venerdì 9 marzo 2018

Il fumetto: quando la letteratura si sposa con l’iconicità


Graphic Novel, fotoromanzo, comic book, e perché no…il fumetto sono tutt’oggi le nuove forme d’arte in grado di coinvolgere il grande pubblico?
Queste appartengono all’immaginario collettivo unicamente come fenomeno di cultura popolare, spesso relegate al di fuori dello statuto dell’arte. Nonostante ciò, l’arte del racconto per immagini non è una monade del panorama mainstream. Esistono di certo due categorie editoriali distinte: da una parte quella del fumetto seriale, dall’altra quella della graphic novel.



La prima categoria è strutturata per generi distinti, pone l’accento sul personaggio, la si può trovare in edicola con tirature alte per la larga diffusione, garantendo la riconoscibilità del marchio.
Il termine graphic novel nasce negli Stati Uniti degli anni 60’-70’ per distinguersi dal fumetto seriale, o comic book. La graphic novel non è strettamente un prodotto seriale, i contenuti sono rivolti ad un target di persone adulte e l’enfasi è posta sullo stile dell’autore, in più esse sono distribuite in libreria e non in edicola.



Gianmaria Caschetto sostiene che questa distinzione in categorie è relativa, perché non tutti i fumetti popolari appartengono al territorio mainstream. In più bisogna considerare che molti autori della graphic novel hanno lavorato inizialmente al fumetto seriale. In questo contesto si inserisce a pieno titolo il fumetto italiano, con illustri autori, tra i quali Gianmarco Berardi, Tiziano Sclavi, Giorgio Cavazzano, Milo Manara e Roberto Zaghi.
Il contributo italiano è notevole, basti pensare ad opere come Hugo Pratt, Tex o Dylan Dog. La parola fumetto è italiana, e indica la nuvoletta di fumo presente nei dialoghi dei personaggi. La grammatica visiva, le regole della visualità, derivano da un lavoro duro in cui lo sceneggiatore e il disegnatore lavorano costantemente per rendere gradevole l’esperienza della lettura. Un’arte, come afferma lo stesso Caschetto, tanto facile da fruire quanto difficile da fare bene.




Ed è stato proprio Alessandro Q. Ferrari, il secondo ospite di quest’incontro, a chiarire al pubblico presente il lavoro dello sceneggiatore, il cui vero talento non è tanto quello di scrivere bei dialoghi, ma di “vedere la tavola quando ancora non c’è”, di “chiudere gli occhi e vedere la propria storia disegnata, finita, quando ancora non esiste”.



Studioso di letteratura e cinema, collezionista sfegatato di fumetti, Alessandro si è formato all’Accademia Disney di Milano, per poi iniziare numerose collaborazioni con la stessa Walt Disney. La sua testimonianza ha messo in luce esempi concreti di creazione di sceneggiature, dalla ricerca dell’idea alla scansione della storia in vignette. Oltre al fumetto, la passione per la scrittura l’ha accompagnato fino alla stesura del suo primo romanzo “Le ragazze non hanno paura”, uscito da poche settimane ed edito da Rizzoli.

Sara Lovisa e Erminio Tota

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