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giovedì 15 novembre 2018

Incontro con la prof.ssa Anne Morelli: Gennaro Rubino e l’attentato a Leopoldo II


Giovedì 8 novembre la storica Anne Morelli, professoressa dell’Università Libera di Bruxelles, ha incontrato i soci della Dante di Anversa e tenuto una conferenza incentrata sui movimenti anarchici in Italia e Belgio e sulla travagliata storia di Gennaro Rubino, a cui ha dedicato il volume intitolato Rubino, l'anarchiste italien qui tenta d'assassiner Léopold II (Labor, 2006; tradotto in nederlandese come Rubino, de aanslag op Leopold II, Epo, 2009).

In primo luogo, sono stati rievocati alcuni eventi storici indispensabili alla comprensione del clima di tensione e di ingiustizia sociale che ha caratterizzato gli ultimi decenni dell’Ottocento e i primi del Novecento, quando reali e politici di tutta Europa sono stati vittime di attentati, riusciti e non. Basti ricordare il tentato assassinio, nel 1858, di Napoleone III da parte di Felice Orsini, trasformatosi in strage, oppure il cosiddetto “decennio delle bombe” (1894 – 1904), entro il quale si sono registrati numerosi attentati operati da anarchici italiani.


Nello studio del fenomeno degli attentati, quindi, sempre tenendo presente il contesto storico generale, si afferma la necessità di indagare anche la storia individuale del singolo che prende l’iniziativa di un gesto tanto estremo. La strategia di fondo della corrente anarchica, ossia l’uccisione di un personaggio di spicco della vita politica del tempo, era quindi condivisa e ritenuta funzionale ad innescare nel popolo la rivolta contro il sistema costituito. In questo, gli anarchici italiani furono protagonisti, tanto da alimentare l’immagine stereotipata dell’attentatore “naturalmente italiano” diffuso nella stampa dell’epoca: nel 1894, Sante Caserio pugnala mortalmente il Presidente della Repubblica francese Sadi Carnot, e viene perciò ghigliottinato; nel 1897, Michele Angiolillo uccide il Presidente del Consiglio spagnolo Antonio Cánovas del Castillo; ancora, nel 1898, Luigi Lucheni pugnala con una lima l’Imperatrice Elisabetta d’Austria, Sissi; in Italia, nel 1900, Gaetano Bresci spara al re Umberto I di Savoia, uccidendolo. Dietro ad ognuno degli eventi ora ricordati c’è però anche la storia del singolo artefice, che spesso concorre in maniera determinante alla realizzazione di questi atti che tanto hanno modificato la storia.

Il caso di Gennaro Rubino, sconosciuto ai più, illustra perfettamente questo assunto. Rubino trascorse la sua giovinezza in Puglia, dove, pur dimostrandosi un ottimo studente, non ebbe modo di proseguire gli studi a causa delle condizioni economiche della famiglia. Costretto quindi a lavorare, decise di emigrare a Londra in cerca di maggior fortuna. Qui si trovò a contatto con un ambiente intellettuale libero e si avvicinò al movimento anarchico. Non riuscì, però, a trovare successo in ambito lavorativo e faticò a mantenere se stesso e la sua famiglia. Per questo accettò di lavorare per il consolato italiano come spia nei circoli anarchici. Scoperto dai suoi compagni, divenne per tutti un traditore.

A questo punto, la vicenda personale di Rubino si intreccia con la storia del Belgio: nel 1902, il popolo belga scese in piazza in più occasioni per chiedere il suffragio universale, e si dice che re Leopoldo II abbia ordinato di sedare sul nascere con la forza ulteriori manifestazioni. Fu così che a Lovanio nell’aprile del 1902 morirono sei manifestanti, e il nostro Rubino decise di dimostrare di essere fedele alla causa anarchica uccidendo il re. A fine ottobre dello stesso anno, si trasferì a Bruxelles; pochi giorni dopo, si appostò tra la folla che attendeva il re di rientro da una cerimonia religiosa. Riconosciuto il sovrano, sparò contro la carrozza che lo trasportava, mancando il suo obiettivo. Immediatamente arrestato, fu condannato all’ergastolo e rinchiuso nel carcere di Lovanio, dove scrisse le sue memorie e morì dopo oltre quindici anni di isolamento.

Il ritratto di Gennaro Rubino è emerso in maniera assai vivida e ha suscitato un dibattito acceso e variegato al termine della conferenza. In poco meno di un’ora, abbiamo avuto modo di riflettere sulla storia d’Italia e degli italiani all’estero, del Belgio e dell’Europa di inizio Novecento, sul rapporto tra verità storica e resoconto datone dalla stampa dell’epoca, sull’importanza degli ideali politici e al tempo stesso della vicenda personale dei singoli nella determinazione della storia comune. Con grande maestria e chiarezza, la professoressa Anne Morelli ci ha guidato alla conoscenza di questo pezzo di storia da un’angolazione nuova, che ci auguriamo possa essere svelata presto anche al pubblico italiano.

Giulia Mangialardi

Le foto in questo articolo sono di Naomi Camardella, stagista Erasmus presso La Dante di Anversa.

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