lunedì 16 giugno 2025

Verslag van de lezing ‘Hugo Claus, literatuur en film. Multimediale kunst tussen markt en innovatie’ door Emiliano Manzillo, voorzitter van La Dante di Anversa

Op 22 mei gaf onze voorzitter Emiliano Manzillo een lezing op de Stadscampus van de Universiteit Antwerpen, met als titel ‘Hugo Claus, literatuur en film. Multimediale kunst tussen markt en innovatie’. De bijeenkomst stond in het teken van de veelzijdige figuur van Hugo Claus, algemeen beschouwd als een van de belangrijkste Belgische auteurs van de twintigste eeuw. Claus was dichter, romanschrijver, toneelschrijver, schilder, regisseur en scenarist: een veelzijdig kunstenaar die altijd bleef experimenteren. Manzillo beschreef Claus als een auteur die verschillende tijdperken en vormen wist te doorkruisen, met een voortdurend kritisch oog op de maatschappij.


Een centraal deel van de lezing ging over Claus’ prozawerk, met bijzondere aandacht voor de roman Het verdriet van België, algemeen beschouwd als zijn meesterwerk. Manzillo legde uit hoe Claus gebruik maakte van complexe verteltechnieken zoals flashbacks en tijdsprongen, in een stijl beïnvloed door Faulkner, met veel aandacht voor de innerlijke wereld van de personages. De roman vertelt de geschiedenis van België door de ogen van een jongen, Louis Seynaeve, die opgroeit tijdens de Tweede Wereldoorlog, in een benauwende omgeving, gedomineerd door religie en Vlaams-nationalisme. Het boek is een reflectie op geheugen, identiteit en de hypocrisie van de Belgische samenleving in die tijd.

Daarna ging Manzillo in op de band tussen Claus en film. In de jaren ’50 en ’60 werkte Claus samen met de Nederlandse regisseur Fons Rademakers, onder andere aan verfilmingen van Het mes en De dans van de reiger. Claus schreef niet alleen scenario’s, maar zocht naar een echte vertaling van woord naar beeld, tussen literatuur en filmtaal. In die zin liep hij vooruit op een ‘multimediale’ benadering van kunst, waarin grenzen tussen genres vervagen.


De lezing belichtte ook de relatie tussen Claus’ werk en de sociale en culturele context waarin hij leefde. Claus was altijd een onafhankelijke denker, kritisch tegenover kerkelijke macht en opgelegde nationale identiteit. In zijn werk staan het lichaam, verlangen en individuele vrijheid centraal. Zijn dood door euthanasie in 2008 bracht een maatschappelijk debat op gang in België, wat nogmaals zijn rol als invloedrijk, maar controversieel figuur bevestigde.


Tot slot, stond Manzillo stil bij de manier waarop Claus de spanning tussen kunst en markt benaderde. Ondanks zijn bekendheid, weigerde hij zich aan te passen aan commerciële logica. Zijn oeuvre blijft een voorbeeld van artistieke integriteit en voortdurende vernieuwing. De lezing bood een rijk maar toegankelijk portret van Hugo Claus, als een nog steeds actuele auteur, die met kracht en visie lezers en kijkers van vandaag weet te raken.

Vertaling van Benedetta Tormena, Francesco Vecchio en Laura Andreuzzi, Erasmus uit UMITS

Relazione sulla conferenza “Hugo Claus, letteratura e cinema. L’arte multimediale tra mercato e innovazione” di Emiliano Manzillo, presidente de La Dante di Anversa

Il 22 maggio, presso lo Stadscampus dell’Università di Anversa, il nostro presidente Emiliano Manzillo ha tenuto una conferenza intitolata “Hugo Claus, letteratura e cinema. L’arte multimediale tra mercato e innovazione”. L’incontro si è concentrato sulla figura complessa di Hugo Claus, annoverato tra i più importanti autori belgi del Novecento. Claus è stato poeta, romanziere, drammaturgo, pittore, regista e sceneggiatore: un artista poliedrico, che ha lavorato in più ambiti senza mai rinunciare alla sperimentazione. Manzillo ha descritto Claus come un autore capace di attraversare epoche e linguaggi diversi, mantenendo sempre uno sguardo critico verso la società.


Una parte centrale della conferenza è stata dedicata alla produzione narrativa, in particolare al romanzo Het verdriet van België (La sofferenza del Belgio), ritenuto il suo capolavoro. Manzillo ha illustrato come Claus abbia usato tecniche narrative complesse, come il flashback e i salti temporali, in uno stile ispirato a Faulkner, con una forte attenzione alla soggettività dei personaggi. Claus racconta la storia del Belgio attraverso la vita di un ragazzo, Louis Seynaeve, che cresce durante la Seconda Guerra mondiale, in un ambiente oppressivo, dominato dalla religione e dal nazionalismo fiammingo. Il romanzo è una riflessione sulla memoria, sull’identità e sull’ipocrisia della società belga del tempo.

Manzillo ha poi analizzato il rapporto di Claus con il cinema. Negli anni ’50 e ’60, collaborò con il regista olandese Fons Rademakers per portare sullo schermo storie tratte da romanzi, tra cui Het mes e De dans van de reiger. Claus non si limitava a scrivere sceneggiature: cercava una vera e propria forma di traduzione tra parola e immagine, tra letteratura e linguaggio cinematografico. In questo senso, l’autore anticipava una visione “multimediale” dell’arte, capace di superare le barriere tra i generi.

 

La conferenza ha anche messo in luce il legame tra l’opera di Claus e il contesto sociale e culturale in cui ha vissuto. Claus fu sempre un intellettuale indipendente, contrario all’autorità della Chiesa e critico verso l’identità nazionale imposta. Nei suoi testi, il corpo, il desiderio e la libertà individuale hanno un ruolo centrale. La sua morte, avvenuta per eutanasia nel 2008, ha aperto un dibattito pubblico in Belgio, confermando il suo ruolo di figura scomoda ma fondamentale nel panorama culturale europeo.

Infine, Manzillo ha riflettuto sul modo in cui Claus ha saputo affrontare la tensione tra arte e mercato. Pur essendo molto noto e riconosciuto, non ha mai ceduto alle logiche del consumo culturale. La sua opera resta un esempio di resistenza artistica e di innovazione continua. La conferenza ha offerto una lettura ricca ma accessibile di Hugo Claus, proponendolo come autore ancora attuale, capace di parlare a lettori e spettatori di oggi con la forza della sua visione e della sua scrittura.


Articolo di Francesco Vecchio e Laura Andreuzzi, Tirocinanti Erasmus dall'Università di Trieste


lunedì 9 giugno 2025

In attesa della presentazione di Stemmen/Voix/Voci

In attesa di accogliere i professori Franco Paris e Marie Jadot per la presentazione della traduzione in italiano e francese delle poesie di Armando, ecco qui l'estratto audio della conferenza del prof. Paris su Claus e Pasolini (in nederlandese), tenuta il 29/06/2023 per La Dante di Anversa presso CVO Encora.

Audio conferenza Claus e Pasolini

martedì 3 giugno 2025

Circolo dei lettori del 31/05: L'età fragile

Sabato 31 maggio si è tenuto un nuovo incontro del Circolo dei lettori della Dante di Anversa, nella stimolante atmosfera della libreria De Groene Waterman.

Protagonista della discussione è stato L’età fragile, l’ultimo romanzo di Donatella Dipietrantonio, autrice già apprezzata per L’Arminuta e Borgo Sud, in cui ha dimostrato una grande sensibilità nell’indagare i legami affettivi e le sfumature emotive più sottili.


L’età fragile affronta il tema della vulnerabilità umana, intrecciandolo a quello della maternità, del trauma e della memoria. Al centro del racconto c’è Lucia, donna di mezza età, che si ritrova ad affrontare il ritorno improvviso e silenzioso della figlia Amanda e il ricordo di un delitto avvenuto trent’anni prima in un campeggio di famiglia. Un passato che riaffiora, in un romanzo che non cerca risposte facili ma accompagna il lettore nei territori complessi del non detto. La scrittura della Di Pietrantonio ha colpito i partecipanti per la sua capacità di suggerire più che dichiarare, lasciando spazio al lettore per interpretare i silenzi e i vuoti tra le righe.

 


Tra i temi emersi durante la discussione troviamo in primo luogo il significato di età fragile: quale sarebbe davvero l’età fragile? L’adolescenza, l’età adulta, la vecchiaia? Il gruppo ha condiviso l’idea che la fragilità non appartenga a una fase specifica della vita, ma possa attraversare ogni età, in forme e momenti diversi. Si è passato poi al ruolo della famiglia: la famiglia è emersa come nodo centrale della narrazione. Un luogo che può essere rifugio ma anche spazio di dolore, silenzi e distanze emotive.


I rapporti descritti dalla Dipietrantonio, spesso segnati da incomunicabilità e tensioni, hanno stimolato un confronto aperto su aspettative, responsabilità e affetti familiari. Ma uno degli spunti più interessanti è stato il paradosso legato agli spazi narrativi. Da un lato, la montagna e il bosco, solitamente considerati ambienti protettivi e rassicuranti; dall’altro, il mare, simbolo di incertezza e pericolo. Eppure, il romanzo rovescia queste aspettative: l’omicidio si consuma proprio nel bosco, luogo ritenuto sicuro, familiare. Questo ribaltamento ha dato vita a una riflessione sulla percezione della sicurezza e su quanto sia instabile il confine tra ciò che ci fa sentire al sicuro e ciò che, invece, potrebbe tradirci.


L'incontro è stato molto interessante, con una partecipazione attiva e tante opinioni stimolanti, un piacevole momento di condivisione, di quelli in cui le storie si intrecciano alle nostre voci, e ne escono scambi sinceri e idee vive.

Angela Mangiacotti, tirocinante Erasmus+ 2025 presso La Dante di Anversa

lunedì 2 giugno 2025

Ennio, una recensione / een recensie

 

ENNIO – Il documentario su Ennio Morricone

Lo scorso sabato 10 maggio, alla Filmhuis Klappei di Anversa, è stato proiettato il film Ennio (2021), diretto da Giuseppe Tornatore. Si tratta di un documentario dedicato alla figura di Ennio Morricone, il celebre compositore italiano che ha ridefinito i canoni della musica orchestrale nel cinema contemporaneo.

Attraverso un mix di interviste, materiali d’archivio, spezzoni cinematografici e registrazioni di concerti, Tornatore costruisce un ritratto intimo, profondo e al tempo stesso monumentale di Morricone, suo vecchio amico e collaboratore di lunga data. Il film ripercorre l’intera carriera dell’artista: dagli esordi come giovane trombettista diplomato al Conservatorio, fino al riconoscimento internazionale come uno dei più influenti e prolifici compositori del Novecento. Lungo il suo percorso artistico e personale si svelano anche tensioni, aneddoti e conflitti che hanno segnato profondamente la sua evoluzione musicale.

Morricone stesso si racconta con una sincerità sorprendente, rivelando le proprie fragilità, le insicurezze e i dubbi che non lo hanno mai abbandonato: il complesso rapporto con il maestro Goffredo Petrassi, il senso di colpa per aver "tradito" la musica classica a favore di quella per il cinema, i momenti in cui ha persino pensato di rinunciare a tutto. Apprendere la sua storia direttamente dalla sua voce dà la sensazione di ascoltare il racconto affettuoso di un nonno o di un vecchio amico che, con un tono ironico e commovente, condivide i ricordi e le intuizioni che lo hanno portato a creare alcune delle colonne sonore più iconiche della storia del cinema.

Accanto alla testimonianza di Morricone, si alternano le voci di altri artisti e registi internazionali (da Bernardo Bertolucci a Clint Eastwood, da Quentin Tarantino a Bruce Springsteen) che celebrano il suo genio, la sua unicità e l’influenza duratura. La struttura narrativa del film non è lineare ma riflette perfettamente la natura stessa dell’universo creativo di Ennio Morricone: complesso ma accessibile, intellettuale ed emotivo, capace di tenere insieme linguaggi anche molto diversi tra loro. Tornatore adotta un ritmo incalzante, quasi musicale: in questo modo la narrazione sembra seguire la stessa logica dinamica e imprevedibile delle composizioni del Maestro.

Non si tratta, dunque, di un semplice documentario cronologico (come a prima vista potrebbe sembrare) ma di una vera e propria partitura visiva: un montaggio polifonico, in cui più voci autonome si intrecciano simultaneamente. Interviste, filmati d’epoca, scene di film, riflessioni personali e sequenze musicali sembrano dialogare tra loro come strumenti in un’orchestra, costruendo un ritratto corale che rispecchia la profondità, la contraddizione e la ricchezza interiore del compositore italiano. A tenere insieme questa struttura “a mosaico” è la voce dello stesso Morricone, che funge da filo conduttore e umanizza la narrazione, conferendo originalità al racconto. Grazie a questo tipo di costruzione narrativa e all’uso di un montaggio rapido, lo spettatore viene totalmente catapultato all'interno della mente contorta e raffinata dell'artista, un vero genio con una passione instancabile.

Ennio non è soltanto un documentario: è un’opera cinematografica a tutti gli effetti, capace di emozionare, istruire e far riflettere. È un atto d’amore verso uno dei più grandi artisti musicali del secolo scorso, che lascia in chi guarda la sensazione preziosa di aver conosciuto, un po’ più da vicino, il mistero di un talento irripetibile.

                                                                          Michela Puzoni, tirocinante Erasmus+ presso La Dante di Anversa 2025


Ennio – De documentaire over Ennio Morricone

Afgelopen zaterdag, 10 mei, werd de film Ennio (2021), geregisseerd door Giuseppe Tornatore, vertoond in het Filmhuis Klappei in Antwerpen. Het is een documentaire gewijd aan de figuur van Ennio Morricone, de beroemde Italiaanse componist die de canons van orkestrale muziek in de hedendaagse cinema herdefinieerde.

Door een mix van interviews, archiefmateriaal, filmfragmenten en concertopnames vormt Tornatore een intiem, diepgaand en tegelijkertijd monumentaal portret van Morricone, zijn oude vriend en langdurige medewerker. De film volgt de hele carrière van de artiest: van zijn begin als jonge trompettist afgestudeerd aan het Conservatorium tot zijn internationale erkenning als een van de meest invloedrijke en productieve componisten van de 20e eeuw. Tijdens zijn artistieke en persoonlijke reis worden ook spanningen, anekdotes en conflicten onthuld die zijn muzikale evolutie diepgaand hebben getekend.

Morricone zelf vertelt zijn verhaal met verrassende eerlijkheid en onthult zijn eigen zwakheden, onzekerheden en twijfels die hem nooit hebben verlaten: zijn complexe relatie met maestro Goffredo Petrassi, zijn schuldgevoel omdat hij de klassieke muziek heeft ‘verraden’ ten gunste van filmmuziek, de momenten waarop hij er zelfs aan dacht om alles op te geven. Als je zijn verhaal rechtstreeks van zijn stem hoort, krijg je het gevoel dat je luistert naar het liefdevolle verhaal van een grootvader of een oude vriend die, op een ironische en ontroerende toon, de herinneringen en inzichten deelt die hem ertoe brachten om enkele van de meest iconische soundtracks in de filmgeschiedenis te maken.

Naast de getuigenis van Morricone zijn er stemmen van andere internationale artiesten en regisseurs (van Bernardo Bertolucci tot Clint Eastwood, van Quentin Tarantino tot Bruce Springsteen) die zijn genialiteit, uniciteit en blijvende invloed vieren. De vertelstructuur van de film is niet lineair, maar weerspiegelt perfect het creatieve universum van Ennio Morricone: complex en toch toegankelijk, intellectueel en emotioneel, in staat om zeer verschillende talen samen te houden. Tornatore gebruikt een druk, bijna muzikaal ritme: op deze manier lijkt het verhaal dezelfde dynamische en onvoorspelbare logica te volgen als de composities van de Maestro.

Dit is dan ook geen eenvoudige chronologische documentaire (zoals het op het eerste zicht lijkt), maar een echte visuele partituur: een ‘polyfone’ montage waarin verschillende autonome stemmen tegelijkertijd in elkaar overlopen. Interviews, historische opnamen, filmscènes, persoonlijke reflecties en muzikale sequenties lijken met elkaar in dialoog te gaan als instrumenten in een orkest en bouwen zo aan een koorportret dat de diepte, tegenstrijdigheid en innerlijke rijkdom van de Italiaanse componist weerspiegelt. De stem van Morricone zelf houdt deze 'mozaïek'-structuur bij elkaar en fungeert als een rode draad die het verhaal vermenselijkt en originaliteit verleent. Dankzij dit soort narratieve constructie en het gebruik van snelle montage, wordt de kijker volledig gekatapulteerd in de verwrongen en verfijnde geest van de artiest, een echt genie met een onvermoeibare passie.

Ennio is niet zomaar een documentaire: het is een echt cinematografisch werk dat in staat is om ons te ontroeren, op te voeden en te laten nadenken. Het is een daad van liefde voor een van de grootste muzikale artiesten van de vorige eeuw, die de kijker achterlaat met het kostbare gevoel het mysterie van een onherhaalbaar talent van dichtbij te hebben leren kennen.

                              Vertaling van Francesco Vecchio, Benedetta Tormena en Laura Andreuzzi, Tirocinanti Erasmus+ UMITS