Il 16 ottobre scorso fu per la nostra
classe del corso serale d’italiano un giorno memorabile, poiché avemmo il
piacere di accogliere l'attore fiammingo Charles Cornette che veniva a parlarci
del suo mestiere di attore teatrale, e del suo amore per il teatro di Dario Fo
in particolare. Ammetto, con un po' di vergogna ora,
che non avevo mai sentito parlare di Charles Cornette prima. Pensavo di
conoscere più o meno la maggior parte degli attori fiamminghi della sua
generazione attraverso il teatro, il cinema o la televisione, ma questo attore
mi era totalmente sconosciuto.
La mia curiosità essendo suscitata,
sono andato a navigare il giorno dopo su Internet alla ricerca di più
informazioni sulla sua persona. E come mi aspettavo, ci sono relativamente pochi articoli su di lui e poche immagini
su Google. Direi persino, rispetto ai suoi coetanei come Jan Decleir, Frank
Aendenboom o Chris Lomme, notevolmente poche.
Eppure la sua carriera di attore
avrebbe potuto essere come la loro, che inizialmente era in linea con le
aspettative: dopo il suo debutto nel teatro amatoriale (ha interpretato il suo primo ruolo quando aveva 8
anni), diventò attore professionista, prima allo Studio, poi alla fine
degli anni '60 al KNS Antwerp.
Ma quando ad un certo
punto doveva assumersi il ruolo principale da un collega malato in una commedia
di Dario Fo, appena dieci giorni prima della prima, scopri l’opera teatrale del
drammaturgo italiano, che segnerebbe
una svolta nella sua vita. Lì si rese conto che esisteva un tipo di teatro
diverso, che aveva più a che fare con il mondo in cui viviamo, e con i
cambiamenti sociali a l'epoca. Quindi decise di prendere
un congedo temporaneo senza paga dal KNS e viaggiare un po' attraverso l'Europa
per scoprire e conoscere i nuovi sviluppi sul piano teatrale. Così è arrivato in Italia
dove incontrò Dario Fo di persona a
Milano. Fo fu una grande fonte di ispirazione per lui e l’ha incoraggiato a
seguire un nuovo orientamento nel teatro.
Dopo il suo ritorno in Belgio,
Cornette fondò ad Anversa la sua compagnia, la "Internationale Nieuwe
Scène", che produceva spettacoli innovativi e impegnati con grande
successo, inizialmente nei teatri, poi soprattutto sotto dei tendoni, nei padiglioni
industriali o palestre, sia in Belgio che in tournée all'estero. Queste
rappresentazioni includevano musica, canti, danza, monologhi, umorismo,
passione e poesia, e ricadevano su antiche tradizioni come i giullari
medievali.
Uno di questi spettacoli si basava sul
Mistero Buffo, in cui Dario Fo aveva combinato dei anziani frammenti di testi
che aveva trovato e aggiornato, con canzoni popolari ed elementi della
tradizione teatrale italiana, come la Commedia dell'arte. Era un tipo di teatro
completamente diverso, che si occupava per la prima volta davvero di tutti gli
aspetti della vita quotidiana, molto critico nel contenuto e invertendo
completamente un numero di valori fissi. Allo stesso tempo era una
rivalutazione della cultura popolare.
L'aspetto comico non era mai
totalmente assente, l'umorismo dominava il tutto. I tragici soggetti furono
spesso trattati in modo molto comico. Un elemento molto innovativo in questo
periodo fu anche il fatto che gli attori si rivolgevano spesso direttamente al
pubblico, coinvolgendoli così negli eventi che si ambientavano sul palco. Oggi
è la cosa più normale del mondo, ma all'epoca era abbastanza insolito.
Il nome di Charles Cornette è
indissolubilmente legato al collettivo "Internationale Nieuwe Scène",
al Mistero Buffo di Dario Fo in particolare e le storie interpretate in
Grammelot, un linguaggio artificiale composto da suoni e intonazioni
suggestivi, privi di significato in un discorso, che però tutti capiscono.
Per renderlo più chiaro, il nostro
ospite speciale ci dava quella sera una piccola dimostrazione dell'uso del
Grammelot, che presentò con molto
spirito e impegno. Perché nonostante la sua età benedetta, Charles Cornette non
ha perso visibilmente nulla della sua energia e della sua vitalità di prima.
L'entusiasmo con cui parlava della sua carriera, dell'incontro con Fo e
l'influenza che l’opera di questo ha avuto su di lui, con la conseguente
attuazione di un nuovo stile di teatro, delle esperienze vissute durante i
numerosi tour con il suo gruppo, era quasi tangibile.
Fummo quindi piacevolmente sorpresi
quando, per concludere la sua presentazione, ci propose di recitare in classe
un episodio del Mistero Buffo, ovvero “Il miracolo
delle nozze di Cana”. Una proposta che ovviamente non potevamo rifiutare.
È stata una serata molto piacevole e
istruttiva per noi, che non dimenticheremo presto, grazie all'esposizione
affascinante e interessante di Charles Cornette e alla sua esibizione
meravigliosa.
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