La
primavera è giunta copiosa quest’anno alla Dante di Anversa, grazie alla
presenza di due relatrici d’eccezione, Naomi Camardella e Giulia Mangialardi,
che hanno regalato al pubblico dell’Universiteit una doppia serata di
conferenze.
Come
da tradizione, le nostre stagiste Erasmus+ hanno infatti concluso la loro
esperienza nelle Fiandre, scegliendo un argomento rappresentativo delle loro
passioni, dei loro studi o dei loro campi d’interesse e lo hanno presentato, lo
scorso 21 marzo, con grande entusiasmo e professionalità.
Appassionato
e a tratti commovente è stato l’intervento di Naomi Camardella, dell’Università
di Perugia, che ha trattato della letteratura italiana in relazione alla Grande
Guerra. Un tema da lei affrontato per la prima volta in uno dei suoi corsi
accademici e che da allora l’ha colpita al punto da spingerla ad ampliare
autonomamente le sue conoscenze su quella precisa fase storica.
Naomi
ci ha raccontato di come gli intellettuali chiamati al fronte abbiano
registrato in diari, taccuini e memorie i turbamenti legati alla loro
condizione di uomini sotto le armi; fornendoci una testimonianza vivida -
poiché reale - del naturale processo di estraniamento nei confronti del nemico
da abbattere. L’unico modo per sopportare il peso di tutte quelle morti, si
legge in quasi tutti i loro scritti, era infatti smettere di considerare
l’altro come un essere umano, simile nella carne, negli affetti e persino nelle
abitudini quotidiane - se spiato nella “tranquillità” della sua trincea – e
lanciarsi ciecamente in ogni assalto, in ragione di una causa più grande:
l’amor di Patria.
Fermarsi
a riflettere sulla comune caducità delle esistenze coinvolte avrebbe infatti
condotto gli schieramenti opposti a disertare gli ordini dei superiori,
riconoscendo, in quello che qualcuno aveva imposto come nemico, prima di tutto
un fratello. Così come accadde tra le truppe tedesche e quelle britanniche in
occasione della “tregua di Natale” del 1914, rievocata sul finale della
conferenza con un toccante contributo video.
La
serata è proseguita in varietate
concordia, con l’intervento di Giulia Mangialardi, dottoressa in Lettere
classiche dell’Università di Pisa, che ci ha portati indietro nel tempo fino al
I secolo d. C.
Giulia
ci ha fatto l’onore di condividere con noi parte dei temi trattati nei suoi
studi specialistici e approfonditi nel corso della sua tesi magistrale,
rendendoli fruibili al grande pubblico con chiarezza e armonia espositiva.
Partendo
dalle figure di due grandi maestri del passato, Quintiliano - primo insegnante
“stipendiato” dell’Impero Romano - ed Elio Teone di Alessandria - precettore di
origine greca sulla cui vita si sa ancora molto poco - il suo discorso ha
illustrato l’attualità di molte delle teorie pedagogiche che regolavano il
rapporto alunno-insegnante nell’Antichità.
L’enorme
importanza attribuita allo studio della grammatica, della retorica e della
“filosofia” in senso ampio, in quanto strumenti per raggiungere la piena
padronanza dell’uso della parola e preparare il bagaglio culturale
indispensabile alla vita dell’intellettuale, è solo uno degli aspetti che
emergono dalle opere di questi due grandi autori. Le loro pagine sono fonte
inestinguibile di indicazioni pratiche per gli insegnanti, ad esempio su come
far leva sulla psicologia del discente per consentirgli la miglior forma di
apprendimento, assecondare le sue naturali inclinazioni e colmare le sue
lacune, correggendolo, ma con misura, per non demoralizzarlo. Manuali preziosi
dunque, giunti fino a noi grazie al supporto dell’archeologia, dell’epigrafia e
della filologia e che, oltre a consentirci un’indagine sulla formazione
dell’individuo nel periodo greco-romano, si trovano ad essere sorprendentemente
in linea con l’odierno dibattito che coinvolge il mondo della scuola, non solo
in Italia.
Due
interventi degni di nota, davvero molto apprezzati dal pubblico in aula per
l’accuratezza riservata alla preparazione, ma anche per le personalità delle
due oratrici. La conferenza è stata infatti solo una tappa del percorso
compiuto da Giulia e Naomi, che in questi mesi hanno saputo creare all’interno
del comitato saldi rapporti interpersonali, dimostrando di possedere
quell’humanitas che è fondamento di ogni associazione culturale. La loro intraprendenza
e disponibilità d’animo sapranno sicuramente guidarle verso un futuro ricco di
soddisfazioni. Ad maiora!
Rossella
Pensiero
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