Grazie al sostegno dell’Istituto
Italiano di Cultura di Bruxelles, giovedì 12 ottobre la Dante Alighieri di
Anversa ha avuto il piacere di ospitare, presso la libreria De Groene Waterman,
lo scrittore romano Francesco Pecoraro che ha presentato la traduzione
nederlandese del suo recente lavoro La vita in tempo di pace, tradotto
con il titolo Het leven in tijden van vrede.
Partendo dalle domande di Emiliano
Manzillo, l’autore ha delineato i contorni dell’ingegner Ivo Brandani,
protagonista del romanzo e voce collettiva, nonostante venga definito «un
vecchio maschio silente», di un’intera generazione, costretta a vivere in un
periodo di pace. Di pace nella vita di Brandani ce n’è ben poca, a partire
dal tormento per la responsabilità dell’incarico che gli è stato
affidato: ricostruire una barriera corallina sintetica nel Mar Rosso per
rimpiazzare quella vera. Il mare, che per Ivo ha sempre rappresentato la
spensieratezza, la felicità, «l’estate in opposizione all’anno scolastico», ora
viene assoggettato all’artificio umano, così come il protagonista si trova
oppresso dall’intera società del secondo dopoguerra. L’inquietudine che lui
vive è evidente sin dalle prime righe del libro, dove prevale un senso di catastrofe,
di apocalisse ed è successivamente confermato dalla propria morte, provocata da
un parassita. Come il batterio s’insinua silenziosamente tra le membra
dell’uomo, uccidendolo pian piano, così il fardello della storia ha logorato e
plasmato coloro che sono venuti dopo la bomba atomica.
Con un continuo oscillare tra passato
e presente, il romanzo, finalista al Premio Strega nel 2014, analizza la
seconda metà del Novecento con un occhio lucido, addirittura biologico,
arrabbiato e sarcastico, finendo per elegge il Signor Brandani a paradigma del
declino politico e culturale che la nostra epoca, di pace apparente dopo la
guerra, ha vissuto e sta ancora vivendo.
Non è mancato, nel corso
dell’intervento, il dibattito su tematiche importanti che costellano l’intero
libro, dalla speculazione edilizia all’uniformazione piccolo borghese, ben
tradotta dall’immagine, che Pecoraro ha richiamato, della sedia Allibert, un
inno al socialismo delle forme: un esempio di come questo romanzo ci consenta di
vederci da fuori, risvegliando le nostre coscienze.
Sara Lovisa
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