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domenica 23 giugno 2019

SONO SOLO CANZONETTE: CONFERENZA DI ANDREA DE LUCA SULL’ITALIANO CANTATO


Lo scorso 13 giugno, a suggellare la fine delle attività, e l’inizio della pausa estiva, si è svolto l’ultimo appuntamento del ciclo di incontri sulla cultura italiana, che con piacere organizziamo ogni anno in collaborazione con l’Università di Anversa.
Quest’anno la giornata conclusiva ha visto la presenza del dottor Andrea De Luca, socio e amico della Dante, oltre che interessante saggista, con un libro in prossima uscita presso l’editore Marsilio (La scienza, la morte, gli spiriti - Le origini del romanzo noir nell'Italia fra Otto e Novecento).




Per l’occasione, il dottor De Luca ha però accantonato i suoi studi specialistici sul romanzo, per coinvolgerci in un’indagine linguistica dai toni decisamente più leggeri. Infatti, riproponendo alcuni dei brani più celebri del panorama musicale italiano, dagli anni ’50 ad oggi, ci ha fatto vedere, e ascoltare, cosa succede quando la lingua italiana incontra la frase musicale.



De Luca è partito da Eduardo Bennato, che negli anni ’80 cantava sornione Sono solo canzonette, per porci davanti a un interrogativo: la lingua italiana, quella del “blu dipinto di blu”, da sempre apprezzata nel mondo per la sua cantabilità, si presta davvero così facilmente alla composizione di brani musicali?
Sembrerebbe di no. Vediamo perché…
Come diceva Mogol: “Spesso una frase musicale termina con l’accento sull’ultima nota, e il paroliere italiano è costretto ad impiegare un monosillabo o una parola tronca. Né dell’uno né dell’altra, la lingua italiana è molto fornita, soprattutto rispetto alla ricchezza del vocabolario francese ed inglese”.



Il fatto che l’italiano sia una lingua ricca di parole sdrucciole (il cui accento tonico ricade sulla terzultima sillaba, ad esempio: tàvolo) e assai povera di tronche (ad esempio: felicità), rappresenta dunque un limite per la stesura dei testi, a cui si aggiunge un’altra essenziale caratteristica: l’italiano si legge esattamente come si scrive.
Ciò ha portato i nostri parolieri a far ricorso ad alcuni escamotage per ovviare al problema in maniera creativa. Primo fra tutti, il largo impiego di verbi al futuro semplice: “Che sarà, che sarà, che sarà…. che sarà della mia vita, chi lo sa?!”, cantavano i Ricchi e Poveri. Oppure, come non citare il “Con te, partirò...” dell’immenso Andrea Bocelli?
Ma anche l’uso dei monosillabi, di cui Vasco Rossi è diventato un maestro, e anche la principale fonte d’ispirazione per le parodie, o la rottura del periodo sintattico (enjambement), espediente abusato dal rivoluzionario Adriano Celentano negli anni ’60 e utilizzato in maniera originalissima da Tiziano Ferro, come nella canzone Xdono. Fino ad arrivare agli esempi più fantasiosi, che coinvolgono l’impiego di parole sdrucciole, ma con effetto di rima ritmica, da Franco Battiato (Cerco un centro di gravità permanente) a Umberto Tozzi (Gloria).



Le “rime a tutti i costi” di Renzo Arbore che con Ma la notte, no fa il verso proprio i parolieri italiani, che si arrabattano per combinare le rime più estrose da far tornare con la musica, spesso trascurando il senso delle parole: “al mattino è un po’ grigio se non c’è il dentifricio, tu ti guardi allo specchio e ti sputi in un ecchio….”
E poi esempi di anafore e catafore, inversioni sintattiche e troncamenti, supportati dai ritmi allegri e spensierati di Albano e Romina, dagli acuti degli indissolubili Pooh, dalle dolci melodie del principe De Gregori fino all’italianissimo Toto Cutugno. Per passare infine agli incastri tra dialettismi e forestierismi, diventati il simbolo della duttilità linguistica degli italiani, che, come si sa, se da un lato ci hanno messo del tempo per riuscire a padroneggiare la propria lingua, dall’altro si sono sempre dimostrati aperti nell’assorbire dalle culture con cui entravano in contatto, ovviamente in un modo del tutto originale: “Tu vuo’ fa’ ll’americano… ma si nato in Italy’… tu abball’ o’ rocchenrolll, tu giochi a baisiboll, ma e sold p’ e’ Camel chi te li dà? La borsetta di mammà!” (Renato Carosone)



Una conferenza istruttiva, ma anche divertente, in cui non si è potuto far a meno di battere il tempo con i piedi o, per i più temerari, di intonare qualche ritornello. Se non altro per omaggiare la bella Marina di Rocco Granata, che non lo deve rovinare… “oh no, no, no, no, no….”



La Dante augura a tutti voi di trascorrere una felice estate, magari ascoltando un po’ di musica italiana e, perché no, stavolta facendo anche un po’ più di attenzione ai testi… chissà quale altro escamotage potreste scoprire! 

Al prossimo anno,
Rossella Pensiero


mercoledì 19 giugno 2019

Segnalazione: mostra del duo Cinema Jolia

Segnaliamo ai soci la mostra su architettura e protesta del duo di architette Giulia e Jolien presso il centro Pompidou: https://kanal.brussels/en





venerdì 14 giugno 2019

Nuove foto dell'expo D'ArTE

Ringraziamo la nostra preziosissima socia e consigliera Marleen Willems per questa serie di foto scattate durante il finissage. Grazie Marleen!

Link alle foto


mercoledì 12 giugno 2019

Il Canto Degli Italiani vuole diventare una composizione collettiva


“Non è necessario essere intonati per cantare l’Inno di Mameli: né allora, né oggi.”: Il Canto Degli Italiani vuole diventare una composizione collettiva

“l’Inno di Mameli riassume nel nome di chi ne ha scritto le parole tutt’una parentela risorgimentale, da Michele Novaro a Stefano Canzio, valorosa stirpe di genovesi”. Nella sua prefazione al volume “Chi in sette ti partìo tradì l’idea di Dio” di Francesco Sanvitale, Annita Garibaldi Jallet ben riassume il contesto ed il contributo di quello che, nato come “Canto degli Italiani”, sarebbe diventato “l’Inno di Mameli”, oppure “Fratelli d’Italia”, e che avrebbe accompagnato la nostra nazione durante tutta la sua storia unitaria.

Eppure da una indagine condotta presso l’Università “Ca’ Foscari” di Venezia, su un campione di 200 persone (tutte italiane), il 94,5 percento ha dimostrato di essere in grado di riprodurre (magari non proprio in maniera intonata) la musica del nostro inno, mentre soltanto il 73 percento ha dimostrato di conoscerne le parole. Sorprendente? Direi di no : chi scrive ha iniziato a ripetere lo stesso esperimento su un campione di belgi, con numeri che finora si rivelano disastrosi. Diciamo che, dopo un inizio repubblicano non proprio riconosciuto, dopo l’azione di Ciampi (aiutato da Bruno Vespa) quasi tutti gli italiani conoscono l’inno nazionale, e lo identificano come “Inno di Mameli”. Ma dimostrano di non conoscerne perfettamente le parole di Mameli, e quasi il 50 percento ne attribuisce la musica a Mameli stesso. Ma la musica invece, è conosciuta quasi da tutti. E se dobbiamo attribuire a qualcuno il merito di questa “statistica”, questo qualcuno non può non essere il compositore dell’inno: Michele Novaro.

Genovese e mazziniano come Mameli, fu musicista poliedrico: ottimo cantante, lavorò presso il Teatro Regio di Torino come maestro dei cori. Nel 1847 musicò di getto “Il Canto degli Italiani”, prima di tornare a Genova per aprire una scuola di musica popolare (gratuita) e morire nel 1885 in povertà. La poca fama di cui godette in vita si rileva anche all’ambiguità rispetto all’anno di nascita (1818, 1819, 1822, 1823) che varia  a seconda della fonte. Negli ultimi anni è in corso una riscoperta del compositore, grazie anche all’ottima diffusione del “Concorso Michele Novaro”, organizzato dall’associazione Mendelssohn, che ha visto la partecipazione di grandissimi musicisti italiani.

L’Associazione Nazionale Volontari e Reduci Garibaldini, in collaborazione con l’associazione “Amici Della Musica – Guido Albanese” di Ortona (Ch), ha lanciato un appello ai compositori italiani  per scrivere una variazione sull’inno di Novaro. Libertà massima è lasciata al compositore, con il solo vincolo dell’organico : la variazione dev’essere per un pianoforte (a due oppure quattro mani).   

Si tratterà di un’opera collettiva in continuo divenire, e le variazioni confluiranno   in una pubblicazione.  Il progetto è stato presentato il 4 giugno durante la Festa Della Repubblica nell’Ambasciata d’Italia a Bruxelles, in presenza dell’ambasciatore italiano in Belgio Elena Basile, del Principe Laurent del Belgio e dei vertici politici belgi: il mezzo-soprano Valentina Volpe Andreazza ed il pianista Giacomo di Tollo hanno eseguito le versioni dell’inno di Novaro composte appositamente da Marco Reghezza ed Elena Maiullari, ed hanno dato all’inno un carattere fiero e gioioso. Variazioni sono già pervenute da Italia, Cina e Giappone, ed il progetto sarà presentato a fine giugno presso il Ristorante Dal Notaro, punto di riferimento della comunità italiana in Lussemburgo, e  durante il Music Day “Carlo Sanvitale” ad Ortona, in Abruzzo, il prossimo 13 agosto.

lunedì 10 giugno 2019

Ripensando a quanto realizzato…Nostalgia D’Arte?


Ormai un mese fa, chiudeva i battenti l’expo D’ArTE (26 aprile – 2 maggio 2019), voluta dal Comitato della Dante Alighieri di Anversa e realizzata in collaborazione con la Reale Accademia di Belle Arti di Anversa, con il sostegno di SD Worx e dell’Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles, sponsorizzata dalla libreria De Groene Waterman e dal liquorificio artigianale italiano LIM Studio di Vincenzo Ventrone, evento che ha visto la partecipazione di un gran numero di soci e che ha lasciato in tutti noi un bellissimo ricordo.

Abraham Neufeld con un busto di Dante - foto scattata dopo il primo incontro nel settembre 2018



La Dante incontra gli studenti del KASKA


Il socio Geert Gulickx al lavoro per il suo modellino di Alfa Matta


Gianmaria Caschetto della Dante di Hasselt accetta di far parte del progetto




Abraham al lavoro per il flyer della mostra


Joris Wouters accetta di partecipare esponendo i suoi nuovi lavori su Venezia e Pompei


E intanto arrivano le opere...

Il progetto, ideato dalla nostra Rossella Pensiero e sostenuto dal docente KASKA di pittura, Abraham Neufeld, è stato grandemente apprezzato dal pubblico e da tutti coloro che vi hanno preso parte, in primo luogo proprio dagli studenti dell’Accademia che hanno deciso di aderire all’iniziativa. I dieci artisti (divenuti poi undici con l’aggiunta delle due opere del signor Giacomo Rubinstein, l’unico studente dell’Accademia italofono), hanno ascoltato e studiato con grande attenzione le poesie, focalizzandosi ora sui contenuti e le idee che maggiormente colpivano il loro immaginario, ora invece sul suono delle parole e sulla struttura metrica delle parole, ora sugli eventi storici a cui i componimenti fanno riferimento, ora infine sulla storia dell’autore o autrice della poesia. A questo, hanno aggiunto la loro personalità e le loro voci tramite forme e colori, creando lavori unici. 








Possiamo quindi dire di aver ricevuto da ciascuno di loro una nuova personale lettura di alcuni dei componimenti più famosi della letteratura italiana. Le idee che li hanno guidati nella realizzazione delle opere sono state illustrate dagli stessi studenti in occasione del vernissage e di altri incontri che si sono tenuti durante la settimana di apertura, e sono apparse ancor più concrete grazie all’apporto degli sketchbook che gli artisti hanno lasciato a disposizione dei visitatori e che illustravano tutto il processo creativo che li ha portati al risultato finale. Come molti di voi sanno, abbiamo avuto due vincitori: la giuria tecnica, guidata dalla socia, artista e insegnante di pittura Lieve Ulburghs ha proclamato vincitrice Samantha Lazaro, con l’opera “Between lines” ispirata a Odor di verde di Antonia Pozzi; la giuria popolare, invece, composta da tutti i soci, ha eletto vincitore Rudy De Bruyn, che si è ispirato a Veglia di Giuseppe Ungaretti, realizzando un maestoso dipinto dall’omonimo titolo. Una menzione speciale, anche per Sabine Dils, autrice di una serie di lavori ispirati a Solo et pensoso di Petrarca. Il premio assegnato a Samantha e Rudy consisteva in un buono libri da spendere presso De Groene Waterman, un segnalibro realizzato da giulio Napoletano, una bottiglia di gin italiano compound W Gin, realizzata da LIM studio di Vincenzo Ventrone, oltre alla tessera annuale della Dante di Anversa.

Il discorso di apertura al vernissage




Giacomo Rubinstein


Rudy De Bruyn e il suo quadro "Veglia", con il premio dei soci.


L'opera vincitrice del contest, realizzata da Samantha Lazaro
("Between the lines", ispirata a Odor di verde di Antonia Pozzi).


Il trittico di Sabine Dils ispirato a Solo et pensoso.


                                      Sofia Pevenage e Nele Verhaert durante il vernissage




La presidente di giuria Lieve Ulburghs annuncia ai soci la vincitrice, Samantha Lazaro.


Giulia, Emiliano e Rossella.


I soci della Dante al vernissage.






Lieve Ulburghs, Samantha Lazaro, Emiliano Biagio Manzillo, Myriam Van Hille,
Abraham Neufeld, Rossella Pensiero e Giulia Mangialardi.

Ma l’expo D’Arte non si è limitata ad essere una mostra o un contest: si è trattato di un vero e proprio percorso multidisciplinare all’interno della storia e della cultura italiana, di un continuo incontro tra persone di culture e trascorsi diversi. Accanto alle opere in gara, infatti, figuravano le fotografie e i dipinti di alcuni dei nostri soci con il costante richiamo al paesaggio e alla cultura italiana, il busto di Dante della nostra consigliera Rita Verbist, ma anche i quadri di Frank Rombouts, socio della Dante di Lovanio, oppure il Dante e la Beatrice dipinti da Alice Lenaz, della Dante Alighieri di Genk (presente anche con i lavori “al vino rosso” di Mathy Engelen). Per la Dante di Hasselt, c’era invece il fumettista Gianmaria Caschetto, che ha presentato una poesia di Patrizia Cavalli adattata per il medium fumetto. 

La lezione sulle dive del muto




Le opere in concorso illustrate ai soci da Giulia



Immancabili alcuni lavori della collezione “I muri parlano” e quattro pezzi, dedicati a Pompei e Venezia, opera di Joris Wouters (che ringraziamo anche per il sostegno datoci durante l’allestimento della mostra, in compagnia delle socie Ine Pieters, Ria Tubbax e Rita Buysse), così come i disegni realizzati appositamente per il nostro Comitato e altre due opere del pittore Giulio Napoletano. Infine, ad accogliere i visitatori un assaggino della foltissima collezione di modellini italiani di Gert Gulickx e quella di libri sulle moto di Frank De Ridder, ad anticipare l’esposizione di un esemplare restaurato e perfettamente funzionante del Formichino Rumi. E tutto questo solo per quanto riguarda la “collezione permanente”. Nell’arco dei giorni in cui la mostra è rimasta aperta, infatti, abbiamo avuto assistere a conferenze e presentazioni, workshop e lezioni sempre incentrate sulla cultura italiana. Il primo giorno di apertura della mostra si sono svolte le lezioni del presidente, Emiliano Manzillo, sulle dive italiane del cinema muto, e di Giulio Napoletano su tre fumettisti italiani (Dino Buzzati, Andrea Pazienza e Roberto Raviola, in arte Magnus). La presentazione, è servita anche a pubblicizzare l’interessantissima pubblicazione ufficiale dell’IIC di Bruxelles diretto da Paolo Luigi Grossi e dedicata al graphic novel italiano, “Cartaditalia”.   




La presentazione di Cartaditalia e del graphic novel italiano

Il 29 aprile è stata una giornata ricca di eventi: in mattinata abbiamo avuto modo di cimentarci direttamente nella composizione di una poesia dopo aver assistito alla presentazione della storia e della tecnica poetica nel workshop tenuto da Erminio Tota, ex-tirocinante Erasmus tornato ad Anversa proprio in occasione di D’Arte; nel pomeriggio i soci Frank De Ridder e Gert Gulickx hanno presentato a soci e studenti la storia e il design del Formichino Rumi e dell’Alfa Romeo Matta.

La collezione di modellini italiani di Geert Gulickx





Frank De Ridder ci parla del Formichino di Donnino Rumi.










Geert Gulickx ci parla dell'Alfa Matta





Emiliano, Geert e Frank





La sera dello stesso giorno un’aula gremita ha accolto il professore, nonché scrittore e giornalista italiano, Giuseppe Lupo (Università Cattolica di Milano e collaboratore de "Il sole 24 ore"), accompagnato dalla prof.ssa Carmen Van den Bergh dell’Università di Lovanio e da Silvia Cavalli, prof.ssa dell’Università Cattolica di Milano. Giuseppe Lupo, in una lunga e accesa chiacchierata con il pubblico, ha presentato il suo ultimo libro, Gli anni del nostro incanto (Marsilio, 2017), descrivendo il suo metodo di lavoro nella composizione del romanzo e svelando al pubblico alcuni dei segreti del suo mestiere.













Il giorno successivo, il 30 aprile, Andrea Maddalena della Dante di Amersfoort ha avvicinato il pubblico all’opera di Leonardo, genio rinascimentale di cui si è recentemente celebrato il cinquecentesimo anniversario della morte, fornendo nuovi spunti di riflessione sul valore e il significato nascosto delle opere di questo straordinario artista.






Myriam Van Hille, Emiliano Manzillo e Andrea Maddalena


Un coro a moltissime voci, quindi, a cui si devono aggiungere due performance musicali, la prima del vernissage, eseguita da un duo di archi composto da Sofia Pevenage e dalla sua collega Leen, e, la domenica, l’esecuzione del testo poetico Cieli e cerchi di Graziano Moretto, con accompagnamento musicale curato nuovamente da Emiliano Manzillo e Erminio Tota. Tutto questo non sarebbe stato possibile senza il contributo di tutti i partecipanti, soci e studenti, a cui è doveroso rivolgere ancora una volta i nostri più cari ringraziamenti.

Graziano Moretto prima della sua performance


Erminio Tota e il workshop sulla poesia italiana

Giulia, Maria, Rossella e Naomi


La chiusura della settimana è avvenuta il 2 maggio, con la consegna del premio dei soci (che ricordiamo, consisteva in un buono libri da spendere presso De Groene Waterman, un segnalibro realizzato da giulio Napoletano, una bottiglia di gin italiano compound W Gin, realizzata da LIM studio di Vincenzo Ventrone, oltre alla tessera annuale della Dante di Anversa).

Rita Verbist, autrice del busto di Dante

























La consegna ad Abraham Neufeld del calligraffito 'Bamboccianti' dalla serie realizzata per "I muri parlano"

Ringraziamo la nostra socia Lieve Ulburghs, docente di pittura con anni di esperienza internazionale, per essersi fatta carico del compito di giudicare le opere in concorso. 



La presidente di giuria, la maestra Lieve Ulburghs, con la scatola di gin artigianale W Gin di LIM Studio.


Ringraziamo i soci partecipanti con le loro opere: Joris Wouters, Joke Van den Brandt, Alice Lenaz, Frank Rombouts, Rita Verbist, Lilly Van de Vloed, Therese Smagghe, Sabine Stuer, Marleen Willems, Ria Tubbax, Rita Buysse, Mathy Engelen, Karin Janssens, Lucia Morin, Peter Bostoen, Jacqueline Rogmans, Veronique Vermeiren, Geert Gulickx, Frank De Ridder, Gianmaria Caschetto, Graziano Moretto e Ine Pieters. Ringraziamo anche gli studenti del KASKA e il loro insegnante, Abraham Neufeld: Cynthia Driessman, Sabine Dils, Nieke Catteuw, David Steen, Samantha Lazaro, Giacomo Rubinstein, Renild van Heukelom, Leny Tuinhof, Rudy De Bruyn, Janan Daniëls, David Mc Ilroy; ringraziamo anche Cristina Di Matteo (per le illustrazioni sulle dive del muto), Giulio Napoletano, Vincenzo Ventrone, Andrea Maddalena, Carmen Van den Bergh e Giulia Cavalli, Giuseppe Lupo, Erminio Tota e tutti quelli che hanno reso possibile questa splendida manifestazione, senza dimenticare il grosso lavoro svolto da Rossella Pensiero, Naomi Camardella e Adriana Cappelluzzo.


Ringraziamo inoltre lo staff di SD Worx per la calorosa accoglienza e per averci messo a disposizione uno spazio così bello per realizzare la mostra. Grazie a tutta la ditta e in particolare alla signora Anouk Luyten.

Infine, da tirocinante Erasmus quale sono stata, ho avuto la fortuna di assistere a tutte le fasi che hanno portato alla realizzazione di questo progetto, da semplice idea a prima bozza fino a incredibile festival culturale, e vorrei quindi fare i miei più cari complimenti a tutti coloro che hanno dedicato tempo, energie e idee a D’ArTE, riuscita forse meglio di quanto ci si sarebbe mai potuti aspettare.
Giulia Mangialardi