Mercoledì 1 novembre abbiamo avuto il
piacere di incontrare alla fiera del libro di Anversa Luigi Ballerini, un
autore di origine ligure impegnato non solo nella scrittura di testi per
adolescenti, ma realmente coinvolto nel mondo giovanile vista la sua prima professione
da psicanalista. Al Boekenbeurs ha presentato la traduzione nederlandese
di Io sono Zero (Mijn naam is nul) e Imperfetti (Onvolmaakt),
due lavori che hanno suscitato l’interesse del pubblico presente, il quale si è
interrogato sul processo di scrittura alla radice di questi due romanzi.
La scelta di partire, in entrambi i
libri, da una realtà alterata, tecnologicamente sconvolta, vuole far avvicinare
il ragazzo-lettore ad un mondo che conosce molto bene: quello virtuale dei
social network, dove la rete ampia di conoscenze è debole in quanto alimentata
da un mezzo informatico e pone al centro un individuo solo e incapace di
distinguere cosa è autentico e cosa non lo è. Zero, il protagonista del primo
racconto, solo in seguito ad un blackout riesce a prendere coscienza di quanto
la propria società sia stata contaminata da un’uniformante tecnologia e da qui
prende le mosse per scoprire se stesso. Nel corso di tutta la narrazione, nella
mente del quattordicenne si insinua una voce che lo richiama alla disciplina e
all’ordine, una sorta di Super-Io freudiano, ovvero quel bagaglio di
preconcetti culturali dati dalla famiglia e, in questo caso, dal mondo apatico
in cui si trovava prima e che ora deve mettere a tacere.
In Imperfetti, invece, viene
messo in discussione il concetto di talento associato alla perfezione, una
strada che non può portare alla felicità. Ballerini disegna tre personaggi,
ovvero tre concorrenti di un reality televisivo costretti ad essere plasmati
seguendo un canone che tuttavia non riescono a rispettare, vista
l’impossibilità di reprimere i tratti originali di ciascuno di noi. La critica
è diretta ai modelli proposti dalla TV, ma anche all’errore genitoriale di
pretendere il figlio “perfetto”.
Sara Lovisa, Giulio Napoletano, Luigi Ballerini, Emiliano Manzillo
L’autore presenta una realtà a tratti
spietata, non filtra le problematiche che intende affrontare e lascia al
lettore il margine d’interpretazione dei fenomeni che descrive, come accade nel
finale aperto di Imperfetti. Al ragazzo che legge viene infatti
richiesto senso critico, viene stimolato allo sviluppo di una propria posizione
davanti ad un fatto, si crea insomma una dimensione paideutica all’interno del
romanzo. Per poter arrivare a questo risultato e rendere più realistico
possibile lo scenario distopico dei suoi racconti, Ballerini ricorre alla
propria esperienza, riporta sulla pagina dei personaggi i quali tratti
caratteriali ricordano alcuni suoi amici, recupera le sensazioni che provava da
ragazzino (come la prima volta che ha visto e toccato la neve, stessa
esperienza che vive Zero una volta uscito dal suo mondo virtuale) e, per
finire, s’impegna in un costante lavoro di scrittura e riscrittura, cestinando
e ripescando idee già elaborate, talvolta desideroso di concludere una storia
per poterne iniziare una nuova che già si fa largo nella sua mente.
Sara Lovisa
Luigi Ballerini è stato ospite ad Anversa grazie alla collaborazione tra Clavis e Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles.
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