Pare
ormai conclamato che la mancata candidatura all'Oscar di Ennio Morricone per le
musiche originali di C'era una volta in America, nel 1984, fu
conseguenza non di una sottovalutazione della celebre - e plauditissima-
partitura per l'epopea gangster interpretata da Robert De Niro e James Woods,
ma di una banale inadempienza: i produttori del film non riuscirono a
sottoporre correttamente la documentazione necessaria per presentare alla
considerazione dell'Academy of Motion Picture Arts and Sciences il film nella
categoria musiche, invalidando a priori qualsiasi chance di vittoria del già
apprezzatissimo compositore romano, alla sua sesta ed ultima collaborazione con
il suo amico d’infanzia e regista d'eccezione, Sergio Leone.

Nel 2007, quando il sottoscritto ebbe modo e privilegio di conversare, insieme a Massimo Privitera, con l'artista in un lungo e indimenticato incontro appositamente organizzato dal mensile Colonne Sonore in collaborazione con la Casa del Cinema di Roma, sembrava evidente quanto la statuetta d'oro che si accingeva finalmente a ritirare di lì a qualche giorno - infine giunta a premiare non un singolo commento musicale bensì un'intera carriera - avesse principalmente il valore del gesto riparatore piuttosto che dell'attesissimo e sdoganante conferimento. Non fosse altro perché un premio pur così ambito davvero poco avrebbe potuto convalidare, aggiungere o nobilitare ad un nome, un talento, un genio e una carriera, che già trent'anni prima poteva vantare i meriti e la fama di pochi altri esponenti musicali imprescindibili nella storia della cultura moderna e contemporanea. Forse già icona trasversale e internazionale del connubio musica e immagini in movimento.

Nel 2007, quando il sottoscritto ebbe modo e privilegio di conversare, insieme a Massimo Privitera, con l'artista in un lungo e indimenticato incontro appositamente organizzato dal mensile Colonne Sonore in collaborazione con la Casa del Cinema di Roma, sembrava evidente quanto la statuetta d'oro che si accingeva finalmente a ritirare di lì a qualche giorno - infine giunta a premiare non un singolo commento musicale bensì un'intera carriera - avesse principalmente il valore del gesto riparatore piuttosto che dell'attesissimo e sdoganante conferimento. Non fosse altro perché un premio pur così ambito davvero poco avrebbe potuto convalidare, aggiungere o nobilitare ad un nome, un talento, un genio e una carriera, che già trent'anni prima poteva vantare i meriti e la fama di pochi altri esponenti musicali imprescindibili nella storia della cultura moderna e contemporanea. Forse già icona trasversale e internazionale del connubio musica e immagini in movimento.
Estratto video della serata del 16/02/2007 con Morricone
E in quella serata del 16 febbraio, nel cuore di Roma, in una sala gremita di pubblico, amici di sempre, colleghi e ammiratori indissolubili, Morricone lo sapeva e ce ne accorgemmo subito. Emozionato certo, contento e fiero del tardo ma comunque apprezzato conferimento, il musicista apparve lucidissimo, mordace e schietto come sempre, ringraziava, ma forse ben cosciente che a 79 anni, circa 500 film musicati, innumerevoli concerti, una discografia praticamente sconfinata, schiere di imitatori e un'influenza tale nel suo settore paragonabile forse solo a quella con Bernard Herrmann, quel premio senz’altro aveva il sapore del palmares che, ad un certo punto, di differenza ne fa veramente poca e sconfina nella dovuta formalità.

Si approfitti dunque della scomparsa di questo titano per riconsiderare l’arte della musica da film. Quella autentica. È in quegli interventi magari secondari o “tecnici” (ma che si annidano nell’inconscio dello spettatore come pochi altri), di basso minutaggio, dove il compositore si sporca davvero le mani con il cronometro e la bacchetta, a far di conto tra le esigenze della scena e le necessità di sviluppo e integrità musicale, che brillano probabilmente le più indicative delle attestazioni di grandezza: il mestiere, l’intuito e il genio. Molto più di quanto, con tutto il rispetto, brillino due statuette d’oro.
Giuliano Tomassacci
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