Lo scorso 18 gennaio si è tenuta presso l’Università di Antwerpen la
presentazione del libro Cuori nel pozzo della scrittrice trevigiana Roberta
Sorgato.
Il libro tratta della catastrofe mineraria avvenuta a Quaregnon l’8
febbraio 1956 (solo sei mesi prima di Marcinelle) in cui persero la vita otto
giovani minatori, sette italiani e un algerino, tra i quali il padre della
scrittrice: Giovanni Sorgato, detto Nannj.
Nel corso del suo intervento Sorgato ha ricostruito con lucidità ed
emozione il contesto che nel secondo dopoguerra spinse migliaia di italiani ad abbandonare
la propria terra, sedotti dalla promessa di un lavoro e di un alloggio sicuro. Per
far fronte al problema della disoccupazione, il governo De Gasperi aveva
infatti stipulato con il primo ministro Van Acker il cosiddetto “patto del
carbone”, con il quale l’Italia si impegnava a fornire manodopera alle miniere
carbonifere belghe in cambio del combustibile di cui necessitava.
La chiamata degli italiani avveniva tramite l’affissione di manifesti
rosa che reclamizzavano il bisogno di giovani e robusti lavoratori, privi di
particolari ideologie politiche che potessero indurli a rivendicazioni sociali.
Le grandi aspettative alimentate dai due governi furono tuttavia tradite al
momento dell’arrivo in Belgio, quando ci si rese conto che gli alloggi promessi
altro non erano che baracche appartenute agli ex prigionieri sovietici, che l’integrazione
con la popolazione locale (impreparata ad accogliere un tale esodo) sarebbe
stata lunga e difficile e che le condizioni lavorative avrebbero messo costantemente
in pericolo la salute e la vita degli operai. Nonostante ciò, molti scelsero di
continuare a onorare quel patto, calando ogni giorno nelle viscere della terra cuori
colmi dell’affetto dei familiari, del desiderio di un futuro migliore per i
propri figli e del pensiero che un giorno avrebbero potuto finalmente far ritorno
in patria.
Quella di Giovanni Sorgato non è solo la storia di un uomo, di un italiano,
di un emigrato, è la storia di tutti gli uomini che continuano a
sacrificarsi per l’Amore dei propri cari, trovando nel loro pensiero la forza
per andare avanti, anche quando le avversità sembrano insostenibili. Il fatto
che questa storia venga oggi raccontata dalla voce di sua figlia testimonia
come questo sacrificio non sia stato vano, ma abbia lanciato un monito alle
generazioni successive per il rispetto della condizione umana, che nella
scrittrice trova il suo personale orientamento in un sentimento di Riconoscenza
verso quel padre che le fu sottratto in terra straniera.
Rossella Pensiero
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