Sabato 17 aprile 2021 ha
avuto luogo su Zoom la presentazione della raccolta di racconti brevi Miraggi,
pubblicato da Castelvecchi, a opera di Elena Basile, diplomatica e
Ambasciatrice della Repubblica italiana in Belgio fino al primo aprile scorso.
L’evento è stato organizzato grazie alla collaborazione tra le sedi della Dante
di Anversa, Lovanio e Hasselt con il patrocinio dell’Istituto Italiano di
Cultura a Bruxelles diretto da Paolo Sabbatini.
Durante l’incontro, moderato dalla professoressa Carmen Van del Bergh, co-fondatrice e presidente della Dante di Lovanio, Elena Basile si è presentata come scrittrice, mettendo volutamente in secondo piano il suo recente incarico di Ambasciatrice, lasciando che il dibattito si focalizzasse sulla sua opera e sulla sua passione: la scrittura. I partecipanti hanno avuto l’opportunità di porre diverse domande all’autrice, dandole modo non solo di presentare la sua opera ma anche di far conoscere il suo stile personale, il suo rapporto con la scrittura e il suo punto di vista rispetto ai vari argomenti trattati nei racconti. Attraverso queste domande è stato possibile mettere in luce le parti dei racconti che hanno suscitato maggior interesse nei lettori; l’autrice ha avuto modo di chiarire dubbi e curiosità e raccontando ciò che rimane dietro le quinte di Miraggi.
Grazie alla domanda posta
dalla moderatrice Carmen Van den Bergh, riguardante la scelta tra il discorso
diretto e indiretto per la descrizione dell’immagine nei vari racconti, Elena
Basile ha colto l’occasione per esprimere la sua personale opinione riguardo
all’analisi del testo e al peso eccessivo che viene dato a questo aspetto
durante le presentazioni dei libri. Secondo l’autrice, l’analisi del testo
porta a tralasciare il contesto in cui un’opera viene scritta, mentre lei pensa
che sia fondamentale conoscere il contesto storico, politico e sociologico in
cui un’opera viene ideata e ciò su cui bisognerebbe focalizzarsi per
comprendere un’opera è proprio il legame tra questi contesti e l’autore.
Le domande poste da
Andrea De Luca, rappresentante dell’Istituto Italiano di Cultura a Bruxelles,
danno modo all’autrice di chiarire quale sia il significato attribuito all’incontro,
tema ricorrente nei racconti, e se questo tema sia un possibile filo conduttore
della raccolta. La Basile afferma che a signoreggiare nella sua raccolta ci sia
il senso di estraniamento costante subito dalle persone costrette a vivere in
città diverse dalla propria; per queste persone l’incontro con gli estranei
diventa un’occasione fondamentale per scoprire parti sconosciute del proprio
essere, parti che sono difficili da far emergere nel contesto familiare e
amicale. L’incontro è in questo senso scoperta degli altri ma anche di se
stessi. L’incontro può essere un filo conduttore dei racconti, ma non è
l’unico.
Infatti, grazie alla
domanda posta da Camilla Dore, che chiede all’autrice quale sia il filo
conduttore di Miraggi, scopriamo che a legare i vari racconti non c’è
solo l’incontro, ma anche la malinconia e soprattutto le donne. Queste ultime
sono infatti le protagoniste assolute dei racconti, accomunate da una
condizione di disagio. Tuttavia, queste donne non sono rassegnate al loro stato
d’animo, ma cercano sempre il modo di riscattarsi.
L’autrice rivela che ciò
che ha voluto mettere in evidenza nei suoi racconti è la contraddizione tra
intelletto ed emozione, i rapporti di forza tra uomini e donne e il contrasto
tra la vita e la morte, oggetto della domanda posta da Monica Melis, a
proposito di Uno strano sogno magiaro: da cosa scaturisce la scelta di
mettere in contraddizione la vita e la morte in un luogo simbolo di dolore e
atrocità come il museo dell’Olocausto? L’autrice afferma che proprio nel luogo dove
si ritrovano i simboli di un’umanità che ha perso la sua fiducia nel bene, possa
essere ritrovata la speranza nella vita.
La domanda di Manuela
Caianiello, sul racconto Carcavelos Club, ha dato modo all’autrice di approfondire
il discorso sul rapporto di forza tra uomini e donne e sulla difficoltà di
comunicazione tra i due sessi. La Basile, attraverso la protagonista, si
domanda se sia possibile eliminare il rapporto di forza che sussiste tra uomini
e donne. Questo rapporto di forza tra uomo e donna si scontra con la
razionalità e l’indipendenza della protagonista, la quale, anche in età
avanzata, non riesce a stabilire un equilibrio tra il suo esser donna,
razionale e colta e il rapporto d’amore e affetto che ha con il suo compagno, sottolineando
così quanto questo rapporto di forza risulti difficile da gestire.
Emiliano Biagio Manzillo,
presidente della Dante di Anversa, ha invece chiesto all’autrice quale romanzo
letterario italiano consiglierebbe ad un pubblico straniero per far conoscere
la nostra cultura italiana. La rosa di nomi scelta dalla Basile spazia da
Moravia a Sant’Agostino, da Buzzati alla contemporanea Ferrante. Tuttavia, ha
ammesso di essere grande appassionata dei grandi autori russi, come Tolstoj e Dostoevskij.
L’ultima domanda, la più
personale di tutte, è stata posta della presidente della Dante di Hasselt,
Laura Minuscoli, la quale ha chiesto all’autrice quale fosse il significato che
attribuisce al concetto di casa. La Basile afferma di sentirsi cittadina del
mondo, di credere in una comunità trasversale corrispondente ad una patria dei
valori. Grazie al suo lavoro ha avuto l’opportunità di conoscere diverse
culture, diversi modi di vedere il mondo e concepirne i valori; ma nella
diversità ha sempre trovato qualcosa che percepiva come familiare, riuscendo a
trovare un po' di quello che tendiamo a definire casa con la C maiuscola.
Federica Pinna
Team Erasmus+ 2021 della Dante di Anversa
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