martedì 3 giugno 2025

Circolo dei lettori del 31/05: L'età fragile

Sabato 31 maggio si è tenuto un nuovo incontro del Circolo dei lettori della Dante di Anversa, nella stimolante atmosfera della libreria De Groene Waterman.

Protagonista della discussione è stato L’età fragile, l’ultimo romanzo di Donatella Dipietrantonio, autrice già apprezzata per L’Arminuta e Borgo Sud, in cui ha dimostrato una grande sensibilità nell’indagare i legami affettivi e le sfumature emotive più sottili.


L’età fragile affronta il tema della vulnerabilità umana, intrecciandolo a quello della maternità, del trauma e della memoria. Al centro del racconto c’è Lucia, donna di mezza età, che si ritrova ad affrontare il ritorno improvviso e silenzioso della figlia Amanda e il ricordo di un delitto avvenuto trent’anni prima in un campeggio di famiglia. Un passato che riaffiora, in un romanzo che non cerca risposte facili ma accompagna il lettore nei territori complessi del non detto. La scrittura della Di Pietrantonio ha colpito i partecipanti per la sua capacità di suggerire più che dichiarare, lasciando spazio al lettore per interpretare i silenzi e i vuoti tra le righe.

 


Tra i temi emersi durante la discussione troviamo in primo luogo il significato di età fragile: quale sarebbe davvero l’età fragile? L’adolescenza, l’età adulta, la vecchiaia? Il gruppo ha condiviso l’idea che la fragilità non appartenga a una fase specifica della vita, ma possa attraversare ogni età, in forme e momenti diversi. Si è passato poi al ruolo della famiglia: la famiglia è emersa come nodo centrale della narrazione. Un luogo che può essere rifugio ma anche spazio di dolore, silenzi e distanze emotive.


I rapporti descritti dalla Dipietrantonio, spesso segnati da incomunicabilità e tensioni, hanno stimolato un confronto aperto su aspettative, responsabilità e affetti familiari. Ma uno degli spunti più interessanti è stato il paradosso legato agli spazi narrativi. Da un lato, la montagna e il bosco, solitamente considerati ambienti protettivi e rassicuranti; dall’altro, il mare, simbolo di incertezza e pericolo. Eppure, il romanzo rovescia queste aspettative: l’omicidio si consuma proprio nel bosco, luogo ritenuto sicuro, familiare. Questo ribaltamento ha dato vita a una riflessione sulla percezione della sicurezza e su quanto sia instabile il confine tra ciò che ci fa sentire al sicuro e ciò che, invece, potrebbe tradirci.


L'incontro è stato molto interessante, con una partecipazione attiva e tante opinioni stimolanti, un piacevole momento di condivisione, di quelli in cui le storie si intrecciano alle nostre voci, e ne escono scambi sinceri e idee vive.

Angela Mangiacotti, tirocinante Erasmus+ 2025 presso La Dante di Anversa

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