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sabato 5 giugno 2021

Napoli svenduta. Le conseguenze del turismo di massa, conferenza Zoom di venerdì 28/05

In data 28/05/2021 la tirocinante Erasmus+ Manuela Caianiello ha tenuto una conferenza online dal titolo “Napoli svenduta”, in esclusiva per i soci della Dante di Anversa.
Nata e vissuta a Napoli, Manuela ha notato, soprattutto negli ultimi anni, un radicale cambiamento nel tessuto urbano e sociale della città, dovuto al moltiplicarsi del fenomeno turistico. Oggetto della conferenza sono proprio le conseguenze del turismo di massa nella città di Napoli. Manuela inizia la sua presentazione analizzando in maniera chiara e puntuale tre grandi filoni tematici: la turistificazione, la gentrificazione e la brandizzazione.



Con turistificazione si intende una forma particolarmente aggressiva di turismo, legata esclusivamente all’economia. Con tale termine ci si riferisce, quindi, alla tendenza di rendere una città una merce di scambio, considerando il turista come un mero consumatore. Il fenomeno della turistificazione nasce nel momento in cui in un luogo si verifica un importante flusso turistico e ha delle gravi ripercussioni sul tessuto urbano e sociale delle città. Nel caso di Napoli, il fenomeno è sorto in seguito al boom economico e turistico degli ultimi anni. La città partenopea è diventata una meta turistica molto richiesta, così come confermano i dati raccolti dall’Istat e da Federalberghi che posizionano il capoluogo campano all’undicesimo posto tra le città più visitate d’Italia e al sesto posto tra le città d’arte più ricercate dai turisti. Altro grande vantaggio per la città di Napoli è la sua vicinanza a uno dei siti archeologici più famosi del mondo: Pompei. Sono circa cinque milioni i turisti che hanno visitato Napoli solo nel 2018; numeri importanti che Manuela approfondisce in maniera precisa, mostrando un grafico in cui si evidenzia la crescita esponenziale che ha vissuto la città tra il 2010 e il 2018, anche in relazione ad altre città d’arte quali Roma, Milano, Firenze, Venezia. Inoltre, dal 1995 il centro storico di Napoli è considerato Patrimonio dell’Unesco e con i suoi 1020 ettari e 283 siti costituisce il sito Unesco più esteso d’Europa.

Il secondo filone tematico ha come protagonista la gentrificazione, si tratta di un fenomeno socioculturale che caratterizza la nostra contemporaneità e consiste nella trasformazione del tessuto urbano e sociale della città. Nel caso di Napoli, in particolare, sono cambiati gli abitanti e l’estetica di alcuni quartieri storici. A partire dal 2016, sempre più cittadini, soprattutto benestanti, hanno iniziato ad acquistare immobili nei quartieri centrali della città, per poi affittarli ai turisti; tutto ciò ha comportato un graduale spopolamento di alcune zone. È esploso il fenomeno dei B&B e delle strutture ricettive extra alberghiere. Non a caso Napoli si attesta come la seconda città d’Italia per densità dell’offerta alberghiera e tra il 2014 e il 2018 circa 5000 appartamenti sono passati dall’uso abitativo all’uso ricettivo. Manuela affronta, quindi, il tema dell’emergenza abitativa: il 50% della popolazione a Napoli è in affitto, i prezzi degli affitti sono in continuo aumento data l’alta richiesta dei turisti e questo diventa un problema per le persone locali, che non possono contare su un affitto stabile.

Viene poi affrontato un terzo filone tematico: la brandizzazione, un vero e proprio neologismo entrato nel lessico italiano e presente nel vocabolario italiano da circa dieci anni. Brandizzare una città significa trasformarla in un marchio, sfruttando gli stereotipi e cercando di vendere (o svendere) un’immagine illusoria del luogo. Invece di investire sulla valorizzazione e sulla cura del patrimonio storico artistico, si tende a vendere un’esperienza non reale. In questo modo, non si entra a contatto con le vere tradizioni del luogo e l’autentica cultura napoletana si trasforma in un abito cucito su misura per il turista di turno. Manuela, per avallare la sua tesi, utilizza una breve frase tratta dal “Piano marketing per lo sviluppo economico turistico della città di Napoli” che ben riassume la direzione che sta prendendo il turismo nel capoluogo: “Il turismo è in costante trasformazione, in quanto deve continuamente adeguarsi alle esigenze dei turisti, offrendo loro le esperienze che richiedono”.  

A questo punto, la tirocinante Erasmus+ si sofferma in maniera interessante sul settore gastronomico della città, ponendolo sempre in relazione alle sfaccettature che l’accoglienza turistica ha assunto. Negli ultimi anni a Napoli sono sorti numerosi nuovi esercizi legati alla ristorazione, che hanno contribuito a trasformare la morfologia urbana del capoluogo. Manuela propone una serie di immagini esplicative, che evidenziano il prima e il dopo di certe zone e certi esercizi commerciali, con tabaccherie in Via San Biagio dei Librai che diventano esercizi gastronomici, oppure di Via Toledo, dove un negozio di sfogliatelle può sostituire un vecchio negozio di scarpe, o ancora di una storica libreria scolastica in Via San Sebastiano che lascia il posto a un lounge bar.


Un altro cambiamento nel paesaggio urbano è ben rappresentato dal nuovo significato che è stato attribuito ai “bassi”, chiamati in napoletano Vasci. Si tratta appunto di abitazioni tipiche, legate agli strati più poveri della popolazione. La caratteristica di questi alloggi è che sono posti al piano terra e affacciano direttamente sulla strada. Generalmente sono piccoli, ai limiti dell’abitabilità, poco arieggiati e mal illuminati, e ospitano famiglie numerose. Manuela accompagna la spiegazione di questo aspetto caratteristico di Napoli con delle illustrazioni e mostra al pubblico la scena del film di Vittorio De Sica Ieri, oggi e domani, che ben rappresenta la realtà dei vasci di un tempo. Essi, con l’ondata turistica, sono stati trasformati in B&B, bar e ristoranti.

Segue un primo breve momento di riflessione; Manuela si interroga, infatti, sul perché il turismo debba comportare la svendita di una località. Il problema non è dei singoli che hanno voluto o dovuto adattarsi all’ondata turistica, ma secondo la nostra Erasmus+, il problema è molto più profondo. A suo parere, sarebbe più utile pensare a finanziare attività di recupero di alcuni luoghi abbandonati della città, implementare attività atte a preservare il patrimonio storico-culturale e continuare con la ricerca di nuovi siti archeologici.


D’altro canto, il turismo, fenomeno complesso e allo stesso tempo molto affascinante, porta con sé anche una serie di aspetti positivi che non per forza si legano a un tornaconto economico. Un esempio riscontrato nella città partenopea e brillantemente illustrato da Manuela è quello relativo all’illuminazione della città, non solo in senso metaforico, ma anche letterale. Negli ultimi anni sono state illuminate alcune zone: i Quartieri Spagnoli da zona losca, luogo di rapine ed episodi criminali, si sono trasformati in una sorta di villaggio turistico e sono diventati centro della movida cittadina. In relazione a questi aspetti legati alla malavita, aggiunge Manuela, è inevitabile pensare al ruolo svolto dalla camorra nell’apertura delle numerose attività di ristoro; dove c’è guadagno, spesso la camorra svolge un ruolo di primo piano. Manuela, per concludere questa parentesi, cita una frase del presidente di Libera Campania, Mariano Di Palma, che ben sintetizza il legame tra una logica economica di tipo turistico e la camorra: “La camorra sta dentro le logiche dell’economia liberista e aggredisce ogni tipo di mercato”.

Nella parte finale, Manuela dà risalto alle forme di resistenza portate avanti dai cittadini per rispondere ai fenomeni sopraelencati e nomina varie associazioni che si impegnano a cercare alternative all’impetuoso mutamento urbano. Cita in particolare quattro movimenti collettivi: S.E.T., Santa Fede Liberata, Movimento Campania e FarmVrè, spiegandone i diversi modus operandi. Il discorso prosegue con la presentazione di due episodi esempio della cosiddetta “resistenza napoletana”. Il primo è quello di Palazzo Penne, un palazzo rinascimentale fondato nel 1406 che ha ricevuto nel 2019 lo stanziamento di 10 milioni di euro per la sua ristrutturazione. Il risvolto negativo di questa vicenda sta nel fatto che l’amministrazione non ha preso in considerazione il parere dei cittadini, ma grazie all’azione portata avanti da S.E.T. e Santa Fede Liberata sono attualmente in corso delle consultazioni di cittadini che si riuniscono periodicamente con il fine di presentare un progetto e avanzare proposte sul destino di Palazzo Penne. Il secondo caso è quello del palazzo del Monte di Pietà, nato alla fine del Cinquecento come monte dei pegni per elargire prestiti senza scopo di lucro. Il palazzo, di grande valore storico e artistico, è stato messo in vendita nel 2017 e l’imprenditore che si è proposto di acquistarlo ha avanzato l’idea di trasformarlo in un albergo di lusso. Ancora una volta, Santa Fede Liberata, l’associazione culturale Italia Nostra e l’amministrazione si stanno occupando di impedire la vendita del palazzo e garantire la funzione sociale e museale del bene.

Inevitabilmente, quando si parla di turismo non si possono non menzionare le conseguenze della pandemia. Manuela fa notare che chi ha subito maggiormente la crisi non sono tanto i proprietari dei B&B e delle strutture extra alberghiere, che si sono potuti reinventare facilmente attraverso affitti a lungo termine, quanto i musei, i siti archeologici e i proprietari delle strutture alberghiere vere e proprie rimaste chiuse a causa dell’impossibilità di spostamento imposta dalle misure restrittive. Altra considerazione che riguarda la città di Napoli è relativa alla densità di popolazione. A differenza di altre città come Venezia o Firenze in cui la pandemia ha provocato un vero e proprio spopolamento, Napoli non è andata incontro allo stesso destino. A conferma di ciò, una recente foto che mostra una folla di persone locali durante la tipica passeggiata sul Lungomare. A rimarcare il legame tra la città e la popolazione, inoltre, è significativo il fatto che a Napoli il turismo non abbia portato le grosse catene come McDonald's, Burger King, Starbucks come in altre località, dunque persino la turistificazione a Napoli è avvenuta in salsa partenopea.

Per concludere, Manuela fa riferimento ad alcuni punti del “Piano nazionale di rinascita e resilienza” presentato dal Governo italiano, con la speranza che non rimangano solo parole. Il primo punto sostiene che l’attenzione dovrebbe esser concentrata sulla qualità dei servizi offerti e non sulla quantità. Si dovrebbe, quindi, intervenire sul patrimonio culturale restituendo ai cittadini beni di valori storico e artistico; fronteggiare l’omologazione dell’offerta; rispettare il paesaggio urbano, le attività e le tradizioni nate nel territorio. Bisognerebbe, infine, regolamentare e monitorare piattaforme di home sharing e cercare di avere più garanzie da parte dei locatori. Il settore turistico deve essere una risorsa, sostiene giudiziosamente Manuela, e può esserlo anche perché dà lustro al lavoro svolto da professionisti di vari settori. A tal proposito, mostra un documentario sulla recente scoperta di una villa a Pompei e sui lavori che sono stati svolti ad opera di una squadra di storici e archeologi.

La conferenza termina con una conclusione ponderata: il turismo è un valore per il territorio, nonché una fonte di ricchezza che dovrebbe contribuire allo sviluppo economico e sociale di un luogo, creando nuove occupazioni e investendo sulla valorizzazione e sulla conservazione del patrimonio storico-culturale.

La presentazione ha riscosso grande successo tra i partecipanti, che sono puntualmente intervenuti con domande e osservazioni. Vari commenti hanno riportato parallelismi tra la città di Napoli e altre città italiane che vivono e sperimentano problematiche simili, legate al turismo di massa. Alcuni esempi menzionati sono quelli delle città di Venezia, Firenze e Milano. Altre osservazioni hanno riguardato l’impatto visivo che i negozi turistici comportano nella fisionomia di una città. In questa nuova forma di turismo, infatti, non viene quasi mai tenuto conto dell’estetica originaria e del contesto in cui queste attività nascono. È stata poi evidenziata la doppia anima di Napoli grazie ad alcuni interventi di spettatori partenopei che attraverso le loro dirette testimonianze hanno spiegato al pubblico che la città custodisce sia una zona centrale ed esclusiva, sia una zona popolare con i vasci. Manuela ritiene possibile vivere e visitare entrambe le anime della città, sia il lato legato alla tradizione verace e veritiera, sia quello più fittizio.


Camminando per Napoli, la Napoli autentica la si trova, occorre però la giusta sensibilità per scorgerla. La stessa sensibilità che Manuela ha dimostrato affrontando in maniera impeccabile un tema così importante e così serio come quello del turismo di massa, che ogni giorno ha delle inevitabili ripercussioni sul tessuto urbano e sociale, ma non solo, di Napoli e di tante altre città.

Camilla Dore
Team Erasmus+ 2021 della Dante di Anversa

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