In
data 28/05/2021 la tirocinante Erasmus+ Manuela Caianiello ha tenuto una
conferenza online dal titolo “Napoli svenduta”, in esclusiva per i soci della
Dante di Anversa.
Nata
e vissuta a Napoli, Manuela ha notato, soprattutto negli ultimi anni, un
radicale cambiamento nel tessuto urbano e sociale della città, dovuto al
moltiplicarsi del fenomeno turistico. Oggetto della conferenza sono proprio le
conseguenze del turismo di massa nella città di Napoli. Manuela inizia la sua
presentazione analizzando in maniera chiara e puntuale tre grandi filoni
tematici: la turistificazione, la gentrificazione e la brandizzazione.
Con
turistificazione si intende una forma particolarmente aggressiva di turismo,
legata esclusivamente all’economia. Con tale termine ci si riferisce, quindi,
alla tendenza di rendere una città una merce di scambio, considerando il turista
come un mero consumatore. Il fenomeno della turistificazione nasce nel momento in cui in un
luogo si verifica un importante flusso turistico e ha delle gravi ripercussioni
sul tessuto urbano e sociale delle città. Nel caso di Napoli, il fenomeno è
sorto in seguito al boom economico e turistico degli ultimi anni. La città
partenopea è diventata una meta turistica molto richiesta, così come confermano
i dati raccolti dall’Istat e da Federalberghi che posizionano il capoluogo
campano all’undicesimo posto tra le città più visitate d’Italia e al sesto
posto tra le città d’arte più ricercate dai turisti. Altro grande vantaggio per
la città di Napoli è la sua vicinanza a uno dei siti archeologici più famosi
del mondo: Pompei. Sono circa cinque milioni i turisti che hanno visitato
Napoli solo nel 2018; numeri importanti che Manuela approfondisce in maniera
precisa, mostrando un grafico in cui si evidenzia la crescita esponenziale che
ha vissuto la città tra il 2010 e il 2018, anche in relazione ad altre città
d’arte quali Roma, Milano, Firenze, Venezia. Inoltre, dal 1995 il centro
storico di Napoli è considerato Patrimonio dell’Unesco e con i suoi 1020 ettari
e 283 siti costituisce il sito Unesco più esteso d’Europa.
Il
secondo filone tematico ha come protagonista la gentrificazione, si tratta di
un fenomeno socioculturale che caratterizza la nostra contemporaneità e consiste nella
trasformazione del tessuto urbano e sociale della città. Nel caso di Napoli, in
particolare, sono cambiati gli abitanti e l’estetica di alcuni quartieri
storici. A partire dal 2016, sempre più cittadini, soprattutto benestanti, hanno
iniziato ad acquistare immobili nei quartieri centrali della città, per poi
affittarli ai turisti; tutto ciò ha comportato un graduale spopolamento di
alcune zone. È esploso il fenomeno dei B&B e delle strutture ricettive extra
alberghiere. Non a caso Napoli si attesta come la seconda città d’Italia per densità
dell’offerta alberghiera e tra il 2014 e il 2018 circa 5000 appartamenti sono
passati dall’uso abitativo all’uso ricettivo. Manuela affronta, quindi, il tema
dell’emergenza abitativa: il 50% della popolazione a Napoli è in affitto, i
prezzi degli affitti sono in continuo aumento data l’alta richiesta dei turisti
e questo diventa un problema per le persone locali, che non possono contare su
un affitto stabile.
Viene
poi affrontato un terzo filone tematico: la brandizzazione, un vero e proprio
neologismo entrato nel lessico italiano e presente nel vocabolario italiano da
circa dieci anni. Brandizzare una città significa trasformarla
in un marchio, sfruttando gli stereotipi e cercando di vendere (o svendere)
un’immagine illusoria del luogo. Invece di investire sulla valorizzazione e
sulla cura del patrimonio storico artistico, si tende a vendere un’esperienza
non reale. In questo modo, non si entra a contatto con le vere tradizioni del
luogo e l’autentica cultura napoletana si trasforma in un abito cucito su
misura per il turista di turno. Manuela, per avallare la sua tesi, utilizza una
breve frase tratta dal “Piano marketing per lo sviluppo economico turistico
della città di Napoli” che ben riassume la direzione che sta prendendo il
turismo nel capoluogo: “Il turismo è in
costante trasformazione, in quanto deve continuamente adeguarsi alle esigenze
dei turisti, offrendo loro le esperienze che richiedono”.
A
questo punto, la tirocinante Erasmus+ si sofferma in maniera interessante sul
settore gastronomico della città, ponendolo sempre in relazione alle
sfaccettature che l’accoglienza turistica ha assunto. Negli ultimi anni a
Napoli sono sorti numerosi nuovi esercizi legati alla ristorazione, che hanno
contribuito a trasformare la morfologia urbana del capoluogo. Manuela propone
una serie di immagini esplicative, che evidenziano il prima e il dopo di certe
zone e certi esercizi commerciali, con tabaccherie in Via San Biagio dei Librai
che diventano esercizi gastronomici, oppure di Via Toledo, dove un negozio di
sfogliatelle può sostituire un vecchio negozio di scarpe, o ancora di una storica
libreria scolastica in Via San Sebastiano che lascia il posto a un lounge bar.
Un
altro cambiamento nel paesaggio urbano è ben rappresentato dal nuovo
significato che è stato attribuito ai “bassi”, chiamati in napoletano Vasci. Si tratta appunto di abitazioni
tipiche, legate agli strati più poveri della popolazione. La caratteristica di
questi alloggi è che sono posti al piano terra e affacciano direttamente sulla
strada. Generalmente sono piccoli, ai limiti dell’abitabilità, poco arieggiati
e mal illuminati, e ospitano famiglie numerose. Manuela accompagna la
spiegazione di questo aspetto caratteristico di Napoli con delle illustrazioni
e mostra al pubblico la scena del film di Vittorio De Sica Ieri, oggi e
domani, che ben rappresenta la realtà dei vasci di un tempo. Essi,
con l’ondata turistica, sono stati trasformati in B&B, bar e ristoranti.
Segue
un primo breve momento di riflessione; Manuela si interroga, infatti, sul perché
il turismo debba comportare la svendita di una località. Il problema non è dei
singoli che hanno voluto o dovuto adattarsi all’ondata turistica, ma secondo la
nostra Erasmus+, il problema è molto più profondo. A suo parere, sarebbe più
utile pensare a finanziare attività di recupero di alcuni luoghi abbandonati
della città, implementare attività atte a preservare il patrimonio
storico-culturale e continuare con la ricerca di nuovi siti archeologici.
D’altro
canto, il turismo, fenomeno complesso e allo stesso tempo molto affascinante,
porta con sé anche una serie di aspetti positivi che non per forza si legano a
un tornaconto economico. Un esempio riscontrato nella città partenopea e
brillantemente illustrato da Manuela è quello relativo all’illuminazione della
città, non solo in senso metaforico, ma anche letterale. Negli ultimi anni sono
state illuminate alcune zone: i Quartieri Spagnoli da zona losca, luogo di
rapine ed episodi criminali, si sono trasformati in una sorta di villaggio
turistico e sono diventati centro della movida cittadina. In relazione a questi
aspetti legati alla malavita, aggiunge Manuela, è inevitabile pensare al ruolo
svolto dalla camorra nell’apertura delle numerose attività di ristoro; dove c’è
guadagno, spesso la camorra svolge un ruolo di primo piano. Manuela, per
concludere questa parentesi, cita una frase del presidente di Libera Campania,
Mariano Di Palma, che ben sintetizza il legame tra una logica economica di tipo
turistico e la camorra: “La camorra sta
dentro le logiche dell’economia liberista e aggredisce ogni tipo di mercato”.
Nella
parte finale, Manuela dà risalto alle forme di resistenza portate avanti dai
cittadini per rispondere ai fenomeni sopraelencati e nomina varie associazioni
che si impegnano a cercare alternative all’impetuoso mutamento urbano. Cita in
particolare quattro movimenti collettivi: S.E.T., Santa Fede Liberata,
Movimento Campania e FarmVrè, spiegandone i diversi modus operandi. Il discorso
prosegue con la presentazione di due episodi esempio della cosiddetta “resistenza
napoletana”. Il primo è quello di Palazzo Penne, un palazzo rinascimentale
fondato nel 1406 che ha ricevuto nel 2019 lo stanziamento di 10 milioni di euro
per la sua ristrutturazione. Il risvolto negativo di questa vicenda sta nel
fatto che l’amministrazione non ha preso in considerazione il parere dei
cittadini, ma grazie all’azione portata avanti da S.E.T. e Santa Fede Liberata sono
attualmente in corso delle consultazioni di cittadini che si riuniscono periodicamente
con il fine di presentare un progetto e avanzare proposte sul destino di Palazzo
Penne. Il secondo caso è quello del palazzo del Monte di Pietà, nato alla fine
del Cinquecento come monte dei pegni per elargire prestiti senza scopo di
lucro. Il palazzo, di grande valore storico e artistico, è stato messo in vendita
nel 2017 e l’imprenditore che si è proposto di acquistarlo ha avanzato l’idea
di trasformarlo in un albergo di lusso. Ancora una volta, Santa Fede Liberata, l’associazione
culturale Italia Nostra e l’amministrazione si stanno occupando di impedire la
vendita del palazzo e garantire la funzione sociale e museale del bene.
Inevitabilmente,
quando si parla di turismo non si possono non menzionare le conseguenze della
pandemia. Manuela fa notare che chi ha subito maggiormente la crisi non sono
tanto i proprietari dei B&B e delle strutture extra alberghiere, che si
sono potuti reinventare facilmente attraverso affitti a lungo termine, quanto i
musei, i siti archeologici e i proprietari delle strutture alberghiere vere e
proprie rimaste chiuse a causa dell’impossibilità di spostamento imposta dalle
misure restrittive. Altra considerazione che riguarda la città di Napoli è
relativa alla densità di popolazione. A differenza di altre città come Venezia
o Firenze in cui la pandemia ha provocato un vero e proprio spopolamento,
Napoli non è andata incontro allo stesso destino. A conferma di ciò, una
recente foto che mostra una folla di persone locali durante la tipica passeggiata
sul Lungomare. A rimarcare il legame tra la città e la popolazione, inoltre, è
significativo il fatto che a Napoli il turismo non abbia portato le grosse
catene come McDonald's, Burger King, Starbucks come in altre località, dunque persino
la turistificazione a Napoli è avvenuta in salsa partenopea.
Per concludere, Manuela fa riferimento ad alcuni punti del “Piano nazionale di rinascita e resilienza” presentato dal Governo italiano, con la speranza che non rimangano solo parole. Il primo punto sostiene che l’attenzione dovrebbe esser concentrata sulla qualità dei servizi offerti e non sulla quantità. Si dovrebbe, quindi, intervenire sul patrimonio culturale restituendo ai cittadini beni di valori storico e artistico; fronteggiare l’omologazione dell’offerta; rispettare il paesaggio urbano, le attività e le tradizioni nate nel territorio. Bisognerebbe, infine, regolamentare e monitorare piattaforme di home sharing e cercare di avere più garanzie da parte dei locatori. Il settore turistico deve essere una risorsa, sostiene giudiziosamente Manuela, e può esserlo anche perché dà lustro al lavoro svolto da professionisti di vari settori. A tal proposito, mostra un documentario sulla recente scoperta di una villa a Pompei e sui lavori che sono stati svolti ad opera di una squadra di storici e archeologi.
La conferenza termina con una conclusione ponderata: il turismo è un valore per il territorio, nonché una fonte di ricchezza che dovrebbe contribuire allo sviluppo economico e sociale di un luogo, creando nuove occupazioni e investendo sulla valorizzazione e sulla conservazione del patrimonio storico-culturale.
La
presentazione ha riscosso grande successo tra i partecipanti, che sono
puntualmente intervenuti con domande e osservazioni. Vari commenti hanno
riportato parallelismi tra la città di Napoli e altre città italiane che vivono
e sperimentano problematiche simili, legate al turismo di massa. Alcuni esempi
menzionati sono quelli delle città di Venezia, Firenze e Milano. Altre
osservazioni hanno riguardato l’impatto visivo che i negozi turistici
comportano nella fisionomia di una città. In questa nuova forma di turismo,
infatti, non viene quasi mai tenuto conto dell’estetica originaria e del contesto
in cui queste attività nascono. È stata poi evidenziata la doppia anima di
Napoli grazie ad alcuni interventi di spettatori partenopei che attraverso le loro
dirette testimonianze hanno spiegato al pubblico che la città custodisce sia
una zona centrale ed esclusiva, sia una zona popolare con i vasci. Manuela
ritiene possibile vivere e visitare entrambe le anime della città, sia il lato
legato alla tradizione verace e veritiera, sia quello più fittizio.
Camminando per Napoli, la Napoli autentica la si trova, occorre però
la giusta sensibilità per scorgerla. La stessa sensibilità che Manuela ha
dimostrato affrontando in maniera impeccabile un tema così importante e così serio
come quello del turismo di massa, che ogni giorno ha delle inevitabili
ripercussioni sul tessuto urbano e sociale, ma non solo, di Napoli e di tante altre
città.
Camilla Dore
Team Erasmus+ 2021 della Dante di Anversa
Nessun commento:
Posta un commento