Siamo purtroppo in un periodo in cui tutte le notizie sono monopolizzate dal COVID, che ha dirottato tutta la nostra attenzione verso argomenti spiacevoli. Peccato, perché il 2020 segna un anniversario importantissimo per tutti i musicisti ed appassionati della musica: il 250º anniversario della nascita di Ludwig van Beethoven. Figura titanica ed immensa, non ha bisogno di presentazioni: svolse la parte più importante della sua carriera a Vienna, dopo essersi trasferito dalla natia Renania. Nato a Bonn nel 1770, la sua giovinezza è ancora in parte oscura. Ebbe sicuramente origini “belghe” (vi invito a leggere qualche informazione in più in questo articolo http://www.giacomoditollo.it/11-giugno-2017-visita-al-castello-betho-sulle-tracce-beethoven/ e in quest’altro http://www.giacomoditollo.it/04-giugno-2017-visita-ai-luoghi-beethoveniani-belgio/), e la famiglia fu attiva a Mechelen (http://www.giacomoditollo.it/6-settembre-2017-visita-mechelen-sulle-tracce-beethoven/).
Insomma, un personaggio davvero “Europeo”, la cui statura è diventata universale. Ed europei furono anche le personalità di cui si circondò, prima a Bonn, poi a Vienna. E’ da poco uscito un interessante volume dal titolo Andrea Luchesi, il Kapellmeister di Ludwig van Beethoven: Edizione Critica dell’opera musicale, scritto da Ernesto Sparago e Agostino Taboga per “Youcanprint”, che getta luce sul probabile (o su uno dei probabili) maestro(/i) di Beethoven: l’italiano Andrea Luchesi.
Nella Bonn del
XVIII secolo si aggirava un interessante musicista italiano: Andrea Luca
Luchesi. Successore di Beethoven (nonno) come maestro di cappella, ne migliorò
la reputazione, portandola ad essere la terza cappella per importanza in
Germania. Ebbe come assistente Neefe, accreditato come primo insegnante di
Beethoven, e corresse le prime composizioni di Beethoven (nipote), prima di
organizzarne l’esecuzione.
Ammiratissimo
dai contemporanei influenti e appassionati, fu compositore prolifico. Purtroppo,
la musica superstite di Luchesi è per la più parte riferibile al periodo
precedente al suo soggiorno a Bonn, del quale sopravvivono oggi una decina di
composizioni. Questa dispersione ha privato gli studiosi di un materiale
importantissimo per poter comprendere le possibili influenze che la musica di
Luchesi ebbe sulla formazione di Ludwig van Beethoven. Restano le impressioni
di Neefe che lo descrive come un eccellente organista, un musicista “generalmente
conosciuto” e “un compositore gentile, gradevole e vivace, e più puro
nella composizione di molto suoi compatrioti” (“Magazin der Musik” di
Cramer 1782). Benjamin de Laborde lo descrive come “un eccellente organista
le cui sinfonie sono ricercate dai nobili di Germania” (Essai sue la
Musique Ancienne et Moderne 1780). Lo stesso Mozart suonò i concerti di
Luchesi, ed Haydn ebbe il privilegio di incontrarlo, allorquando, in viaggio
per l’Inghilterra, sostò a Bonn nel Natale del 1790.
Insomma, uno dei
tanti personaggi che hanno contribuito a creare una identità europea,
conciliandone diverse anime e preparando la strada al più grande rappresentante
della musica europea. Ne riparleremo. Intanto, ascoltiamoci un brano di
Luchesi: la Sonata in sol maggiore per pianoforte e violino, tratta da
“Sei sonate per il cembalo con accompagnamento di violino”: al pianoforte
Ernesto Sparago (autore del libro sovra citato), al violino Ciro Formisano,
ripresi in diretta il 26.10.2020 presso il Castello Ettore Fieramosca a Mignano
Monte Lungo.
Giacomo Di Tollo
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