martedì 21 gennaio 2020

Pensiero e azione in Sostiene Pereira. Quando l’agire diventa la risultante di un processo semantico che ricerca la propria identità nella libertà.


Pensiero e azione in Sostiene Pereira. Quando l’agire diventa la risultante di un processo semantico che ricerca la propria identità nella libertà.


“I più grandi trionfi della propaganda sono stati ottenuti
non con l'azione ma con l'astensione dall'azione.
La verità è grande, ma ancor più grande,
da un punto di vista pratico, è il silenzio sulla verità.” 


Aldous Leonard Huxley
(Mondo Nuovo, 1932).
                                                                                                                       

Agire secondo ragione o dare ascolto alle ragioni del cuore spesso sono stati due interrogativi molto discussi. In effetti, già un pensatore come Blaise Pascal affermò, in una frase celebre, che: «Il cuore ha le sue ragioni, che la ragione non conosce».
Molto spesso capita di sentirsi a proprio agio nella trattazione di un argomento, o semplicemente ci si sente di parlare liberamente di svariati argomenti con le persone che ci sono a fianco nella vita quotidiana. Eppure, succede spesso che si provi una forma di auto-censura nei confronti di alcune persone o alcune situazioni, nonostante il contesto sociale non crei situazioni di censura esteriore.
Talvolta può accadere che la pressione esercitata dalle idee degli altri possa mettere a rischio la volontà di esprimere le proprie idee con sincerità. A volte può esserci solo una barriera legata alla timidezza a impedire di “esprimersi con il cuore”, come quando si dichiara il proprio amore per qualcuno, o anche quando si decide di affrontare un conflitto relazionale parlando “a cuore aperto”.
Il 10 dicembre del 1948 fu adottata la Dichiarazione universale dei diritti umani dall’Assemblea delle Nazioni Unite. Nell’articolo 18 della Dichiarazione si legge che: «Ogni individuo ha diritto a manifestare la propria libertà di pensiero, di coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare di religione o di credo, e la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell'insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell'osservanza dei riti».
Esattamente dieci anni prima, all’indomani della Seconda Guerra mondiale, la libertà di pensiero e di espressione era ancora negata a causa dei totalitarismi. 
Infatti, è proprio in questo contesto che si collocano le vicende narrate nel romanzo di Antonio Tabucchi: “Sostiene Pereira”. Il romanzo, ambientato nella Lisbona del 1938, narra le vicende del dottor Pereira (nella versione cinematografica interpretato da Marcello Mastroianni), direttore della rubrica cultura del “Lisboa”, e del suo futuro collaboratore, Francesco Monterio Rossi, giovane incaricato dal dottor Pereira di scrivere necrologi anticipati sui personaggi letterari dell’epoca, tra cui Gabriele D’annunzio.



Sabato 11 gennaio 2020, presso la Filmhuis Klappei di Anversa, è stata proiettata la versione cinematografica intitolata Sostiene Pereira, preceduta da un’interessante introduzione di Gabriele Russo, studente Erasmus presso Universiteit Antwerpen, proveniente dalla Federico II di Napoli e sceneggiatore di graphic novel, il quale ha illustrato numerosi aspetti dell’opera letteraria in relazione all’adattamento cinematografico.
Il film, diretto dal regista Roberto Faenza, mostra la città di Lisbona sotto l’influenza del regime dittatoriale salazarista e, nel frattempo, evoca anche alcuni tratti della dittatura franchista.
Infatti, già dalle prime scene è possibile osservare la forte presenza dei militari che passano per le vie della città, pronti a incarcerare e perseguitare sia comunisti sia tutti coloro che avessero espresso un pensiero opposto a quella che era l’ideologia dominante dell’Estado Novo.
Il dottor Pereira, protagonista del film, è un personaggio ambiguo e multi-sfaccettato. Le sue azioni presentano diverse chiavi di lettura. Da una parte egli è cardiopatico, obeso, molto abitudinario (beve continuamente limonate e mangia solo omelette) ed è ossessionato dall’idea della morte, al punto che parla di continuo con la fotografia di sua moglie, recentemente scomparsa; dall’altra, il dottor Pereira è un uomo colto, intelligente, rispettabile, e instancabile lavoratore.

Tuttavia, nel corso degli eventi narrati, egli si trova a vivere un conflitto interiore tale da lacerarlo, tra l’essere e il non essere, diviso tra le ragioni del cuore e il dovere di prestare attenzione, mantenendo gli occhi aperti.
Il dottor Pereira, dopo aver letto un articolo ed esserne rimasto profondamente colpito, decide di offrire all’autore, il giovane Francesco Monteiro Rossi, un lavoro come redattore di necrologi anticipati. Sebbene, in un primo momento, il ragazzo lo abbia avvertito di provare interesse per la vita piuttosto che per la morte, alla fine accetta l’incarico.



Il giovane scrittore, preso dalle ragioni del cuore (come dice egli stesso nel film), mostra liberamente il proprio disprezzo verso la posizione assunta da Gabriele D’Annunzio nei confronti dell’imminente conflitto. Mostrando, al dottor Pereira, una bozza del necrologio molto dura nei confronti dell’Autore, lo stesso suggerirà al giovane redattore di “mantenere un equilibrio tra le ragioni del cuore, avendo sempre gli occhi ben aperti”.
Dalla trasposizione cinematografica emerge chiaramente che il giovane abbia intuito il pericolo che il Portogallo e l’Europa stessero correndo, così come delle possibili ripercussioni nella vita dei propri cari.
Da parte sua il dottor Pereira, stando a contatto con il giovane (per il quale prova pena) avverte che quell’incontro abbia fatto affiorare un lato nascosto del proprio carattere. Non solo. Sembra che abbia acquisito una nuova forza interiore, soprattutto dopo aver accolto, tacitamente, alcune idee del giovane Francesco Rossi, influenzato a sua volta dalla sua fidanzata Marta.
Tuttavia, per paura di ritorsioni da parte del regime, il dottor Pereira non riesce a dare espressione alle proprie idee.

Il ritmo del film, col suo dinamismo, alterna momenti comici (spesso incentrati sulle bizzarre abitudini del dottor Pereira), a momenti di conflitto tra i personaggi e il mondo narrato.
 La narrazione si allontana da una drammaturgia violenta, che si può riscontrare, ad esempio, in film come Salvate il soldato Ryan di S. Spielberg. Allo stesso tempo, la cinepresa rivolge il suo sguardo verso una violenza specificatamente psicologica, derivante da un’ansia sociale crescente in quel periodo storico e causata anche dalla “mitizzazione” dei regimi totalitari.

Secondo Roland Barthes, il mito è ciò che la società borghese fa passare per naturale nonostante sia essenzialmente culturale e storico. In altre parole, un segno che diventa il significante di un altro significato, ne genera un secondo livello semantico, detto anche livello di significazione.
La parola mitica che, secondo l’autore, è composta dal segno svuotato del suo significato originale, e assume una forma di significato connotativo, dunque soggettivo, è tipica dell’ideologia. Poiché, secondo R. Barthes, la società è un “sistema semiologico secondo”, essa produce anche significati altri, veicolati dal pensiero, dall’ideologia o dalla cultura di quel dato sistema societario. In altre parole, ciò che un segno dovrebbe significare assume un altro significato. In questo modo, la libertà di espressione può essere letta come un atto di ribellione (se vista secondo la connotazione data dai regimi totalitari).

Seguendo le vicende del dottor Pereira e di Francesco Rossi, si incontrano altri personaggi, i quali fungono quasi “da staffette” in un percorso ad ostacoli, che vede il protagonista volto ad assecondare non un atto di ribellione (come invece sarebbe designata la parola/segno svuotata di senso dalla miticizzazione dell’ideologia), bensì un atto di libertà. Si tratta della libertà di espressione, che diviene la risultante di un processo percorso dal dottor Pereira, nel momento in cui decide di agire, pubblicando sulla prima pagina del “Lisboa” quanto accaduto al giovane Francesco Rossi, massacrato per aver manifestato le proprie idee.

Sostiene Pereira rimane dunque un film attuale, che fa riflettere e allo stesso tempo è capace di divertire, raccontando con leggerezza una pagina buia della nostra storia. Si può dunque affermare che anche i sentimenti più fragili e le motivazioni più difficili da sostenere, come quelle che dettano le azioni del dottor Pereira, non solo si scontrano con le ragioni del cuore, ma permettono di costruire la nostra storia e di comprendere, secondo ragione, come anche l’agire contemporaneo possa influenzare il futuro delle prossime generazioni.

Erminio Tota




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