La conferenza del professor Serafini, tenutasi online giovedì 1° aprile, ha trattato l’argomento dei golosi attraverso l’analisi del VI canto dell’Inferno della Divina Commedia, nel quale vengono appunto raccontate le punizioni inflitte a chi in vita si è macchiato del peccato di gola. La conferenza aveva lo scopo di concludere il ciclo di lezioni online tenute dal prof. Claudio Serafini sul rapporto fra cibo e letteratura, ciclo gentilmente offerto ai Comitati Dante di Anversa, Hasselt e Lovanio, dal prof. Paolo Sabbatini, direttore dell'Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles, a cui va il sentito ringraziamento dei soci.
Inizialmente il professore effettua una distinzione di senso tra l’aggettivo
“goloso” riferito a una persona, ossia qualcuno che ama mangiare dolci e cibi
prelibati, e “goloso” accostato invece a un cibo, al fine di indicare una
pietanza gustosa, ghiotta, che sollecita la gola. Nella Divina Commedia
si fa sempre riferimento al primo significato della parola, relativo dunque ai
peccatori, poiché Dante ritiene i golosi come estremamente avidi e bramosi
oltre ogni misura. Infatti, l’unica forma di fame concepita dal Sommo Poeta è
quella per la conoscenza, mentre considera il desiderio eccessivo di cibo come
un abbassamento della virtù umana.
Sull’argomento cibo, inoltre, viene citato da Serafini il Convivio di Dante, che riprende il modello del simposio platonico attraverso un metaforico banchetto al quale sono invitati tutti coloro che non hanno avuto accesso al sapere. Inoltre, degno di nota è il riferimento al ‘cibo degli angeli’ di quella mensa, un cibo immaginario e suggestivo ricco di significati metafisici.
Un aspetto sottolineato nella discussione è quello della rilevanza che venne
data dai contemporanei alla Divina Commedia, in particolare alle punizioni
alle quali venivano sottoposti i peccatori, tanto che l’opera venne intesa come
un racconto realistico.
La descrizione della legge del contrappasso completa l’approfondimento del
professor Serafini sulla Commedia, il quale, seppur brevemente, tocca
tutti gli elementi necessari e più importanti per una comprensione degli
argomenti della conferenza, anche per un pubblico digiuno di conoscenze dantesche.
Viene infatti chiarito che la punizione infernale corrisponde al rovesciamento
del peccato compiuto in vita, fino a raggiungere l’eccesso di quest’ultimo; segue
l’illustrazione della punizione alla quale sono sottoposti i golosi, immersi
nel fango e straziati da una pioggia incessante e dal latrato di Cerbero. Facendo
riferimento al disprezzo di Dante per i golosi, viene citata l’altra categoria
di dannati che è particolarmente odiata da Dante, ossia quella degli ignavi.
La lettura del canto VI da parte del professore, con la condivisione del testo
sullo schermo, agevola i partecipanti nella comprensione dell’opera. Durante la
lettura il professore si sofferma sull’incontro di Dante con Ciacco e sulla sua
profezia sul destino politico di Firenze. Oltre al canto VI, viene chiamato in causa il canto XXIV del purgatorio, nel
quale si parla ancora di cibo, in particolare di ‘anguille di Bolsena e la
vernaccia’: di queste sarebbe stato ghiotto Papa Martino IV nella vita terrena,
ghiottoneria che deve espiare col digiuno.
Infine, sono stati interessanti alcuni spezzoni di opere cinematografiche che trattano appunto di banchetti e di cibo: La grande abbuffata (1973), accostata ai golosi in quanto narra di quattro amici che decidono di mangiare fino a morire, e Il pranzo di Babette (1988), nel quale la prelibatezza del cibo, cucinato dalla protagonista in un gesto totalmente disinteressato, diviene motivo di gioia per i commensali.
Un argomento che ha animato la discussione fra i partecipanti è stato quello dei disturbi alimentari che, soprattutto oggi, affliggono moltissime persone: anoressia, bulimia e obesità, per citarne alcuni. Il professore ha infatti posto il seguente quesito al suo pubblico: Dante avrebbe perdonato o condannato questi comportamenti nei confronti del cibo? A una domanda tanto interessante quanto complessa si potrà sicuramente dare una risposta, o almeno un tentativo, nello spazio di un’altra conferenza.
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