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venerdì 19 giugno 2020

Segnalazione per i soci: Giusy Caruso in concerto per l'Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles


#Artbreak.
Omaggio all'Italia e a Beethoven
Concerto in diretta con
la pianista Giusy Caruso
In diretta Facebook
dal teatro dell'IIC
29 giugno ore 19
Il prossimo appuntamento online dell'Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles
si terrà il 29/06 alle 19 in diretta dal teatro dell'Istituto.
Protagonista sarà Giusy Caruso, pianista italiana residente a Bruxelles in una lezione-concerto di
grande interessetrasmessa in live streaming, senza pubblico, nel rispetto delle restrizioni
imposte a causa dell’emergenza della diffusione del COVID-19.
Il concerto potrà esser seguito sulla pagina Facebook dell’IIC e condiviso in maniera interattiva
partecipando in dialogo con l’artista attraverso commenti, domande e curiosità.
Il concerto è dedicato all’Italia e al compositore Ludwig van Beethoven
(Bonn, 1770-Vienna, 1827) nel 250simo anniversario della sua nascita.

Programma di sala

Tarantella per pianoforte del compositore calabrese Alfonso Rendano (Carolei, 1853-Roma, 1931)


Studio per pianoforte S.140 No.3 in sol diesis minore di Liszt
sul celeberrimo tema La Campanella del grande violinista e compositore Paganini


Sonata in do maggiore op.2 n.3 - suddivisa in quattro movimenti:
Allegro con brioAdagioScherzo: Allegro, Allegro assai 
di Ludwig van Beethoven (Bonn, 1770-Vienna, 1827)


Giusy Caruso è pianista concertista, artista ricercatore e musicologa italiana residente a Bruxelles.

Rinomata interprete del repertorio musicale contemporaneo, di cui ha eseguito molte anteprime mondiali 

di opere spesso a lei dedicate, ha inciso CD per le etichette discografiche Sipario Dischi, Tactus,

Centaur Records e Da Vinci Classics, che hanno ricevuto consensi di critica in tutto il mondo,

come la sua interpretazione dei 72 Etudes Karnatiques del compositore francese Jacques Charpentier.

Premiata da importanti istituzioni, Giusy Caruso è impegnata in una intensa attività concertistica che

la vede protagonista di esibizioni in Europa, Asia, Russia e America, partecipando anche a programmi

radiofonici e televisivi. Ricercatore post-doc affiliato all'Istituto di psicoacustica e musica elettronica 

(IPEM) dell'Università di Gand, Caruso è regolarmente invitata come docente ospite in Università, 

Conservatori e Istituzioni che si occupano di ricerca artistica.

venerdì 5 giugno 2020

Eva dorme di Francesca Melandri, L’arminuta di Donatella Di Pietrantonio Accabadora di Michela Murgia: qualche riflessione


Comincio con Eva dorme di Francesca Melandri, libro che mi è piaciuto moltissimo. Per quanto riguarda la trama non voglio entrare nei dettagli perché non vorrei svelare ai futuri lettori il titolo misterioso, anche se posso immaginarmi che il significato non sia subito chiaro, com’è successo proprio a me. Invece è veramente valsa la pena aspettare un po’ finché si rivelasse man mano durante la lettura.
Il libro è concepito come un viaggio nel tempo, viaggio con partenza nei dintorni di Bolzano e arrivo a Reggio Calabria. È il viaggio di Eva, figlia di Gerda, che va a trovare Vito, cioè il patrigno che per lei è stato sempre suo padre. Quello biologico non lo ha mai conosciuto.



Una particolarità di Eva dorme che mi è veramente piaciuta è l’aspetto storico, cioè la storia di una regione “italiana” sconosciuta per non dire “dimenticata”. Si parla di politica, però senza P maiuscola, non quella di partito e inoltre si parla della dinamica campagna-città, della questione linguistica dell’Alto Adige, che sussiste tutt’ora. La scrittrice non evita neanche argomenti tabù come l’omosessualità. Argomenti dunque abbastanza pesanti ma descritti quasi al volo in un linguaggio – a prima vista – semplice e molto accessibile nonostante qualche vocabolo dialettale. Il ritmo è lento, sembra adatto all’argomento, alla cadenza di un lungo viaggio in treno. Volendo proprio cercare un punto negativo, farei fatica a trovarne uno. Forse all’inizio della lettura c’è stata un po’ di confusione a causa delle analessi e dei prolessi che complicano la cronologia. In breve, è comunque un libro affascinante che consiglio vivamente. Grazie a Eva dorme ho fatto la conoscenza di un’altra scrittrice-giornalista altoatesina di nome Lili Gruber: Eredità (Una storia della mia famiglia tra l’Impero e il fascismo) parla delle stesse dinamiche di Eva dorme ma l’ha superato in più di un modo: sia per quanto riguarda l’autenticità e la credibilità dei personaggi che per lo stile, che considero più letterario. Poi il libro di Sebastiano Vassalli Il confine. I cento anni del Sudtirolo in Italia (Milano, Rizzoli, 2015) mi è stato molto utile per approfondire la mia conoscenza della storia di una regione italiana a mio parere sconosciuta a molti italiani, anche oggigiorno.


Ho anche molto apprezzato Accabadora di Michela Murgia e L’arminuta di Donatella Di Pietrantonio. Tutti e tre i libri li ritengo tipicamente “italiani”: non solo sono ambientati in Italia (benché non sappiamo dove esattamente è ambientato L’arminuta) ma si riferiscono anche a tematiche storiche o socioculturali dell’italianità.
L’arminuta e Accabadora hanno in comune il tema dell’adozione e della povertà, però ci sono anche maggiori differenze. Maria, la protagonista di Accabadora viene adottata (con il permesso della madre biologica) da una donna anziana per motivi non tanto chiari all’inizio del racconto. La madre adottiva, infatti, è un’accabadora cioè “l’ultima madre” che offre la morte dolce ai compaesani in fin di vita. Fu un’usanza nella Sardegna (ma non solo lì) degli anni Cinquanta.



L’accabadora parla dunque dell’eutanasia. Però comunque il libro, visto che nel caso descritto si tratti di una persona giovane non terminale, suscita anche la dinamica del suicidio assistito. Altra osservazione che mi è rimasta in mente dopo la lettura è che mi sono chiesta perché la Murgia non faccia usare all’accabadora il martello, strumento che storicamente veniva usato. Avrebbe voluto rendere l’atmosfera un po’ meno lugubre, mantenerla più misteriosa?
Parlando di misteri o di segreti, al contrario della protagonista di Accabadora quella de L’arminuta, cioè “la ritornata” non conosce i suoi genitori biologici fino al momento in cui è costretta ad andare vivere con loro e i suoi fratelli.  Di Pietrantonio descrive la confusione, il non sapere a chi appartieni o dov’è casa tua con molta empatia. Dipinge in un modo verace il rapporto madre-famiglia con tutti i dubbi e le incertezze inerenti.  In occasione dell’incontro al Groene Waterman, Donatella Di Pietrantonio ci ha raccontato come scrivendo si lasci prendere dai protagonisti dando loro la regia del romanzo. Mi ricordo la sua affettuosa testimonianza, mi è sembrata una persona molto simpatica che - al contrario di alcuni suoi colleghi - non si dà delle arie. Posso dunque solo sperare che le capiti un’altra volta e che ci regali il seguito dell’Arminuta.

                                         Donatella Di Pietrantonio al De Groene Waterman nel 2018



Per concludere, anche se fra di loro abbastanza diversi, tutti e tre i libri mi sono piaciuti.
Ogni libro è stato una specie di viaggio immaginario verso realtà sconosciute. Già da bambina ricorrevo alla lettura per sfuggire al trambusto famigliare – eravamo in cinque –, abitudine che ho conservato fino a oggi: in questi tempi di virus e di quarantena, leggere mi serve da rifugio consolatore!

Christine Leroy

Un italiano illustre: Francesco Guicciardini



Per il 2 giugno, il nostro docente di storia Luca Ferrero, ci ha preparato una presentazione dell'illustre Francesco Guicciardini.