo di Costantinopoli si disarcivescoviscostantinopolizzasse, tu ti disarcivescoviscostantinopolizzeresti come si è disarcivescoviscostantinopolizzato l' arcivescovo di Costantinopoli?

Sopra al terrazzo, c'è un cane pazzo, te' pazzo cane, sto pezzo di pane!

Con la tazza un mezzo pazzo vuota il pozzo del palazzo.
Binario 2 : sotto la panca la capra crepa


Per la prima volta in Belgio, la splendida opera scritta da Pasquale Passaretti e Luigi Morra, diretta da Pasquale Passaretti e interpretata da Luigi Morra, vincitori del premio Special Off 2012 del Roma Fringe Festival. Il duo, cuore pulsante dell’associazione teatrale Etérnit, porterà in scena questo struggente monologo per due serate ad Anversa, il 24 e il 25 marzo alle 19:30, presso il teatro Het Klokhuis (Parochiaanstraat 4-4A, 2000 Anversa). Un nuovo appuntamento con artisti emergenti di valore, una grande occasione per i nostri soci e per gli studenti d’italiano, che al termine dello spettacolo avranno l’opportunità di poter discutere con i due artisti, in atmosfera rilassata. Per illustrare di cosa parla questo spettacolo e presentarlo al pubblico fiammingo, facciamo rispondere gli autori stessi (utilizzando le parole scelte per le note di regia) e i critici teatrali, che hanno saputo apprezzare questo pregevole lavoro, semplice ed essenziale, profondo e umano.



Una messa in scena essenziale, intima e priva di artifici scenografici, in cui il gioco teatrale, a tratti clownesco e malinconico, è affidato soltanto alla difficoltà di inseguire un racconto che vive sul filo dell’immaginazione. La volontà dell’attore sembra quella di subire la scena, gli occhi del pubblico, la storia e persino le stesse scelte registiche. Un silenzio, un niente e una piccola stazione di provincia. Un insolito capostazione appassionato di scioglilingua che sceglie e subisce la solitudine di un luogo lontano dal caos, dove i treni sembrano essere l’unico esempio di “mondo che corre”, e dove vive e racconta il suo quotidiano fatto di compagnie discontinue e momenti che si ripetono in orari e giorni stabiliti. Il testo si sofferma sui temi del ricordo, della velocità e sulla possibilità di afferrare e percepire quello che accade nelle suggestioni che spesso ci passano davanti troppo rapidamente, su quegli eventi, cioè, che pur non avendo una concretezza tangibile, condizionano l’individuo nelle sue azioni, negli affetti e nelle scelte. Una performance delicata, proprio come una piccola stazione, dove di tanto in tanto un treno si ferma, lascia qualcuno o qualcosa, e poi riparte. Intanto tre tigri lottano contro tre tigri, e l’arcivescovo di Costantinopoli si disarcivescoviscostantinopolizza inevitabilmente.



Binario 2: sotto la panca la capra crepa ha debuttato il 15 marzo 2012 al Teatro Lo Spazio, Roma. L’1, 2 e 5 luglio 2012 ha replicato alla prima edizione del Roma Fringe Festival, dove si è aggiudicato il premio “Special off” alla messa in scena. A dicembre 2012 è stato scelto per la rassegna “Roma Fringe Festival Winter Time”, presentato come una delle più originali nuove drammaturgie del Festival. Dal 4 al 12 maggio 2013, lo spettacolo è stato replicato nell’ambito del Torino Fringe Festival.



“Un monologo intimo e commovente, ben recitato, con coraggio e semplicità."
Andrea Pocosgnich – “Teatro e Critica”



“C’è tutto l’essenziale, nei tre quarti d’ora di durata del monologo: poesia, evocazione, buona scrittura, talento recitativo, ironia, malinconia, un inizio astuto che cattura gli spettatori, un finale di grazia misurata che li emoziona.”
Monica Bonetto - Sistema Teatro Torino




Per assistere allo spettacolo bisogna contattare la Società Dante Alighieri a questo indirizzo e-mail: dante.antwerpen@gmail.com