Amelia Rosselli, poetessa italiana del
secondo Novecento (1930 – 1996), risulta essere una figura poco nota e studiata
nel panorama letterario italiano, ma la cui originalità merita di essere
scoperta. La dottoressa Adriana Cappelluzzo, attualmente dottoranda presso
l’Università Federico II di Napoli e partecipante entusiasta delle nostre
attività ormai dall’autunno, ne ha presentato la peculiare personalità ai soci
della Dante di Anversa lo scorso 17 gennaio, con un intervento tenuto presso
l’Università di Anversa. Sebbene le sue attuali ricerche si concentrino sulle
figure di Zanzotto e Pasolini, la dottoressa ha avuto modo di approfondire la
conoscenza della vita e dell’opera della Rosselli nel corso dei suoi precedenti
studi, e ha illustrato sia gli aspetti biografici che più hanno contribuito
alla formazione della personalità della poetessa, sia le caratteristiche più
singolari della sua opera.
Le vicende della famiglia Rosselli,
infatti, sono state pesantemente influenzate dalla vita politica italiana del
tempo – il padre, Carlo Rosselli, esule antifascista, venne ucciso in Francia
dagli squadristi nel 1937 – e per questa ragione Amelia, nata a Parigi, è
cresciuta non solo in Francia e Italia, ma anche negli Stati Uniti e in
Inghilterra, a Londra, dove ha intrapreso studi di composizione musicale. La
sua formazione, quindi, è stata quanto mai varia, passando dalle materie
letterarie e filosofiche agli studi musicologici, e facendo di lei una
intellettuale a tutto tondo. Inoltre, ha imparato e praticato fin dalla prima
giovinezza ben tre lingue, italiano, inglese e francese, caratteristica che emerge
in maniera molto evidente nelle sue opere. Quale esempio di questo aspetto, abbiamo
avuto modo di discutere di diversi luoghi del poemetto La Libellula,
composto nel 1958 e pubblicato per la prima volta nel 1969 in apertura della
raccolta Variazioni belliche: pur avendo scelto l’italiano quale lingua
poetica, la contaminazione con le strutture linguistiche degli altri idiomi
noti all’autrice è evidente, nonostante la studiata stesura delle poesie. Altra
caratteristica costante nell’opera della Rosselli è l’attenzione all’aspetto
metrico e musicale dei componimenti, che, insieme alla scelta delle parole, è il
principale portatore di significato ed insieme un potente strumento di
innovazione e libertà dalla tradizione, pur essendo frutto di ricerca nella
tradizione stessa. Sempre in riferimento a La Libellula, la Dottoressa
ha evidenziato il dialogo costante e palese della Rosselli con i poeti del
passato e della sua contemporaneità, italiani e non, come Dante, Rimbaud,
Eugenio Montale e Dino Campana: tradizione ed innovazione, dunque,
caratterizzano ugualmente il componimento.
L’attività poetica della Rosselli,
quindi, deve essere considerata come una costante ricerca di forma poetica e
musicalità che possano trasmettere adeguatamente la realtà così come è
avvertita dalla poetessa stessa. In questo senso, nel saggio esplicativo Spazi
metrici (1962), la Rosselli arriva a coniare il difficile concetto del
“quadrato a profondità timbrica”: la realtà, interagendo con il singolo, si
arricchisce dei dettagli della sua personalità e viene a generare il cosiddetto
“quadrato a profondità timbrica”, a cui la poesia deve quindi aderire,
partendo, da un lato, dall’aspetto visivo, quindi tipografico (tanto che le poesie
stampate assumono nel loro aspetto grafico le sembianze di un vero e proprio
quadrato), e, dall’altro, dall’aspetto musicale, per cui ogni parola deve
essere caratterizzata dalla medesima emissione di voce.
La travagliata vita interiore della
poetessa, che soffriva di un disturbo paranoide-schizoide e che è morta suicida
all’età di sessantasei anni, si riflette quindi nei suoi componimenti tramite
espedienti linguistici e musicali assolutamente originali.
La figura di Amelia Rosselli non ha
potuto che colpire i partecipanti, che hanno avuto l’opportunità non solo di venire
a conoscenza del vissuto della poetessa e di leggerne alcuni componimenti, ma
di ascoltarne il brillante e vivace commento di una giovane e appassionata
docente.
Giulia Mangialardi
Foto di Naomi Camardella
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