Pensiero e azione in Sostiene Pereira. Quando l’agire diventa
la risultante di un processo semantico che ricerca la propria identità nella
libertà.
“I
più grandi trionfi della propaganda sono stati ottenuti
non
con l'azione ma con l'astensione dall'azione.
La
verità è grande, ma ancor più grande,
da
un punto di vista pratico, è il silenzio sulla verità.”
Aldous Leonard Huxley
(Mondo Nuovo, 1932).
Agire
secondo ragione o dare ascolto alle ragioni del cuore spesso sono stati due
interrogativi molto discussi. In effetti, già un pensatore come Blaise Pascal affermò, in una frase
celebre, che: «Il cuore ha le sue
ragioni, che la ragione non conosce».
Molto
spesso capita di sentirsi a proprio agio nella trattazione di un argomento, o
semplicemente ci si sente di parlare liberamente di svariati argomenti con le
persone che ci sono a fianco nella vita quotidiana. Eppure, succede spesso che
si provi una forma di auto-censura nei confronti di alcune persone o alcune
situazioni, nonostante il contesto sociale non crei situazioni di censura
esteriore.
Talvolta
può accadere che la pressione esercitata dalle idee degli altri possa mettere a
rischio la volontà di esprimere le proprie idee con sincerità. A volte può
esserci solo una barriera legata alla timidezza a impedire di “esprimersi con il cuore”, come quando
si dichiara il proprio amore per qualcuno, o anche quando si decide di
affrontare un conflitto relazionale parlando “a cuore aperto”.
Il
10 dicembre del 1948 fu adottata la Dichiarazione
universale dei diritti umani dall’Assemblea delle Nazioni Unite. Nell’articolo 18 della Dichiarazione si legge che: «Ogni individuo ha diritto a
manifestare la propria libertà di pensiero, di coscienza e di religione; tale diritto include la
libertà di cambiare di religione o di credo, e la libertà di manifestare,
isolatamente o in comune, sia in pubblico che in privato, la propria religione
o il proprio credo nell'insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell'osservanza
dei riti».
Esattamente
dieci anni prima, all’indomani della Seconda Guerra mondiale, la libertà di
pensiero e di espressione era ancora negata a causa dei totalitarismi.
Infatti,
è proprio in questo contesto che si collocano le vicende narrate nel romanzo di
Antonio Tabucchi: “Sostiene Pereira”. Il romanzo,
ambientato nella Lisbona del 1938, narra le vicende del dottor Pereira (nella versione cinematografica interpretato da Marcello
Mastroianni), direttore della rubrica cultura del “Lisboa”, e del suo
futuro collaboratore, Francesco Monterio Rossi, giovane incaricato dal dottor
Pereira di scrivere necrologi anticipati sui personaggi letterari dell’epoca,
tra cui Gabriele D’annunzio.
Sabato 11 gennaio
2020, presso la Filmhuis Klappei di
Anversa, è stata proiettata la versione cinematografica intitolata Sostiene Pereira, preceduta da
un’interessante introduzione di Gabriele
Russo, studente Erasmus presso Universiteit Antwerpen, proveniente dalla
Federico II di Napoli e sceneggiatore di graphic novel, il quale ha illustrato
numerosi aspetti dell’opera letteraria in relazione all’adattamento
cinematografico.
Il film, diretto dal regista Roberto Faenza, mostra la città di
Lisbona sotto l’influenza del regime dittatoriale salazarista e, nel frattempo,
evoca anche alcuni tratti della dittatura franchista.
Infatti, già dalle prime scene è possibile
osservare la forte presenza dei militari che passano per le vie della città,
pronti a incarcerare e perseguitare sia comunisti sia tutti coloro che avessero
espresso un pensiero opposto a quella che era l’ideologia dominante dell’Estado
Novo.
Il dottor Pereira, protagonista del film, è un
personaggio ambiguo e multi-sfaccettato. Le sue azioni presentano diverse
chiavi di lettura. Da una parte egli è cardiopatico, obeso, molto abitudinario
(beve continuamente limonate e mangia solo omelette) ed è ossessionato
dall’idea della morte, al punto che parla di continuo con la fotografia di sua
moglie, recentemente scomparsa; dall’altra, il dottor Pereira è un uomo colto,
intelligente, rispettabile, e instancabile lavoratore.
Tuttavia, nel
corso degli eventi narrati, egli si trova a vivere un conflitto interiore tale
da lacerarlo, tra l’essere e il non essere, diviso tra le ragioni del cuore e il
dovere di prestare attenzione, mantenendo gli occhi aperti.
Il dottor Pereira, dopo aver letto un articolo
ed esserne rimasto profondamente colpito, decide di offrire all’autore, il
giovane Francesco Monteiro Rossi, un lavoro come redattore di necrologi
anticipati. Sebbene, in un primo momento, il ragazzo lo abbia avvertito di provare
interesse per la vita piuttosto che per la morte, alla fine accetta l’incarico.
Il giovane
scrittore, preso dalle ragioni del cuore (come dice egli stesso nel film),
mostra liberamente il proprio disprezzo verso la posizione assunta da Gabriele
D’Annunzio nei confronti dell’imminente conflitto. Mostrando, al dottor
Pereira, una bozza del necrologio molto dura nei confronti dell’Autore, lo
stesso suggerirà al giovane redattore di “mantenere un equilibrio tra le
ragioni del cuore, avendo sempre gli occhi ben aperti”.
Dalla
trasposizione cinematografica emerge chiaramente che il giovane abbia intuito il
pericolo che il Portogallo e l’Europa stessero correndo, così come delle
possibili ripercussioni nella vita dei propri cari.
Da parte sua il
dottor Pereira, stando a contatto con il giovane (per il quale prova pena)
avverte che quell’incontro abbia fatto affiorare un lato nascosto del proprio
carattere. Non solo. Sembra che abbia acquisito una nuova forza interiore, soprattutto
dopo aver accolto, tacitamente, alcune idee del giovane Francesco Rossi,
influenzato a sua volta dalla sua fidanzata Marta.
Tuttavia, per
paura di ritorsioni da parte del regime, il dottor Pereira non riesce a dare
espressione alle proprie idee.
Il ritmo del
film, col suo dinamismo, alterna momenti comici (spesso incentrati sulle
bizzarre abitudini del dottor Pereira), a momenti di conflitto tra i personaggi
e il mondo narrato.
La narrazione si allontana da una drammaturgia
violenta, che si può riscontrare, ad esempio, in film come Salvate il soldato Ryan di S.
Spielberg. Allo stesso tempo, la cinepresa rivolge il suo sguardo verso una
violenza specificatamente psicologica, derivante da un’ansia sociale crescente in
quel periodo storico e causata anche dalla “mitizzazione”
dei regimi totalitari.
Secondo Roland Barthes, il mito è ciò che la
società borghese fa passare per naturale nonostante sia essenzialmente
culturale e storico. In altre parole, un segno che diventa il significante di
un altro significato, ne genera un secondo livello semantico, detto anche livello
di significazione.
La parola
mitica che, secondo l’autore, è composta dal segno svuotato del suo significato
originale, e assume una forma di significato connotativo, dunque soggettivo, è tipica
dell’ideologia. Poiché, secondo R.
Barthes, la società è un “sistema
semiologico secondo”, essa produce anche significati altri, veicolati dal
pensiero, dall’ideologia o dalla cultura di quel dato sistema societario. In
altre parole, ciò che un segno dovrebbe significare assume un altro
significato. In questo modo, la libertà di espressione può essere letta come un
atto di ribellione (se vista secondo la connotazione data dai regimi
totalitari).
Seguendo le
vicende del dottor Pereira e di Francesco Rossi, si incontrano altri personaggi,
i quali fungono quasi “da staffette”
in un percorso ad ostacoli, che vede il protagonista volto ad assecondare non
un atto di ribellione (come invece sarebbe designata la parola/segno svuotata
di senso dalla miticizzazione dell’ideologia), bensì un atto di libertà. Si
tratta della libertà di espressione, che diviene la risultante di un processo
percorso dal dottor Pereira, nel momento in cui decide di agire, pubblicando sulla
prima pagina del “Lisboa” quanto
accaduto al giovane Francesco Rossi, massacrato per aver manifestato le proprie
idee.
Sostiene
Pereira rimane dunque un film attuale, che fa riflettere e
allo stesso tempo è capace di divertire, raccontando con leggerezza una pagina
buia della nostra storia. Si può dunque affermare che anche i sentimenti più
fragili e le motivazioni più difficili da sostenere, come quelle che dettano le
azioni del dottor Pereira, non solo si scontrano con le ragioni del cuore, ma
permettono di costruire la nostra storia e di comprendere, secondo ragione,
come anche l’agire contemporaneo possa influenzare il futuro delle prossime
generazioni.
Erminio Tota