venerdì 30 novembre 2018

Michele Fiammingo tra Anversa, Genova e Malaga: incontro con il Dott. Eduardo Lamas-Delgado


Giovedì 22 novembre i soci della Dante di Anversa hanno partecipato numerosi alla conferenza tenuta dal Dr. Eduardo Lamas-Delgado, storico dell’arte e ricercatore presso il KIK-IRPA di Bruxelles, dove ha esposto i risultati delle ricerche da lui condotte su Michele Fiammingo, premiate nel 2017 dall’Accademia Reale d’Archeologia del Belgio e recentemente pubblicate sulla “Revué Belge d’Archéologie et d’Histoire de l’Art” (2018).


Il nome con cui si indica quest’artista, Michele Fiammingo, rivela sia i contatti con l’Italia, dove lavorò, che quelli con le Fiandre, la sua regione d’origine; in virtù della sua internazionalità, questa figura è rimasta ai margini della ricerca fino a tempi recentissimi, quando l’attenzione degli storici dell’arte si è finalmente rivolta anche verso artisti che hanno fortemente influenzato lo sviluppo dell’arte europea viaggiando in tutto il continente. La sua storia è legata con certezza alle due città portuali di Anversa e Genova: alla fine del Cinquecento, questi due centri costituivano importantissimi nodi commerciali ed erano ben collegati via mare. A Genova fu attiva una vivace colonia di pittori fiamminghi, i più famosi dei quali sono sicuramente Rubens (a Genova nel 1604, 1606 e 1607 e morto ad Anversa nel 1640) e Van Dyck (nato ad Anversa nel 1599 e nella città ligure nel 1621 e a più riprese tra il 1624 e il 1627). Sempre a Genova, due fratelli di Anversa, Cornelis e Lucas de Wael, pittori entrambi, aprirono una bottega e avviarono una florida attività commerciale connessa alla realizzazione di quadri di piccolo formato, facilmente vendibili. Inoltre, molti giovani artisti fiamminghi, dopo aver studiato nelle botteghe di Anversa, approdarono a Genova soggiornando presso i fratelli De Wael, che offrivano loro una casa, una bottega dove continuare il loro apprendistato e un’attività commerciale ben avviata per potersi inserire sul mercato dell’epoca.

Proprio una fonte genovese, il saggio di Raffaele Soprani intitolato Le vite dei pittori, scultori e architetti genovesi (1674), trasmette ad oggi la maggior parte delle informazioni relative alla vita di Michele Fiammingo: formatosi presso la bottega di Rubens ad Anversa, si trasferì a Genova dove studiò con Cornelis de Wael e iniziò a dipingere ritratti alla maniera di Van Dyck, partì poi per la Spagna dove morì, ancora giovane, per malattia.

Basandosi su queste informazioni, il dr. Lamas-Delgado identifica con Michele Fiammingo un Michele di cui si ha notizia presso la bottega di Rubens, e che, dopo essersi formato ad Anversa, terminò la sua carriera a Malaga, in Spagna. Malaga era un porto fiorente a livello commerciale e ben collegato sia con Anversa ed Amsterdam sia con Genova. Qui lavorò il pittore Miguel Manrique, che, secondo quanto testimoniato da fonti documentarie, sarebbe giunto a Malaga nel 1642 proprio da Genova: i dati che portano quindi all’identificazione di Michele Fiammingo con Miguel Manrique sono assai consistenti.

Michele Fiammingo/Miguel Manrique si è quindi formato ad Anversa e può essere considerato un epigono di Rubens per il suo stile innovativo, dal forte gusto barocco. Il rapporto tra le due mani emerge chiaramente dal confronto con l’opera più famosa sicuramente attribuita a Miguel Manrique, un dipinto di grandissimo formato raffigurante la cena in casa di Simone il Fariseo conservato presso la Cattedrale di Malaga, e la Cena in casa di Simone il Fariseo di Rubens e bottega, oggi all’Ermitage: in entrambe le opere, si nota, ad esempio, la presenza di elementi architettonici nella scena, solamente accennata in Rubens e portata all’estremo da Michele/Miguel. Sempre questo quadro di Manrique dimostra legami con la scuola genovese: per citarne uno, il trattamento dei tessuti è molto distante da quello adottato da Rubens, ma trova puntuali riscontri nelle opere di Cornelis De Wael. Michele Fiammingo/Miguel Manrique ha quindi lavorato a Genova inserendosi non solo nel panorama artistico locale, ma anche nel circuito commerciale dell’epoca, fino ad arricchirsi e ad affermarsi a Malaga come novello Rubens spagnolo. Le sue opere sono state duramente decimante dalla rivolta anticlericale del 1931 a Malaga che portò alla distruzione e al saccheggio di gran parte del patrimonio artistico conservato nelle chiese e nell’archivio diocesano.

Ciononostante, la ricerca di Eduardo Lamas-Delgado non solo ha il merito di aver richiamato all’attenzione degli studiosi contemporanei la vicenda di questo pittore, ma ha portato anche alla proposta di attribuzione a Michele Fiammingo/Miguel Manrique di un’opera anonima, raffigurante l’Assunzione, conservata sempre nella Cattedrale di Malaga. Nel dipinto, sarebbero riconoscibili sia elementi legati sia alla formazione del pittore, con richiami alla pala d’altare di Rubens conservata nella Cattedrale di Anversa, sia al suo soggiorno genovese, per la citazione dell’apostolo Pietro condivisa con la pala d’altare realizzata da Guido Reni per i Gesuiti di Genova e per quella di un personaggio che sembra ritrovarsi in un dipinto di Van Dyck e che potrebbe essere identificato con Cornelis De Wael. Per questo e per gli altri aspetti ancora da chiarire della vicenda, non resta che augurarsi che altri preziosi dettagli emergano dalle future ricerche.

Giulia Mangialardi
Foto Naomi Camardella


mercoledì 28 novembre 2018

Il Consiglio d'Egitto, un commento.

Ho riletto il romanzo storico di Leonardo Sciascia Il Consiglio d’Egitto con molto piacere e interesse. Avevo letto questa magnifica opera anni fa e la considero ancora oggi come un libro fondamentale per capire la storia siciliana e gli usi alla fine del Settecento in Sicilia. Anche lo stile e la lingua usati sono magnifici. Sciascia è per me veramente uno dei migliori scrittori del dopoguerra, sicuramente paragonabile a Calvino.

Commento del socio Jacques Wittemans



Dai nostri colleghi di Lovanio: Insieme verso il futuro


Consigliamo ai nostri visitatori questo meraviglioso evento in programma a Lovanio il primo dicembre 2018.

lunedì 19 novembre 2018

Miguel Manrique - Michele Fiammingo: un pittore tra Anversa, l'Italia e la Spagna.

Negli anni 1620 e 1630 un pittore di Anversa conosciuto come Michele Fiammingo, sviluppò una carriera brillante nella cerchia di Anton Van Dyck e Cornelis de Vos, due altri artisti di Anversa installati nella città ligure. Ma chi era questo Michele Fiammingo? Fino a qualche tempo fa, poco si sapeva su di lui. Oggi possiamo affermare che questo Michele Fiammingo era l'artista nato in Vallonia Miguel Manrique (ca. 1612-1647), che dopo il suo studio con Rubens partì per l'Italia per completare la sua formazione, come tanti artisti belgi. Più tardi avrebbe lasciato Genova per stabilirsi in Spagna, dove oltre che pittore di successo, diverrà agente negli scambi commerciali tra l'Italia e il Belgio e le loro connessioni con i porti spagnoli del Mediterraneo. In questa conferenza si presenterà la sua vita, la sua opera e le differenti cause per cui è stato per lungo tempo dimenticato.

Eduardo Lamas-Delgado è storico dell'arte presso il Royal Institute for Cultural Heritage of Belgium (KIK-IRPA), a Bruxelles, dove è ricercatore sulla pittura ed il disegno spagnoli del Seicento, e pure sui rapporti artistici tra la Spagna e gli antichi Paesi Bassi. Nel 2017 ha vinto il premio dell'Academia Reale d’Archeologia del Belgio per la sua ricerca sul pittore fiammingo Miguel Manrique.

15 dicembre 2018: festa per i 40 anni della Dante di Anversa. Assolutamente da non perdere!


Immagine dello sfondo realizzata da Cristina Di Matteo

Il consiglio d'Egitto - Pranzo letterario con discussione del capolavoro di Leonardo Sciascia


giovedì 15 novembre 2018

Incontro con la prof.ssa Anne Morelli: Gennaro Rubino e l’attentato a Leopoldo II


Giovedì 8 novembre la storica Anne Morelli, professoressa dell’Università Libera di Bruxelles, ha incontrato i soci della Dante di Anversa e tenuto una conferenza incentrata sui movimenti anarchici in Italia e Belgio e sulla travagliata storia di Gennaro Rubino, a cui ha dedicato il volume intitolato Rubino, l'anarchiste italien qui tenta d'assassiner Léopold II (Labor, 2006; tradotto in nederlandese come Rubino, de aanslag op Leopold II, Epo, 2009).

In primo luogo, sono stati rievocati alcuni eventi storici indispensabili alla comprensione del clima di tensione e di ingiustizia sociale che ha caratterizzato gli ultimi decenni dell’Ottocento e i primi del Novecento, quando reali e politici di tutta Europa sono stati vittime di attentati, riusciti e non. Basti ricordare il tentato assassinio, nel 1858, di Napoleone III da parte di Felice Orsini, trasformatosi in strage, oppure il cosiddetto “decennio delle bombe” (1894 – 1904), entro il quale si sono registrati numerosi attentati operati da anarchici italiani.


Nello studio del fenomeno degli attentati, quindi, sempre tenendo presente il contesto storico generale, si afferma la necessità di indagare anche la storia individuale del singolo che prende l’iniziativa di un gesto tanto estremo. La strategia di fondo della corrente anarchica, ossia l’uccisione di un personaggio di spicco della vita politica del tempo, era quindi condivisa e ritenuta funzionale ad innescare nel popolo la rivolta contro il sistema costituito. In questo, gli anarchici italiani furono protagonisti, tanto da alimentare l’immagine stereotipata dell’attentatore “naturalmente italiano” diffuso nella stampa dell’epoca: nel 1894, Sante Caserio pugnala mortalmente il Presidente della Repubblica francese Sadi Carnot, e viene perciò ghigliottinato; nel 1897, Michele Angiolillo uccide il Presidente del Consiglio spagnolo Antonio Cánovas del Castillo; ancora, nel 1898, Luigi Lucheni pugnala con una lima l’Imperatrice Elisabetta d’Austria, Sissi; in Italia, nel 1900, Gaetano Bresci spara al re Umberto I di Savoia, uccidendolo. Dietro ad ognuno degli eventi ora ricordati c’è però anche la storia del singolo artefice, che spesso concorre in maniera determinante alla realizzazione di questi atti che tanto hanno modificato la storia.

Il caso di Gennaro Rubino, sconosciuto ai più, illustra perfettamente questo assunto. Rubino trascorse la sua giovinezza in Puglia, dove, pur dimostrandosi un ottimo studente, non ebbe modo di proseguire gli studi a causa delle condizioni economiche della famiglia. Costretto quindi a lavorare, decise di emigrare a Londra in cerca di maggior fortuna. Qui si trovò a contatto con un ambiente intellettuale libero e si avvicinò al movimento anarchico. Non riuscì, però, a trovare successo in ambito lavorativo e faticò a mantenere se stesso e la sua famiglia. Per questo accettò di lavorare per il consolato italiano come spia nei circoli anarchici. Scoperto dai suoi compagni, divenne per tutti un traditore.

A questo punto, la vicenda personale di Rubino si intreccia con la storia del Belgio: nel 1902, il popolo belga scese in piazza in più occasioni per chiedere il suffragio universale, e si dice che re Leopoldo II abbia ordinato di sedare sul nascere con la forza ulteriori manifestazioni. Fu così che a Lovanio nell’aprile del 1902 morirono sei manifestanti, e il nostro Rubino decise di dimostrare di essere fedele alla causa anarchica uccidendo il re. A fine ottobre dello stesso anno, si trasferì a Bruxelles; pochi giorni dopo, si appostò tra la folla che attendeva il re di rientro da una cerimonia religiosa. Riconosciuto il sovrano, sparò contro la carrozza che lo trasportava, mancando il suo obiettivo. Immediatamente arrestato, fu condannato all’ergastolo e rinchiuso nel carcere di Lovanio, dove scrisse le sue memorie e morì dopo oltre quindici anni di isolamento.

Il ritratto di Gennaro Rubino è emerso in maniera assai vivida e ha suscitato un dibattito acceso e variegato al termine della conferenza. In poco meno di un’ora, abbiamo avuto modo di riflettere sulla storia d’Italia e degli italiani all’estero, del Belgio e dell’Europa di inizio Novecento, sul rapporto tra verità storica e resoconto datone dalla stampa dell’epoca, sull’importanza degli ideali politici e al tempo stesso della vicenda personale dei singoli nella determinazione della storia comune. Con grande maestria e chiarezza, la professoressa Anne Morelli ci ha guidato alla conoscenza di questo pezzo di storia da un’angolazione nuova, che ci auguriamo possa essere svelata presto anche al pubblico italiano.

Giulia Mangialardi

Le foto in questo articolo sono di Naomi Camardella, stagista Erasmus presso La Dante di Anversa.

mercoledì 14 novembre 2018

"Torneranno i prati": Ermanno Olmi racconta la Grande Guerra

Torneranno i prati - Trailer ufficiale

Essere Gigione, a Napoli esplode la gigiomania

Essere Gigione - L'incredibile Storia di Luigi Ciaravola Trailer Ufficiale

Pronti per il Festival del cinema sociale?

7 dagen van de sociale film @Klappei, la consueta manifestazione cinematografica, non competitiva, dedicata al cinema con tematiche storiche e sociali, a prezzi iperdemocratici, perché...la Klappei è di tutti e Anversa accoglie tutti con calore!
Anche quest'anno ci sono in programma film italiani: Porno e libertà, Essere Gigione (il regista Valerio Vestoso sarà presente in sala) e Torneranno i prati (con introduzione al film di Emiliano Biagio Manzillo, in italiano e nederlandese).
Orari? Info? Controllate il sito ufficiale del festival: programma e sito 7 dagen sociale film


giovedì 8 novembre 2018

OSSESSIONE - LUCHINO VISCONTI - 1943 - TRAILER



Domenica 18/11 alle 14:00, Filmhuis Klappei ripropone un grande classico del cinema italiano: Ossessione. Mai visto prima? E che aspettate a farlo? La Klappei offre anche una fetta di torta e il caffè nel prezzo del biglietto!

Zwerver Gino krijgt een baan in een dorpsrestaurantje. Hij ontmoet er de mooie Giovanna en kan haar verleiding niet weerstaan. Zij is getrouwd, slechts voor het geld, met de vervelende Bragana. Giovanna krijgt Gino zover dat ze besluiten Bragana om te brengen, zodat ze er met het verzekeringsgeld van door kunnen gaan. Inclusief gratis koffie en gebak!


domenica 4 novembre 2018

I muri parlano…ad Amersfoort!


Italiaanse kalligraffiti in Amersfoort     
Op zondag 28 oktober werd de tentoonstelling “De muren spreken – I muri parlano – Walls talk” officieel geopend in de Mariënhof in Amersfoort. Deze tentoonstelling was al te zien in Antwerpen, Brussel, Rome, Lucca en Alden Biesen. Na België en Italië doen de Italiaanse muren nu ook in Nederland van zich spreken. “De muren spreken” werd georganiseerd door Dante Alighieri Amersfoort, met de steun van Dante Alighieri Antwerpen en Dante Alighieri Roma.

De vernissage begon om 15.30 u, in aanwezigheid van de drie auteurs van dit project. Na een inleiding door Rob Vroom, voorzitter Dante Amersfoort en Dante Nederland, kwamen achtereenvolgens aan het woord: Joris Wouters, Joke van den Brandt en Emiliano Biagio Manzillo. De sprekers vestigden de aandacht op het aparte karakter van Italiaanse muren, de schoonheid van de hedendaagse kalligrafie en de diversiteit van de Italiaanse taal en cultuur. Na de speeches was er tijd voor een glaasje prosecco en een rondgang langs de werken.

Internationale tentoonstelling   
“De muren spreken” steunt op een origineel concept. Om een lang verhaal kort te maken: 55 mensen die een bijzondere band hebben met de Italiaanse taal gaven elk één Italiaans woord. Die 55 woorden werden doorgegeven aan 55 getalenteerde kalligrafen, met het verzoek om telkens één woord te kalligraferen. Tot slot werden alle kalligrafieën één voor één op een zorgvuldig uitgekozen foto van een Italiaanse muur gezet. Resultaat: 55 unieke kalligraffiti.         

Meer dan 100 mensen werkten mee aan dit internationale project, met inbegrip van 55 kalligrafen uit 13 landen, maar ook schrijvers, journalisten, professoren, muzikanten, vertalers… Ook enkele Nederlanders verleenden hun medewerking, van Andrea Vreede, Carol Schade, Hedwig Zeedijk, Theo Wintels en Baukje Scheppink tot Ilja Leonard Pfeijffer.

Boeken en kalligraffiti     
Amersfoort heeft alvast een mooie primeur, ook omdat de afdrukken van de kalligraffiti voorheen niet te koop waren. In Amersfoort zijn ze dus voor het eerst te koop, en dit in een beperkte oplage van drie exemplaren. Er worden in geen geval meer dan drie afdrukken per muur verkocht. Daarnaast worden ook 24 foto’s van Italiaanse “naakte muren” zowel als “graffitimuren” te koop aangeboden. Daarvan is telkens 1 exemplaar beschikbaar.    

Bij dit project hoort een boek van 144 pagina’s met 55 afbeeldingen en verklarende teksten in drie talen: Italiaans, Nederlands, Engels. Achter elk woord van dit project schuilt een verhaal, van addiopizzo tot viandanza. En die verhalen staan ook allemaal in het boek. Kortom, “De muren spreken” is het ideale boek voor Italiëliefhebbers, taalminnaars, studenten Italiaans… De normale prijs van dit boek is 35 euro. Tijdens de tentoonstelling in Amersfoort wordt het aangeboden voor de prijs van slechts 25 euro. De aanbieding is geldig ook voor de leden van Dante Alighieri Anversa: voor maar 25 euro, heb je het perfecte geschenk voor Kerstmis!      

De tentoonstelling “De muren spreken” loopt nog tot en met 27 januari 2019 in de Mariënhof, Kleine Haag 2 in Amersfoort, maandag-vrijdag van 9.00 tot 17.00 u, zaterdag-zondag van 15.00 tot 22.30 u. Een aanrader!























(foto di Naomi Camardella)


Morricone e la sua arte secondo Giuliano Tomassacci


Sabato 8 settembre siamo stati onorati dalla presenza di Giuliano Tomassacci, direttore della fotografia e attento critico cinematografico e musicale. Ci ha presentato Morricone facendoci concentrare su aspetti diversi e spesso poco considerati del suo modo d’intendere la musica da film. Un tema del genere non poteva non essere affrontato in sala (la Klappei, in questo caso) e Tomassacci ha fatto uso sapiente dei supporti audiovisivi per illustrare la sua analisi, come sempre precisa, motivata e pertinente.



Un modo eccellente per ricominciare l’anno accademico, nella speranza di poter invitare a breve questo preparatissimo critico romano.

Emiliano Biagio Manzillo

In bocca al lupo, Rossella!

Comunichiamo ai nostri soci che la nostra cara dottoressa Rossella Pensiero, resterà un anno in più ad Anversa e ricoprirà il ruolo di coordinatrice didattica e supervisore dei progetti di scambio culturale. Una nuova sfida, Rossella, in bocca al lupo!

giovedì 1 novembre 2018

03/10/2018: Donatella Di Pietrantonio incontra i soci della Dante di Anversa


Un nuovo ciclo di “incontri con l’autore” si è aperto quest’anno grazie al sostegno dell’Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles. Gli appuntamenti, che ruotano attorno a interviste-dialogo con alcuni dei più importanti scrittori del panorama italiano contemporaneo, sono iniziati con la gradevole presenza di Donatella Di Pietrantonio, vincitrice del Premio Campiello 2017 con la sua Arminuta.

L’interessante dibattito è stato moderato dal Dottor Andrea De Luca, che è riuscito ad attribuire un valore aggiunto alla conversazione, non solo perché conterraneo della nostra ospite, e dunque in grado di cogliere certi aspetti della cultura abruzzese sconosciuti alla maggior parte della platea, ma anche perché, De Luca, ha contribuito alla traduzione dell’opera in lingua slovacca (una delle 14 lingue che oggi ne testimoniano il successo), riuscendo a fornire la giusta cifra interpretativa per le sfumature del dialetto, in una lingua che possiamo immaginare come molto distante da quella originale.

In maniera molto affabile e lineare Di Pietrantonio si è rivolta al suo uditorio illustrando le scelte che l’hanno condotta alla graduale costruzione del romanzo, a partire dall’immagine di copertina che richiama quella di un altro grande libro in cui la forza e il dolore femminile si compenetrano, Accabadora di Michela Murgia, o la citazione iniziale tratta da Menzogna e Sortilegio di Elsa Morante.
La lettura di brevi passi del libro e la descrizione dei legami tra i vari personaggi hanno consentito, anche a chi non si era ancora addentrato nella lettura, di calarsi nel mondo della protagonista, che è “arminuta” sì, cioè riconsegnata, quasi come un pacco, all’età di tredici anni alla sua umile famiglia di origine, ma che appare anche “minuta” (si consenta il gioco di parole), fragile e impotente nel nuovo contesto in cui si ritrova a vivere, un ambiente che sente estraneo e che la sovrasta in maniera grossolana, tra le derisioni dei compagni di classe e l’inadeguatezza di fronte a certi modi di fare dal sapore aspramente primordiale.

Particolarmente apprezzato è stato l’approfondimento psicologico sui cui Di Pietrantonio si è soffermata per motivare le sue scelte narrative, dalla costruzione del personaggio di Adriana, piccola donna responsabile e dall’intelligenza “selvatica” che di giorno si fa carico dei doveri domestici e famigliari e di notte torna a essere bambina, bagnando il letto in maniera incontrollata, al contrario della protagonista che durante la notte perde il sonno nel tentativo inconscio di vigilare su una vita che non riesce a padroneggiare. La presenza-assenza delle due madri che, come spiega Winnicot, realizzano la loro missione di madre proprio perché imperfette, perché forniscono ai figli un modello di vita deludente che essi devono superare per poter crescere e realizzarsi. I padri emotivamente taciturni, che si palesano solo nel momento in cui imporre la propria autorità: il primo padre che la “riconsegna” a casa, il secondo che interviene solo davanti alle difficoltà “concrete” dei figli, il nuovo marito della madre, Guido (nomen omen), che accecato dall’idea di far valere il proprio pensiero a tutti i costi, non si rende conto dei danni che provoca, privando di affetto e comprensione le vite di chi lo circonda.
Vincitrici, in questo mondo di adulti chiamati a condurre, ma senza una bussola che davvero funzioni, risulteranno proprio le due ragazzine nella bellissima scena finale. Un finale che Di Pietrantonio ha definito “aperto”, in linea col suo gusto di lettrice che cerca nei libri «non un piatto completo» ma delle suggestioni che lascino spazio all’immaginazione, ma che a nostro avviso rappresenta la perfetta chiusura di un cerchio, in cui entrambe finalmente scoprono di bastare a se stesse, di poter trovare l’una negli occhi dell’altra ciò che per molto tempo avevano cercato negli sguardi sfuggenti degli adulti.
Un sentito grazie a Donatella Di Pietrantonio per questo viaggio in noi stessi.

Rossella Pensiero

L'incontro con Donatella Di Pietrantonio è stato reso possibile dall'Istituto italiano di Cultura di Bruxelles e dalla libreria anversese De Groene Waterman 

 

A 80 anni dalle leggi razziali, la Dante revoca l'atto di espulsione dei...

A 80 anni dalle leggi razziali, la Dante revoca l’atto di espulsione dei soci di origine ebraica


Il Graphic novel italiano e il nuovo numero di Cartaditalia


Mostra:
Il 18 ottobre scorso, l'Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles presieduto da Paolo Grossi ha inaugurato una nuova esposizione e ha presentato il nuovo numero della rivista Cartaditalia, scritta in quattro lingue (italiano, francese, nederlandese e inglese). Sia la mostra che la rivista sono state curate da Giovanni Russo, che da tempo collabora all’organizzazione di Lucca Comics & Games, il festival italiano di fumetto, cinema d’animazione e videogiochi più importante in Italia.

La mostra e la rivista sono dedicate al graphic novel italiano e al suo rapporto con la tradizione del fumetto italiano. Una scelta interessante sia per il pubblico belga che per quello italiano, poiché il mondo degli strips o bande dessinée è per noi belgi davvero una componente culturale importantissima. O serve per caso ricordare, tra i tanti, Tin Tin, Lucky Luke e i Puffi??


Il graphic novel italiano è cresciuto tantissimo negli ultimi venti anni e ha visto sbocciare vari talenti, alcuni dei quali sono ormai affermati maestri, come abbiamo potuto ammirare al Museo del Fumetto l’anno scorso in occasione della mostra dedicata a Gipi.


Senza pretese di esaustività, Cartaditalia ci ricorda la ricerca visuale e verbale di Buzzati, Pratt e Pazienza,  ma ci parla anche dei più recenti lavori di Toffolo e Bacilieri. Riesce a delineare con successo un percorso all’interno del genere e guida il lettore con schede dettagliate ed estremamente accessibili, anche quello meno abituato al graphic novel. E già: IL graphic novel, maschile, come lo indicano volentieri gli “addetti ai lavori”.

         








La mostra ha presentato invece opere di Vittorio GiardinoFranco Matticchio e Tuono Pettinato (questi ultimi presenti all’inaugurazione assieme a Giovanni Russo), che rappresentano tre aspetti diversi ma complementari del fumetto italiano.

Ann Pierssens



Franco Matticchio ed Emiliano Biagio Manzillo