Lo scorso sabato 27 aprile si è
concluso il nostro Club del Libro con la discussione del romanzo Le otto montagne (Einaudi, 2016) di
Paolo Cognetti, vincitore del LXXI Premio Strega nel 2017. Un folto gruppo di
lettori ha avuto quindi modo di partecipare al dibattito sul libro e di
approfondire alcune tematiche che vi sono trattate sotto la guida della professoressa
Cristina Albani, consigliere della Dante di Anversa, lombarda ed appassionata
escursionista.
In primo luogo, abbiamo ripercorso per sommi capi la trama del romanzo,
incentrata sulle vicende dell’io narrante, Pietro (per molti aspetti un alter
ego dello scrittore), ripercorse dalla sua più tenera infanzia fino all’età
adulta. Centrale il continuo gioco di dicotomie che si disegnano in maniera
evidente all’interno del racconto: prima le due figure, opposte e
complementari, dei genitori di Pietro, poi il contrasto tra Pietro e il padre e
l’incontro di Pietro con Bruno, adolescente nato e cresciuto in montagna con
cui Pietro stringerà una lunga ed intensa amicizia e tramite il quale, una
volta adulto, cercherà di riscoprire il padre ormai defunto.
I rapporti tra i personaggi del libro sono
sempre inquadrati all’interno del vivo contrasto tra la città e il tempo veloce
della modernità da un lato e dall’altro la montagna e il lento scorrere del
ciclo della natura, nello scontro continuo delle regole che governano questi
due ambienti, contrapposte e, forse, inconciliabili. Insieme a Cristina, ci
siamo fatti contagiare dalla voglia di indossare gli scarponi e iniziare a
risalire una valle alpina per ritrovare tutti gli elementi descritti con
perizia e semplicità da Cognetti. Anche se il finale della vicenda è stato
interpretato in modi molto diversi dai presenti e non è piaciuto all’unanimità,
il libro ha suscitato enorme curiosità nei presenti. Siamo quindi entrati nel
vivo del dibattito discutendo della struttura estremamente studiata del romanzo
e dei riferimenti più nascosti contenuti nelle pagine del libro. Il titolo, ad
esempio. L’autore fa riferimento ad una leggenda nepalese per cui il mondo
sarebbe una ruota con otto punte, otto montagne appunto, avente nel centro la
montagna più alta, il Sumeru. Una tale visione del mondo conduce l’uomo ad un
dilemma: impara di più chi impiega la sua vita a percorrere le otto montagne o
chi si dedica alla scalata del Sumeru? La domanda resta senza risposta, e
riassume con una immagine tutte le vicende del libro.
La chiacchierata si è
conclusa con la presentazione di numerosi paralleli letterari e precedenti
illustri, ampliando ulteriormente gli spunti di lettura che l’incontro ha
sicuramente fornito ai convenuti.
Giulia
Mangialardi
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