mercoledì 28 marzo 2018

Giornate del Friuli Venezia Giulia alla Dante di Anversa





Il Friuli-Venezia Giulia è la regione più a Nord-Est della penisola italiana, una terra di confine e, da sempre, un punto di incontro tra il mondo latino, germanico e slavo. Alla sua varietà culturale si riflette anche una ricchezza paesaggistica, che inizia dalle Dolomiti, attraversa la collina e arriva alla costa adriatica, passando per un’estesa pianura.

Avremo modo di presentare la potenzialità turistica di una regione che ha molto da offrire e da raccontare. In questo ciclo di giornate verrà installata una guida turistica su parete, dove lo spettatore scoprirà i luoghi friulani con l’aiuto di foto e didascalie. Verranno inoltre proposte delle conferenze che illustreranno l’identità della regione sotto il profilo storico, letterario, artistico ed enogastronomico.

L’inaugurazione della mostra sarà giovedì 26 aprile e sarà visitabile fino a sabato pomeriggio.

L’accesso è aperto a chiunque sia interessato a farsi sorprendere da un territorio ancora incontaminato, ideale per chi ama il trekking alpino o per chi vuole rilassarsi sulle spiagge adriatiche, agli appassionati di storia che potranno ripercorrere sul confine del Carso gli eventi cruciali della Grande Guerra, a chi ama la letteratura ed è curioso di fare la conoscenza di importanti autori come Ippolito Nievo, lo scrittore dell’Unità d’Italia, Pier Paolo Pasolini, artista di fama internazionale che ha trascorso la sua adolescenza nella provincia di Pordenone. Sono benvenuti tutti gli studenti di italiano ma anche chi non lo parla e desidera addentrarsi nei segreti di una terra di confine che ha molti tratti in comune con il Belgio, allo stesso modo crocevia di culture e popolazioni differenti.



lunedì 12 marzo 2018

Ci siamo quasi...

Tra poche ore va in scena TVATT.
Ieri sera la compagnia è arrivata e ci siamo subito dati appuntamento da Michele (Pizzeria I Famosi), che sostiene il nostro progetto.


E stamattina, dopo l'immancabile vagabondaggio notturno di benvenuto per le strade del centro storico di Anversa...

...al lavoro!





domenica 11 marzo 2018

TVATT di Luigi Morra, prodotto da Etérnit e Teatraltro, approda in Belgio e in Olanda per un tour promosso da Società Dante Alighieri Anversa, che farà tappa ad Anversa, Bruxelles e Amsterdam. Un allestimento speciale con le musiche dei Camera eseguite dal vivo.

Scorri questo post per scaricare gratuitamente il singolo Naso rotto contenuto nel disco pubblicato da MArteLabel.

 TVATT NORD EUROPA


THEATER HET KLOKHUIS DI ANVERSA | Parochiaanstraat 4a 2000 Anversa 
Lunedì 12 marzo 2018 | dalle 19:30 alle 20:50
Martedì 13 marzo 2018 | dalle 19:30 alle 20:50

ISTITUTO ITALIANO DI CULTURA DI BRUXELLES 38 Rue de Livourne 1000 Bruxelles 
Mercoledì 14 marzo 2018 | dalle 19:00 alle 20:20

ISTITUTO ITALIANO DI CULTURA DI AMSTERDAM | Keizersgracht 564 1017 Amsterdam  
Giovedì 15 marzo 2018 | dalle 20:00 alle 21:20


TVATT
TEORIE VIOLENTE APRIORISTICHE TEMPORALI E TERRITORIALI

UNO SPETTACOLO IDEATO DA LUIGI MORRA LIBERAMENTE ISPIRATO A "EAST" E "WEST" DI STEVEN BERKOFF
Con: Luigi Morra, Pasquale Passaretti, Eduardo Ricciardelli
Musiche e suono: Camera
Luci e video: Domenico Catano
Elementi scenici: Stefano Zecchini
Drammaturgia e regia: Luigi Morra
Una produzione Etérnit e Teatraltro con la collaborazione di Lunarte e il supporto di TeatroForteMArteLabel

TVATT è acronimo di Teorie Violente Aprioristiche Temporali e Territoriali. TVATT, in una parte di Sud Italia, è in realtà un modo per dire “ti picchio”, oppure, volendo azzardare una traduzione letteraria dal dialetto, “ti batto”. Lo spettacolo , in gran parte comico e grottesco, indaga su una precisa tipologia di violenza: schiaffi, pugni, risse, sopraffazioni. Quella violenza primordiale, caratterizzata da dinamiche che, nel bene o nel male, risultano essere inevitabilmente spettacolari.
L’arte di picchiarsi, tra la necessità di farlo e quella di saperlo fare, viene catapultata in una dimensione teatrale. Dialetto calcato, espressioni rituali, posture improbabili, episodi di vita, atteggiamenti di sfida poco chiari. Tutto diventa linguaggio possibile, per raccontare conflitti e impulsi esistenziali. 
TVATT prende ispirazione da “East” e “West”, due lavori di Steven Berkoff messi in scena a cavallo tra gli anni '70 e '80, in cui è forte la necessità dell’artista di andare a rievocare ed esorcizzare determinate questioni attraverso il gioco teatrale, attingendo dai sobborghi dell’East End Londinese. In TVATT Berkoff è una sorta di riferimento. Non è la drammaturgia in sé, il riferimento, ma piuttosto una sorta di approccio condiviso, basato su un contesto geografico e culturale totalmente diverso. Un territorio circoscritto, che diventa pretesto per attraversare una questione diffusa a livello globale.

 DICONO DI TVATT
(…) Gli spettatori si trovano bersaglio degli sguardi minacciosi dei tre, zoccoli ai piedi e petto nudo, come belve feroci confinate in una gabbia, impegnati e però a proprio agio in quell’atteggiamento di sfida tipico delle periferie attraversate di notte, da estraneo, da straniero. È così che ci si sente, al cospetto di questa semplice e intelligente performance, che usa il pubblico come elemento attivo, coinvolgendolo con un’esemplare fredda autorità dentro a un gioco di autoironia e denuncia: registrati brevi pattern alla loop station, alcuni spettatori vengono invitati a mimare le azioni, sotto lo sguardo severo dei tre, pronti a insultarli, a deriderli, a cacciarli dalla scena. Subito dietro a un’apparente sciatteria, a quella povertà di orpelli cui ormai siamo serenamente assuefatti, subito accanto a una prima resistenza di fronte all’ennesimo “grido dalle periferie dell’Italia”, si cela invece e colpisce allo stomaco l’evidenza del controllo, l’abilità scenica che manda in fumo quasi tutte le etichette preconfezionate. Sergio Lo Gatto | Teatro e Critica

(…)Nulla è lasciato al caso, tutti i frammenti si compongono come i cazzotti dati con violenza, perché il fine ultimo è far male, anche se la lotta sembra disordinata. Morra chiude con un interrogativo pesante TVATT: “Sii omm’?” Sei uomo? La domanda posta a tutti quelli che non scendono a regolare con la violenza un torto subito. Nel Sud non sei uomo, quasi arena dei gladiatori, se non scendi in strada a vendicare i torti subiti. Ed ecco che aprioristicamente non si può decidere nulla, se non la propria solitudine mentre intorno infuria la lotta. Sergio Nazzaro

(...) Sebbene articolato, il testo è immediato, lo spettatore è coinvolto in un crescendo incalzante, fino al finale in cui un significato si intravede, ma non può essere esplicitato, perché, come in Berkoff, chi vive di tale violenza non può permettersi di riflettere, di vederne le cause implicite, cause che comunque non sarebbe in grado di capire. Un esperimento di teatro coraggioso ma decisamente riuscito. Costantino Buzi | Gufetto

(...) In questo spettacolo si ride tantissimo. Forse perché nella realtà teatrale nessuno si appiccica veramente con l’altro: la violenza resta raccontata, spiegata, ridicola. (...) È l’estetizzazione della violenza. Se il Tvatt fosse una unità di misura al pari del Watt, staremmo parlando di molto più lavoro, di energia sprigionata dalla forza. I tvattori sono solo attori, buoni conduttori. Simone Di Biasio | Alphabeta2


TVATT FANPAGE

  copertina disco
  
(...) Ci sono dischi assolutamente inattesi, ci sono spazi assolutamente imprevisti per “musiche altre”, persino in tempo della morte del supporto fonografico. Federico Vacalebre | Il Mattino

Le tappe di TVATT in Belgio e in Olanda sono promosse da Società Dante Alighieri Anversa con il supporto di Istituto Italiano di Cultura di BruxellesIstituto Italiano di Cultura di AmsterdamVlaams Fruit.

Main sponsor: Cleprin
  
  loghi locandina


Sitografia
Facebook: http://www.facebook.com/tvattluigimorra/
Ufficio stampa: Valeria Zecchini

 

 

 


venerdì 9 marzo 2018

Gli appuntamenti di marzo e aprile 2018 della Dante di Anversa - Videotrailer



Tra marzo e aprile La Dante di Anversa ha preparato tre grandi eventi: scoprili guardando il nostro videotrailer e magari ci vediamo al Klokhuis, all'Universiteit Antwerpen o al De National!

TVATT 2018 #teaser1

CULTURE GIOVANILI E MUSICA ROCK IN ITALIA, conferenza del 1 marzo del dottor Erminio Tota


Si è inaugurato all’insegna della musica il mese di marzo, con la conferenza del giovane ma ferrato Erminio Tota presso l’Università di Anversa. Laureatosi in “Scienze della Comunicazione” e attualmente iscritto alla facoltà di “Cinema, televisione e produzione multimediale” dell’Università di Bologna, Erminio ha messo a disposizione dell’auditorio le sue competenze guidandolo alla scoperta di un periodo storico ancora poco indagato: il 1968, anno cruciale nel passaggio dall’età moderna a quella contemporanea.




I venti di rivoluzione che a partire dagli anni ’60 attraversarono il mondo, dagli Stati Uniti alla Cina, dall’Inghilterra fino alla Francia, dove sui muri della Sorbona campeggiava la scritta "Il est interdit d'interdire”, non mancarono di spirare anche in Italia, dove la ribellione nei confronti della “generazione dei padri” assunse la forma di una vera e propria lotta di classe.
Ciò che i giovani italiani del ’68 contestavano era soprattutto l’assuefazione a una cultura imposta dall’alto, che non permetteva loro di esprimere la propria identità, ad esempio attraverso una partecipazione attiva ai programmi di studio. A ciò si aggiunsero le proteste per la guerra in Vietnam, le cui immagini venivano trasmesse per la prima volta in diretta tv, e il malcontento per la decisione dell’allora ministro Luigi Bui di aumentare le tasse universitarie, rendendo di fatto l’istruzione superiore una scelta elitaria.
Il forte clima di ingiustizia percepito dalle nuove generazioni raggiunse il suo apice con la celebre battaglia di Valle Giulia (Roma, 1 marzo 1968), in cui giovani studenti universitari in lotta contro il sistema si scagliarono contro poliziotti loro coetanei, per la riappropriazione della Facoltà di Architettura. Contraddizione smascherata da Pier Paolo Pasolini che fece notare come gli studenti in rivolta avessero in realtà alle spalle famiglie borghesi, mentre i giovani poliziotti fossero proprio figli di quella classe operaia a cui era stata preclusa la possibilità di studiare.



Il bisogno di uno “svecchiamento” culturale portò inoltre alla nascita di una nuova estetica musicale, che da un lato condusse ai suoni distorti, duri come la roccia, e ai temi inediti incentrati sull’eccesso della musica rock e dall’altro a un cantautorato impegnato, che invece focalizzò la sua attenzione sulle tematiche sociali, sugli emarginati e su tutto ciò che si opponeva a una cultura dominante e perbenista.

Dopo aver fatto ascoltare la canzone Un giudice (1971) di Fabrizio De André, Erminio ha fatto poi un rapido excursus sulla “controcultura” attuale, figlia di quel rinnovamento nato col ’68, e che oggi trova piena manifestazione nella musica indipendente. Una bella ventata di novità per le orecchie di chi ancora collegava la musica italiana solo a Laura Pausini o Eros Ramazzotti.

Affrontando tematiche legate ai giovani, alla musica e alla lotta per l’affermazione di un’identità che spesso sfocia in violenza, Erminio ha dunque fornito un ottimo assist per il prossimo appuntamento della Dante, lo spettacolo TVATT che verrà presentato per la prima volta in Belgio il 12 marzo (teatro ‘t Klokhuis).

Prosegue perciò il viaggio in questo mese di marzo fatto di musica e riflessione.

Rossella Pensiero

Rossella Pensiero e la Riviera di Ulisse

Il 22 febbraio scorso abbiamo avuto modo di assistere alla presentazione dedicata al patrimonio culturale della Riviera di Ulisse, ovvero, la parte meridionale e costiera della provincia di Latina (Lazio).
La dottoressa Pensiero (originaria di Minturno) ha illustrato con precisione e entusiasmo tutti i principali punti e luoghi d'interesse di questa zona ancora relativamente poco conosciuta e perciò, tutta da scoprire. Un excursus che ha richiamato alla memoria figure artistiche e letterarie celebri (Nino Manfredi, Tommaso Landolfi, i F.lli De Santis e altri ancora), ma soprattutto, fenomeni ed eventi che rendono questa zona degna di un'approfondita conoscenza, come le città di Minturno, Formia, Gaeta e Sperlonga, ricche di storia e di paesaggi incantevoli, lontane dal turismo di massa e dalle frotte di visitatori in cerca di sole a buon mercato e niente più.



La conferenza è stata anche un primo segnale verso i soci, per saggiare la fattibilità di corsi d'italiano nella zona in questione, e a giudicare dalla reazione dei soci, l'interesse c'è ed è reale.



I nostri complimenti a Rossella Pensiero, oratrice dall'esposizione chiara e ben strutturata, ideale ambasciatrice nel cuore d'Europa della Provincia che, migliaia d'anni or sono, vide la nascita di una civiltà il cui nome fu destinato a restare scolpito tra le pareti del tempo.


Il fumetto: quando la letteratura si sposa con l’iconicità


Graphic Novel, fotoromanzo, comic book, e perché no…il fumetto sono tutt’oggi le nuove forme d’arte in grado di coinvolgere il grande pubblico?
Queste appartengono all’immaginario collettivo unicamente come fenomeno di cultura popolare, spesso relegate al di fuori dello statuto dell’arte. Nonostante ciò, l’arte del racconto per immagini non è una monade del panorama mainstream. Esistono di certo due categorie editoriali distinte: da una parte quella del fumetto seriale, dall’altra quella della graphic novel.



La prima categoria è strutturata per generi distinti, pone l’accento sul personaggio, la si può trovare in edicola con tirature alte per la larga diffusione, garantendo la riconoscibilità del marchio.
Il termine graphic novel nasce negli Stati Uniti degli anni 60’-70’ per distinguersi dal fumetto seriale, o comic book. La graphic novel non è strettamente un prodotto seriale, i contenuti sono rivolti ad un target di persone adulte e l’enfasi è posta sullo stile dell’autore, in più esse sono distribuite in libreria e non in edicola.



Gianmaria Caschetto sostiene che questa distinzione in categorie è relativa, perché non tutti i fumetti popolari appartengono al territorio mainstream. In più bisogna considerare che molti autori della graphic novel hanno lavorato inizialmente al fumetto seriale. In questo contesto si inserisce a pieno titolo il fumetto italiano, con illustri autori, tra i quali Gianmarco Berardi, Tiziano Sclavi, Giorgio Cavazzano, Milo Manara e Roberto Zaghi.
Il contributo italiano è notevole, basti pensare ad opere come Hugo Pratt, Tex o Dylan Dog. La parola fumetto è italiana, e indica la nuvoletta di fumo presente nei dialoghi dei personaggi. La grammatica visiva, le regole della visualità, derivano da un lavoro duro in cui lo sceneggiatore e il disegnatore lavorano costantemente per rendere gradevole l’esperienza della lettura. Un’arte, come afferma lo stesso Caschetto, tanto facile da fruire quanto difficile da fare bene.




Ed è stato proprio Alessandro Q. Ferrari, il secondo ospite di quest’incontro, a chiarire al pubblico presente il lavoro dello sceneggiatore, il cui vero talento non è tanto quello di scrivere bei dialoghi, ma di “vedere la tavola quando ancora non c’è”, di “chiudere gli occhi e vedere la propria storia disegnata, finita, quando ancora non esiste”.



Studioso di letteratura e cinema, collezionista sfegatato di fumetti, Alessandro si è formato all’Accademia Disney di Milano, per poi iniziare numerose collaborazioni con la stessa Walt Disney. La sua testimonianza ha messo in luce esempi concreti di creazione di sceneggiature, dalla ricerca dell’idea alla scansione della storia in vignette. Oltre al fumetto, la passione per la scrittura l’ha accompagnato fino alla stesura del suo primo romanzo “Le ragazze non hanno paura”, uscito da poche settimane ed edito da Rizzoli.

Sara Lovisa e Erminio Tota

Artisti italiani ospiti ad Anversa: Lorenzo Sbolci


Lorenzo Sbolci, artista italiano, espone ad Anversa, a partire dal 18 maggio 2018, presso la galleria Dalek. Vi segnaliamo questa attività in quanto estremamente interessante. La Dalek Art Gallery si trova in Klein Markt 2000, Anversa; tel +32 495 320 293. È aperta solo il sabato e domenica dalle 13 alle 18, mente gli altri giorni solo su appuntamento. L’inaugurazione della mostra di Sbolci ci sarà venerdì 18/05 (ancora da definire) e sarà lì in persona dal giovedì fino a domenica 20.





Dicono di lui: “Se Ingres ha posto ordine alla quiete, io vorrei, al di là del pathos, porre ordine al movimento”. Ernst Paul Klee, grande interprete dell’astrattismo, intendeva l’arte come un preciso discorso sulla realtà, e non solo come “riproduzione” della realtà. Questo pensiero nitido e complesso, assolutamente sincero, è la via che Sbolci percorre da sempre.
Abbandonate le tele e gli oli, ha trasportato il suo mondo, o meglio, la sua visione del mondo     e della realtà coniugata attraverso l’astratto, sulla tavola lignea, sagomata e lavorata come fosse materiale plastico. Forandola come fece Fontana con le tele, muovendone bordi e superfici interne alla ricerca della plasticità, non stando nella volumetria di un Mastroianni      ma cercando quel connubio tra pittura e scultura e rapporti dimensionali che fanno divenire     le sue opere e i suoi Totem una “terza via” espressiva. L’olio ha lasciato il posto al pastello e alla matita acquerellabile, utilizzati con maestria e leggerezza, con intensità o delicatezza, e con un risultato astratto e di profondità di segno molto interessante. La matericità ha lasciato posto a campiture di stratificazioni cromatiche leggere che senza spessori arrivano a evidenze coloristiche anche intense quando non urlate, oppure al contrario molto tenui, e in ogni caso sempre elaborate in modo astratto.
Le definizioni e le separazioni delle campiture cromatiche nette, effettuate con tratti neri o molto scuri sia abbozzati che marcati, i volumi ascritti a piani di composizione e di lettura, l’iterazione di segni e segmenti, la successione di linee curve e spigolosità, le alternanze di gamme estese di cromie: tutto contribuisce a restituire profondità e dinamismo alle tavole senza mai perdere di vista ricerca e riproposizione della personale interpretazione dell’astratto che Sbolci persegue.
Al fruitore le opere di Sbolci offrono così uno straordinario risultato di lettura, che vede sviscerato ed esaltato tutto il senso della ricerca di quel “movimento ordinato del caos” e           il dialogo che l’artista compie nell’incontro-scontro tra pieni e vuoti, tra assenza e essenza, tra interno ed intorno. Un dialogo sentito e profondamente vissuto e sofferto, ma esposto in maniera gioiosa, “danzando” sulla tavola lignea come a volteggiare sul palcoscenico della realtà.
Un confronto teso e costante, sincero e colmo di domande sulla realtà che lo circonda o che lo colpisce e sulla Vita nell’accezione più vasta del termine, con spunti improvvisi, riflessioni, punti interrogativi, dubbi che Sbolci esprime con sincerità, sdrammatizzando con la sua ironia toscana le brutture, e materializzando in Arte il suo personale pensiero di Uomo e Artista.”    
                                                                                                
Michele Franco