Il
9 settembre At the gallery ha
inaugurato la mostra “arte! – Uno spettacolo italiano”. A essere esposte le
opere dei più rinomati artisti italiani: Maurizio Cattelan, Massimo Vitali,
Giuseppe Penone, Mimmo Rotella.
Primeggiava
black star di Cattelan, l’artista più
quotato sul mercato, instancabile perturbatore, maestro della provocazione.
Anche se lui dichiara “Non ho mai fatto niente di più provocatorio e spietato
di ciò che vedo tutti i giorni intorno a me. Io sono solo una spugna. O un
altoparlante”. L’ironia è l’ingrediente vitale della filosofia di Cattelan ma
non solo, le sue opere, infatti, destano scalpore e (a volte) indignazione per
il loro carattere dissacrante.
Colpiva
anche la grande fotografia di Massimo Vitali, noto “fotografo delle spiagge”. I
diversi panorami balneari da lui immortalati rappresentano lo specchio della
società. La spiaggia -dice Vitali- è un ottimo punto di osservazione perché la
gente si mostra per quello che è con naturalezza e disinvoltura, non si
atteggia, non ha difese.
Questo
microcosmo diventa così luogo privilegiato per osservare, con una lente
macroscopica, cambiamenti lampanti, evoluzioni identitarie, involuzioni
imprevedibili, abitudini cangianti e molteplici interazioni umane.
Tuttavia
nella foto in questione a impressionare l’osservatore è l’industria che si
staglia alle spalle del litorale. Potrebbe sembrare frutto di un fotomontaggio
ma purtroppo così non è. Il fotografo ha solo il merito di aver scelto l’angolatura
da cui ritrarre il suo soggetto prediletto, il resto è cruda e triste realtà.
E
quell’effetto caraibico non è dono della natura ma il risultato degli scarichi
di carbonato di calcio dell’industria Solvay. I numerosi bagnanti -seppur
consapevoli- sono così interessati a visitare e godere di quelle spiagge
bianche, da ignorare anche il divieto di balneazione presente. Ecco qui,
prepotentemente mostrata la contraddizione umana.
Mimmo
Rotella, invece, esprime tutta la propria originalità nell’uso dei manifesti
cinematografici.
Un
forte impatto visivo sull'immaginario collettivo viene fuori dalla tecnica da
lui inventata: il décollage. Strappi, tagli e correzioni sono gli ingredienti
della sua forma d’arte. Manifesti incollati l'uno sopra l'altro e strappati in
modo da rivelare gli strati sottostanti e i particolari nascosti.
I
manifesti da lui selezionati sono in gran parte locandine dei classici del
cinema, dove lo spettatore riesce a riconoscere i nomi e i volti delle star di
Hollywood.
Ultimi
ma non in ordine di importanza i disegni di Giuseppe Pennone, espressione della
maggiore libertà dell’immaginazione. Idee, sensazioni, concetti sono sviluppati
su un sostegno cartaceo attraverso una semplice matita. È così che l’artista
decide di dar sfogo alla sua creatività.
Manuela
Ferraro
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