Martedì 8 maggio, presso l’Università di Anversa, abbiamo
assistito ad una conferenza-spettacolo sul teatro dei burattini, tenuta dal
maestro burattinaio Maurizio Gioco con l’accompagnamento musicale di Francesco
Pagani. Il teatro dei burattini nasce in Italia nel 1700 e raggiunge la sua
massima popolarità nel 1800, grazie agli spettacoli nelle grandi piazze,
i quali riescono a raccogliere un gran numero di spettatori.
Dopo un brano di
apertura eseguito con l’armonica a bocca e l’organetto diatonico, i nostri
artisti ci hanno accompagnato alla scoperta dei luoghi che hanno dato origine
alla loro arte. Maurizio ci ha parlato della sua amata Verona, città che ospita
da quattro anni il suo Atelier – Teatro
Giochetto, gestito insieme alla sua famiglia. Si parla infatti di “famiglie
di burattinai”, in quanto tutti i membri del nucleo familiare vengono coinvolti
nelle varie attività che ruotano attorno al teatro dei burattini.
Un simbolo della città
di Verona, nonché fonte di ispirazione per i burattinai, è il fiume che
l’attraversa, l’Adige. Il fiume è portatore di storie, nel fiume scorrono i
racconti che partono dalla montagna e arrivano al mare, “il fiume è vivo”,
afferma Maurizio. I burattini nascono infatti tra le montagne, ma è lungo il
fiume che prendono vita: per i montanari, dare voce ad un oggetto inanimato era
un sacrilegio.
Esistono diversi tipi di
burattini: i burattini a guanto (classici del nord Italia); le guarattelle
(tipiche della Campania) e i pupi siciliani, marionette armate nate in realtà a
Napoli con la farsa napoletana. Questi differiscono tra loro per letteratura e
repertorio, ma non solo. Dal punto di vista costruttivo per esempio, le
guarattelle hanno la testa più piccola. Ma la più grande differenza si
riscontra tra i pupi siciliani e i burattini: mentre i pupi sono pesanti e
“toccano terra”, i burattini sono più leggeri, più manovrabili e “toccano il
cielo”. Anche se, spiega Maurizio, tanto manovrabili non sono. Se in un primo
momento pensava che i burattini fossero facili da gestire, ben presto ha capito
che sono loro a comandare e a prendere il sopravvento su di lui.
I personaggi presentati da
Maurizio sono molteplici: Pantalone, padrone vecchio e avaro; Brighella, servo
attaccabrighe e dispettoso; Arlecchino, anche lui servo ma dall’animo libero;
Colombina, serva contesa tra il padrone Pantalone e il servo Arlecchino;
Sandrone, contadino rozzo e grottesco. Maurizio porta in scena la personalità e
le emozioni di ognuno di loro, accompagnato dal ritmo incalzante dell’organetto
di Francesco.
Ma come nascono i suoi
spettacoli? Da un’idea “presa al volo”, si passa allo studio delle fonti
storico-letterarie, attività che lo appassiona particolarmente. In seguito, si
passa ai disegni e alla stesura del copione provvisorio, quindi alla ricerca
musicale. Si arriva poi alla scultura e alla ricerca delle stoffe, seguita
dalla creazione degli abiti (compito affidato alle donne di casa). Infine, si
provano i dialoghi e i movimenti e lo spettacolo passa in produzione.
Tra i suoi spettacoli ricordiamo
Storie di streghe, La ballata del brigante e La decima musa, quest’ultimo in
collaborazione con lo stilista Ennio Castellani.
Di notevole interesse
anche gli interventi di Francesco Pagano, musicista preparato e di grande esperienza,
che per l’occasione ha fatto dono alla Dante di Anversa di una copia del
preziosissimo e curatissimo volume Strumenti,
musiche e balli tradizionali della Provincia di Verona, testimonianza
precisa del patrimonio popolare veneto, a cura dello stesso Pagani e di D.
Fiorini.
Sulle note del brano di
chiusura, Maurizio e Francesco dimostrano come il teatro dei burattini sia un
crogiolo di arti diverse, dalla scultura alla pittura, dalla letteratura alla
musica. Ringraziamo infine la socia Marijke Elst per aver reso possibile questo incontro.
Melania Mereu
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