“Questa città è dipinta di suoni e la
musica
ne
è un elemento essenziale”
John Turturro
Il
desiderio di tramandare una storia, con i suoi valori e la sua morale, permea
ogni aspetto dell’esistenza umana. L’atto stesso del narrare si avvale della
presenza di molteplici destinatari, che si apprestano a rimodellare
quell’esperienza viva di simboli e significati in nuove forme culturali.
Passione,
documentario musicale diretto dal regista italo-americano John Turturro, ha
l’intento di mostrare il paradosso che si cela dietro il velo della cultura
partenopea e della sua incessante produzione artistica. Aneddoti,
interviste, video d’epoca e storie prese in prestito dalla cultura popolare ci
accompagnano in questo viaggio musicale alla riscoperta di Napoli, città che ha
saputo distinguersi nel panorama musicale moderno e contemporaneo per la sua
ricchezza espressiva.
La
musica qui è descritta come un movimento interiore, da parte del popolo
napoletano, che si dà in quanto risposta agli accadimenti storici e alle
difficoltà insite nel quotidiano. Tutto questo ci porta alla riflessione che la
musica non sia semplicemente un medium, ma è anche il radicamento intertestuale
di sentimenti, emozioni, passioni e desideri di chi produce e di chi ascolta.
Quando questi due poli non si incontrano più, che cosa resta della musica che
ha saputo assorbire e tramandare lo spirito del tempo in forme sempre nuove?
Illustri
interpreti si sono cimentati in quest’impresa, per citarne alcuni: da
Ferdinando de Lucia a Sergio Bruni, da Enrico Caruso a Massimo Ranieri, fino ad
arrivare a Pino Daniele.
Passando
da Piazza San Domenico Maggiore, da castel dell’Ovo, castel Sant’Elmo, da
Palazzo Spagnolo e da numerosi vicoli della nota città partenopea, il nostro
viaggio si colora degli echi della storica canzone napoletana, nata dal popolo
che sceglie accuratamente tematiche di vita quotidiana, dal valore universale.
Buchi
di sceneggiatura, ellissi nel montaggio e inquadrature discontinue rendono il
ritmo incalzante, come se si volesse incastrare con la musica, che ormai
appartiene al territorio del visivo. L’uso frequente del montaggio parallelo ci
sbalza direttamente all’interno della scena, i movimenti di macchina sono
spesso volti dal basso verso l’alto, quasi a voler sottolineare metaforicamente
il carattere di una musica prodotta dal popolo per il popolo.
La
fotografia pone il suo accento sulla vividezza dei colori, senza abusare della
profondità di campo, quasi a delineare la cornice in cui si muovono gli attori
delle storie narrate attraverso la musica. La
colonna sonora? Nel docu-film ben quindici storiche canzoni napoletane (Vesuvio, Era De Maggio, Comme Facette
Mammeta, Marruzzella, Malafemmena, Don Raffaè, Nun Te Scurda, Passione,
Tammurriata Nera, Catarì, Caravan Petrol, Canto delle lavandaie del Vomero,
Dove sta Zazà, Indifferentemente, Napule è) vengono riadattate e re-interpretate
dallo sguardo del regista, distaccato dal clima napoletano.
Passione
è stato presentato il 4 settembre del 2010 alla 67ma Mostra del cinema di Venezia (fuori concorso) ed ha vinto il Capri Cult Movie Award per la regia di Turturro, il premio Ischia Art Award
per l’interpretazione di Raiz nel brano Nun
Te Scurda, e il premio della città di
Roma come miglior film.
Ogni
canzone presenta delle tematiche interessanti dal punto di vista sociale: il
ruolo della donna, il dopoguerra e l’integrazione, il multiculturalismo, le
difficoltà del quotidiano, l’amore, il territorio, la storia, gli aspetti
positivi e negativi di una città difficile ma allo stesso tempo unica.
Un
insieme di eros, inteso come desiderio verso il possibile, e di vitalità che si
sottraggono alla sofferenza di un popolo che instancabilmente ha prodotto nei
secoli un’infinità di artefatti culturali, opere, poesie e musica. Un
paradosso certamente, ma come tutti i paradossi esso cela un significato più
profondo: l’amore verso la vita che, come la cenere vulcanica, si disperde per
nutrire la natura autentica delle passioni.
Erminio Tota
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