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venerdì 30 novembre 2018

Michele Fiammingo tra Anversa, Genova e Malaga: incontro con il Dott. Eduardo Lamas-Delgado


Giovedì 22 novembre i soci della Dante di Anversa hanno partecipato numerosi alla conferenza tenuta dal Dr. Eduardo Lamas-Delgado, storico dell’arte e ricercatore presso il KIK-IRPA di Bruxelles, dove ha esposto i risultati delle ricerche da lui condotte su Michele Fiammingo, premiate nel 2017 dall’Accademia Reale d’Archeologia del Belgio e recentemente pubblicate sulla “Revué Belge d’Archéologie et d’Histoire de l’Art” (2018).


Il nome con cui si indica quest’artista, Michele Fiammingo, rivela sia i contatti con l’Italia, dove lavorò, che quelli con le Fiandre, la sua regione d’origine; in virtù della sua internazionalità, questa figura è rimasta ai margini della ricerca fino a tempi recentissimi, quando l’attenzione degli storici dell’arte si è finalmente rivolta anche verso artisti che hanno fortemente influenzato lo sviluppo dell’arte europea viaggiando in tutto il continente. La sua storia è legata con certezza alle due città portuali di Anversa e Genova: alla fine del Cinquecento, questi due centri costituivano importantissimi nodi commerciali ed erano ben collegati via mare. A Genova fu attiva una vivace colonia di pittori fiamminghi, i più famosi dei quali sono sicuramente Rubens (a Genova nel 1604, 1606 e 1607 e morto ad Anversa nel 1640) e Van Dyck (nato ad Anversa nel 1599 e nella città ligure nel 1621 e a più riprese tra il 1624 e il 1627). Sempre a Genova, due fratelli di Anversa, Cornelis e Lucas de Wael, pittori entrambi, aprirono una bottega e avviarono una florida attività commerciale connessa alla realizzazione di quadri di piccolo formato, facilmente vendibili. Inoltre, molti giovani artisti fiamminghi, dopo aver studiato nelle botteghe di Anversa, approdarono a Genova soggiornando presso i fratelli De Wael, che offrivano loro una casa, una bottega dove continuare il loro apprendistato e un’attività commerciale ben avviata per potersi inserire sul mercato dell’epoca.

Proprio una fonte genovese, il saggio di Raffaele Soprani intitolato Le vite dei pittori, scultori e architetti genovesi (1674), trasmette ad oggi la maggior parte delle informazioni relative alla vita di Michele Fiammingo: formatosi presso la bottega di Rubens ad Anversa, si trasferì a Genova dove studiò con Cornelis de Wael e iniziò a dipingere ritratti alla maniera di Van Dyck, partì poi per la Spagna dove morì, ancora giovane, per malattia.

Basandosi su queste informazioni, il dr. Lamas-Delgado identifica con Michele Fiammingo un Michele di cui si ha notizia presso la bottega di Rubens, e che, dopo essersi formato ad Anversa, terminò la sua carriera a Malaga, in Spagna. Malaga era un porto fiorente a livello commerciale e ben collegato sia con Anversa ed Amsterdam sia con Genova. Qui lavorò il pittore Miguel Manrique, che, secondo quanto testimoniato da fonti documentarie, sarebbe giunto a Malaga nel 1642 proprio da Genova: i dati che portano quindi all’identificazione di Michele Fiammingo con Miguel Manrique sono assai consistenti.

Michele Fiammingo/Miguel Manrique si è quindi formato ad Anversa e può essere considerato un epigono di Rubens per il suo stile innovativo, dal forte gusto barocco. Il rapporto tra le due mani emerge chiaramente dal confronto con l’opera più famosa sicuramente attribuita a Miguel Manrique, un dipinto di grandissimo formato raffigurante la cena in casa di Simone il Fariseo conservato presso la Cattedrale di Malaga, e la Cena in casa di Simone il Fariseo di Rubens e bottega, oggi all’Ermitage: in entrambe le opere, si nota, ad esempio, la presenza di elementi architettonici nella scena, solamente accennata in Rubens e portata all’estremo da Michele/Miguel. Sempre questo quadro di Manrique dimostra legami con la scuola genovese: per citarne uno, il trattamento dei tessuti è molto distante da quello adottato da Rubens, ma trova puntuali riscontri nelle opere di Cornelis De Wael. Michele Fiammingo/Miguel Manrique ha quindi lavorato a Genova inserendosi non solo nel panorama artistico locale, ma anche nel circuito commerciale dell’epoca, fino ad arricchirsi e ad affermarsi a Malaga come novello Rubens spagnolo. Le sue opere sono state duramente decimante dalla rivolta anticlericale del 1931 a Malaga che portò alla distruzione e al saccheggio di gran parte del patrimonio artistico conservato nelle chiese e nell’archivio diocesano.

Ciononostante, la ricerca di Eduardo Lamas-Delgado non solo ha il merito di aver richiamato all’attenzione degli studiosi contemporanei la vicenda di questo pittore, ma ha portato anche alla proposta di attribuzione a Michele Fiammingo/Miguel Manrique di un’opera anonima, raffigurante l’Assunzione, conservata sempre nella Cattedrale di Malaga. Nel dipinto, sarebbero riconoscibili sia elementi legati sia alla formazione del pittore, con richiami alla pala d’altare di Rubens conservata nella Cattedrale di Anversa, sia al suo soggiorno genovese, per la citazione dell’apostolo Pietro condivisa con la pala d’altare realizzata da Guido Reni per i Gesuiti di Genova e per quella di un personaggio che sembra ritrovarsi in un dipinto di Van Dyck e che potrebbe essere identificato con Cornelis De Wael. Per questo e per gli altri aspetti ancora da chiarire della vicenda, non resta che augurarsi che altri preziosi dettagli emergano dalle future ricerche.

Giulia Mangialardi
Foto Naomi Camardella


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