In giro per la Riviera dei Cedri
La Calabria è una terra strana, davvero strana e particolare: è una
penisola nella penisola e nasconde ancora oggi alcuni tesori che pure per me
essendo calabrese suscitano ancora notevoli sorprese. Uno di questi è senza dubbio
il territorio della Riviera dei Cedri che se non ci siete stati già, va
dal Parco Nazionale del Pollino (uno dei parchi più grandi d'Europa e
sicuramente il più grande d'Italia) fino alla costa media della Calabria
tirrenica che praticamente va da Tortora, nei pressi della Basilicata, fino a
Cetraro; ci troviamo insomma nell’Alto Tirreno calabrese, e proprio da qui ci
si imbatte nella catena montuosa del Parco del Pollino, tra vari monti
che sono stati teatro di diverse occupazioni, partendo dai Greci, Lucani e
Bruzzi, passando per i Bizantini ed i Normanni. Nella zona più interna
scopriamo però che ben prima di tutte queste civiltà vi erano nel periodo
paleolitico già degli insediamenti. Infatti, nella nota Grotta del Romito
(‘romito’ deriva da eremita) si trovano graffiti risalenti a 14.000 anni
fa, di cui il famoso graffito del bue del Romito è il più rappresentativo, in
latino Bos Primigenius, che è appunto antenato di tutti i buoi; nella
stessa grotta che poi tra altri scavi relativamente più recenti ha fatto
rinvenire anche delle tombe con i resti di abitanti di questo insediamento, poi
è servita nel tempo sicuramente anche per meditazioni ascetiche ad alcuni eremiti. Vicino questa grotta si trova il bel paese di Papasidero
(dal greco Papa Isidoro, un monaco bizantino) di origine bizantina,
popolo questo che eredita di fatto buona parte della cultura greca, e la
trasmette nella maggior parte della Calabria, tra cui, appunto la Riviera dei
Cedri e Papasidero.
Proseguendo lungo la costa ci imbattiamo dopo a Cirella la quale di origine appunto greco/romana conserva ancora il fascino dei suoi ruderi di antica costruzione bizantino/normanna. Una città che secondo alcuni era anche l'attracco di navi romane per via dei ritrovamenti di vari resti come anfore e diverse tombe ma anche per la forte presenza di un mausoleo romano e i resti di una villa romana nel suo promontorio, cosa che fa pensare all'insediamento e l'abitazione di una personalità importante, probabilmente un console. Un territorio questo che faceva gola a molti in quanto oltre all'approdo naturale ha anche una isola, l'isola di Cirella che è insieme all'Isola Dino, è una delle due isole, le uniche isole della Calabria. L’isola di Cirella venne usata per approdi ma anche per
costruirvi nei secoli una torre di avvistamento che si aggiunge all'innumerevole quantità di torri che sono presenti lungo tutta la costa tirrenica calabrese, torre che torri che servivano nel periodo medievale ad avvistare e preparare con una settimana di anticipo l'arrivo di pirati soprattutto provenienti dalla Tunisia. Nella parte alta di Cirella ci soffermiamo ad ammirare quello che resta dei ruderi dopo l'ultima battaglia tra inglesi e francesi nell'800, e stiamo parlando appunto del periodo napoleonico quando anche la Calabria venne conquistata dalle truppe francesi, dopodiché la città venne abbandonata di nuovo, giacché una parte della città fu abbandonata a partire dal 1500 quando ci furono delle dure scorribande turche. Già allora alcuni degli abitanti andarono nella vicina Diamante che li accolse come pure accolse alcune popolazioni dei paesi circostanti come Buonvicino, dopo alcune rivolte contro i baroni De Paola, che imperversavano in zona, baroni piuttosto violenti a quanto pare.
Anche Diamante è dotata di una torre di avvistamento (detta il Semaforo)
anch’essa usata per avvertire di quelle invasioni turche e saracene, una torre
che abbiamo visto anche nell'isola di Cirella, torri che si susseguono lungo
tutta la costa fino ad arrivare addirittura in Campania; e queste torri poi si trovano
quindi anche più a nord, a San Nicola Arcella per esempio c'è la torre
Crawford (dedicata ad uno poco noto scrittore americano di gialli e horror
neogotici dell’Ottocento, che qui soggiornò e ambientò alcuni dei suoi
racconti) e qui possiamo ammirare l'altra isola calabrese, l'isola Dino
(erroneamente detta di Dino) dove probabilmente sorgeva un tempio (aedina)
dedicato a Venere oppure, altra ipotesi, il nome deriva dal greco Dina
(tempesta), essa è ben più grande di quella di Cirella; qui la costa
frastagliata è piena di insenature, come l'Arcomagno e l'Arco di Enea o le
vicine e suggestive Praja a Mare e Scalea.
Come abbiamo visto all'inizio questa Rivera non è solo mare ma è anche
montagna e nel circondario ci sono altri paesi come per esempio Verbicaro
dove si fa un ottimo vino e anche Orsomarso dove vi è la Torre
dell'Orologio , di origine longobarda (si, anche i Longobardi sono passati
da queste parti); un altro paese assolutamente da vedere , salendo, a due passi
da diamante, è Buonvicino dove vi è il Museo delle Arti e del Gusto e offre,
oltra alla suggestiva vista, la pittoresca festa di San Ciriàco.
La Calabria è strana, la Calabria è talmente strana, talmente particolare che
ci vien voglia di rapirla, soprattutto rapire questa Riviera dei Cedri, con le
sue pietanze, con la sua gente, con i suoi dialetti le sue danze e con i suoi
artisti. A proposito di dialetti, la zona del Pollino fa parte di una zona
denominata area Lausberg, zona che va dal Tirreno allo Ionio
attraversando il Pollino fino all’inizio della Basilicata, dove si
parlano dei dialetti che hanno una cadenza simile a quelli della Sardegna, c'è
qualcosa che li accomuna. Anche il resto della Calabria si avvale di altri
dialetti, tra cui l’Albanese, il Grecanico, l’Occitano e quelli di derivazione
Campana e Siciliana. Storie di genti e di migrazioni.
Come dicevo, la Calabria è strana, oltre Scilla e Cariddi, oltre le Magare e la Fata Morgana, oltre l’Affascino, oltre ai Vattienti, ci vien voglia di un cedro e di un peperoncino…
Anche la Riviera dei Cedri è strana. Davvero strana. Particolare. La Riviera dei Cedri che dai monti scende direttamente verso il mare, senza fermarsi, è strana.
È proprio particolare. E io me la prendo.
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